Per il terzo anno di seguito la trasferta al Fuji si conferma ostica per Ferrari che vede ridursi il proprio vantaggio nel Mondiale Costruttori e Piloti. La Porsche #6, sempre terza nella graduatoria generale, accusa ora un gap di soli 21 punti dal trio Giovinazzi-Pier Guidi-Calado, per nulla impeccabile nel corso della 6 Ore del Fuji , visto che ha collezionato un gran numero di penalità.
Fuori dai punti anche la #50 di Nielsen-Fuoco-Molina, che chiude la gara in undicesima posizione, dietro alla #83, relegata in fondo alla classifica sin dall’inizio della gara a causa di un contatto al via. La situazione è peggiorata dal COTA, ma comunque resta sotto controllo. Vanthoor-Estre rappresentano una minaccia reale e concreta, e con i 38 punti in palio, la 8 Ore del Bahrain assumerà un’importanza significativa.
Ferrari: a mancare non è stata la performance
Dal punto di vista puramente tecnico la pista del Fuji ha sempre rappresentato un tracciato avverso alle 499P. Le vetture di Maranello, nel 2023 e nel 2024, non sono riuscite a salire sul podio, incontrando parecchie difficoltà a livello di gestione gomma durante la gara. Torna sempre nel discorso il Joker introdotto dopo la vittoria alla 24 Ore di Le Mans 2024, con l’obiettivo di aggiornare i condotti dei freni (e l’aerodinamica anteriore), in modo da agire sulla gestione delle coperture.
Lo stesso anno la gara giapponese si è rilevata un disastro, con la prima Ferrari in nona posizione. All’epoca l’aggiornamento aveva provocato dei problemi a livello di messa a punto, con i tecnici italiani costretti a rivedere le impostazioni di assetto della vettura. Una cosa normale, che è piuttosto plausibile quando si effettuano delle modifiche del genere. Quest’anno i risultati del lavoro svolto in fabbrica si sono visti, trasformando la 499P in una vettura davvero gentile sulle gomme.
I piloti hanno fatto proprio di ciò il loro punto di forza questa stagione, dimostrando la bontà della 499P sulla lunga distanza. Allo stesso modo, però, il warm-up delle coperture resta piuttosto critico. Dopo ogni ripartenza, Porsche e Cadillac si trovavano sempre nella condizione di attaccare le auto italiane, piuttosto in difficoltà nel mandare in temperatura gli pneumatici. È plausibile che sia la diretta conseguenza di essere “gentili” sulle gomme: nel corso dello stint gli pneumatici rendono meglio grazie al minore slittamento e alla minore energia subita, ma mettere temperatura in poco tempo può risultare parecchio complesso.
Il Fuji Speedway è una pista piuttosto severa per quanto riguarda il degrado termico, con l’ultimo settore che tende a mandare totalmente fuori finestra le coperture. Questo weekend Cadillac aveva un vantaggio notevole in tale ambito, e se non fosse stato per la sfortuna probabilmente sarebbero stati loro a festeggiare a fine giornata. Sul giro secco, però, le 499P mantengono la loro forza, riuscendo a “performare” sempre piuttosto bene (BoP a parte). La prestazione di Giovinazzi parla chiaro. L’italiano, nel corso dei primi stint, aveva espresso il passo migliore del lotto proprio nei passaggi finali.
Il pugliese lo ha confermato nella breve intervista rilasciata non appena sceso dalla vettura. Poi, purtroppo, l’uscita della #15 ha scombussolato i piani di tutti, obbligando tutte le macchine a porre molta attenzione alla gestione della energia a disposizione. Da lì solo sfortuna nera per la #51, relegata costantemente in fondo allo schieramento dopo aver compiuto la sosta poco prima di due neutralizzazioni. Infine, sono arrivate le penalità, che hanno dato il colpo di grazia all’equipaggio leader del Mondiale.
Queste le parole di Nielsen a fine gara: “Tante interruzioni hanno condizionato la corsa e cercare di recuperare posizioni è diventato impossibile“. Giovinazzi, nel corso delle sue ore alla guida, ha espresso complessivamente un passo molto simile a quello della Cadillac #12, che viaggiava in aria libera. La delusione la fa da padrona nel box italiano dopo un risultato simile, con un’esecuzione carente e incapace di capitalizzare il potenziale di una vettura dimostratasi competitiva anche al Fuji (considerando i passati risultati).
Sensazioni confermate dal Capo delle vetture Endurance del Cavallino, Ferdinando Cannizzo: “Sapevamo sin dal principio che sarebbe stato un fine settimana difficile, ma con una prova attenta e grazie ad un assetto che ci ha permesso di sfruttare al meglio il grip offerto dagli pneumatici nelle fasi iniziali e centrali della corsa, eravamo riusciti a portare le vetture nelle posizioni di vertice”.
Purtroppo – ha proseguito – le fasi di Full Course Yellow e le Safety Car hanno cambiato completamente il volto della classifica e l’inerzia della gara che, unite ad alcune sbavature, hanno vanificato l’ottimo lavoro svolto fino a quel momento. Abbiamo perso punti importanti rispetto ai nostri inseguitori, dunque dobbiamo rapidamente analizzare ciò che non ha funzionato, voltare pagina e preparare bene l’ultima gara in Bahrain“.

Ferrari: Pier Guidi complica la giornata, Giovinazzi e Fuoco fanno il possibile
Pier Guidi è stato protagonista di una doppia penalità per track limits (un drive-through e uno stop and go di 30 secondi) che hanno di fatto messo una pietra sopra la gara della #51. Il pilota-ingegnere è stato protagonista di diverse sbavature questa stagione, su tutte quella alla 24 Ore di Le Mans, ma ha allo stesso modo mostrato il suo talento e la sua velocità, come alla scorsa gara ad Austin, oppure alla 6 Ore di Spa. La line-up della #51 è di altissimo livello, e servirà essere perfetti in Bahrain per ottenere il massimo dei punti.
Antonio Fuoco, come il suo compagno di squadra, ha effettuato grandi manovre portandosi fino in terza posizione, poco prima dell’inizio dell’ultimo stint. Purtroppo, per recuperare terreno, la #50 ha cercato di svolgere il minor numero possibile di soste, il che ha complicato l’ultima fase di gara. Alla fine il compromesso corretto era quello di non cambiare tutte le coperture, come successo alla #35, che poi è andata a vincere. Sulla Alpine sono state sostituite solamente due gomme. Il che, assieme alla penalità della #6, ha permesso a Milesi di tornare in pista con un buon vantaggio sulla Peugeot #93 e su Vanthoor.
Nelle gare del WEC, quest’anno più che mai, la componente strategica (quindi quella umana) ricopre un ruolo fondamentale. Quasi tutte le vetture hanno subito delle penalità, a dimostrazione di quanto sia complesso gestirle. Inoltre era parecchio difficile fare qualcosa contro le Valkyrie e le Peugeot, fortificate da un BoP francamente troppo concessivo nei loro confronti. Le due vetture avevano a disposizione il miglior rapporto peso-potenza sotto ai 250 Km/h, il che permetteva loro di uscire con grande velocità dall’ultima curva, potendosi così difendere alla grande.
Le 499P, assieme alle Toyota, erano le più penalizzate tra potenza disponibile e peso. Cosa che aumenta ancor di più il rammarico dopo quanto mostrato da Giovinazzi. Lo stesso, dopo la gara, ha parlato di una sesta posizione possibile con una gara pulita, i cui punti sarebbero stati fondamentali in ottica campionato. In gara l’asfalto si è trovato costantemente sui 28 °C, più fresco delle qualifiche e in linea con le temperature delle FP3. La 963 ha goduto di ciò, esprimendo tutta la sua velocità sul finale di gara. La #5, inoltre, si è mostrata velocissima per tutto il weekend, cosa che non avevamo potuto osservare in altre occasioni.
La prestazione sul finale di Milesi parla chiaro: la #35, rimasta indietro per quasi tutta la durata della gara, non appena si è trovata nella condizione di poter esprimere il suo potenziale, ha mostrato le sue carte migliori. Probabilmente senza Jensen a rallentare Vanthoor la #6 avrebbe avuto una grande possibilità di vincere, fortificata da una Safety Car che ha messo il belga nella condizione di poter affondare. Al contrario, le due ufficiali di Maranello, sono state costrette a gestire il carburante. La decisione strategica di Alpine è stata la chiave: infatti, grazie alle sole due gomme nuove, il warm-up è stato meno critico, in modo da perdere meno tempo possibile.

Tracciando una linea, la trasferta giapponese, risultati alla mano, ha rappresentato una “nuova Interlagos” per le 499P. Però, guardando l’andamento del fine settimana, le prestazioni sono state buone. In qualifica Giovinazzi ha piazzato la #51 dietro solamente alle Cadillac, maestre del giro secco, alle velocissime Aston Martin e Peugeot e alla BMW.
Terminare la Hyperpole davanti alla #5, su una pista amica alla 963 e potendo sfruttare un BoP decente, è stato sicuramente un buon segnale. Purtroppo Fuoco ha chiuso in 15esima piazza, ma nulla che in sei ore non si sarebbe potuto sistemare. Nelle gare Endurance, però, non basta solo la performance, a maggior ragione in una griglia del genere, dove sono tutti molto ravvicinati.
In gara le vetture del Cavallino Rampante avevano a disposizione un vantaggio prestazionale a fine stint grazie alla ottima gestione, ma tutte le neutralizzazioni hanno esposto le 499P, rendendo di fatto questo beneficio inutile. La storia della gara è un po’ questa, con le Porsche veloci nei primi giri e Ferrari migliore in quelli finali di uno stesso stint. Gli ingegneri AF Corse e Ferrari hanno già dimostrato in passato la loro abilità ai box, e per questo la conquista di entrambi i Titoli Mondiali in Bahrain non è utopia. La #6 sarà veloce e molto sarà deciso dal BoP. La pressione sulla #51 sarà molta, ma nulla che in Ferrari non possano reggere.
Crediti Foto: Ferrari Hypercar su X