Pirelli ha organizzato, come ogni anno dopo il Gran Premio d’Italia, una sessione di test, in modo da portare in pista i prodotti che andranno in pista a tempo pieno la stagione successiva. Quest’anno il martedì successivo al Gran Premio a Monza sono scese in pista molte vetture tra mattina e pomeriggio, testando le coperture 2026, differenti da quelle attuali per dimensioni e costruzioni.
Nel corso delle sessioni mattutine e pomeridiane sono scese in pista quattro squadre. La Red Bull di Max Verstappen e Yuki Tsunoda, che si sono alternati tra i tue turni in pista, con la RB19 e la Aston Martin attuale guidata dal terzo pilota Felipe Drugovich. A causa delle apparenti previsioni meteo avverse per la giornata di oggi, nel tardo pomeriggio sono scesi sulla pista brianzola anche Carlos Sainz, sulla FW47, e Isack Hadjar sulla VCARB01 del 2024, anticipando parzialmente il programma.
F1 – Test Pirelli 2026 a Monza, compiuta la finalizzazione delle mescole slick
Poco dopo aver omologato la costruzione delle gomme 2026, Pirelli è scesa in pista per il settimo test stagionale dedicato alle nuove coperture. Nel corso delle ore a disposizione l’obiettivo è stato quello di ultimare le mescole da asciutto che scenderanno in pista il prossimo anno. Red Bull e Aston Martin hanno avuto a disposizione la mescola C3, mentre gli altri hanno potuto testare le gomme C4, C5 e C6.
Come di consueto, si sono alternate simulazioni di giri lanciati, esprimendo il massimo dalla gomma, a simulazioni di gara, in modo da valutare con precisione il loro degrado sulla lunga distanza. Monza rappresenta una pista poco incisiva a livello di consumo degli pneumatici, tra un asfalto poco abrasivo e tendenzialmente poche curve da alta velocità (Ascari e Parabolica). I piloti hanno potuto utilizzare il DRS anche nel rettifilo opposto a quello del traguardo, oltre che prima della linea di attivazione posta prima del Serraglio.
Tutte le vetture sono scese in pista con bassi livelli di carico, come visibile dalle foto. L’unica monoposto con un’ala posteriore da medio-basso carico è stata la RB19, decisione dettata dalla innata competitività della vettura nel Mondiale 2023, con tanto di flap “trimmato”. Ricordiamo che le coperture 2026 avranno delle dimensioni più piccole di quelle attuali (25 mm di differenza all’anteriore e 30 mm al posteriore), pur sempre mantenendo il diametro di 18 pollici.
La casa italiana ha specificato quelli che sono gli obiettivi da centrare con le nuove gomme: “Siamo soddisfatti dei risultati che abbiamo ottenuto. L’obiettivo è quello di creare un gap prestazionale maggiore tra le mescole” ha dichiarato Simone Berra a Motorsport. “Vorremmo avere un gap di mezzo secondo tra le varie gomme. Quest’anno abbiamo avuto mescole molto vicine, come C3 e C4 o C5 e C6. E’ una cosa che stiamo cercando di fare anche per quanto riguarda il degrado, in modo da avere dei pensieri di strategia diversi“. Avere dei gap prestazionali così ampi significherebbe creare una distanza tra la mescola più dura e quella più morbida di tanti secondi, il che non rende di certo facile il lavoro a Pirelli e alle squadre.
Oggi, a causa delle violenti piogge che dovrebbero abbattersi sull’autodromo brianzolo, le sessioni in pista saranno limitate al solo pomeriggio. Come comunicato da Pirelli, se le perturbazioni continueranno anche dopo la pausa pranzo allora si sfrutterà l’occasione per testare anche il Cinturato, la mescola da bagnato, sia nella versione Full Wet che Intermediate. La sfida del costruttore italiano è notevole, dovendo lavorare con delle vetture che, nonostante gli stratagemmi, possiedono un livello di carico superiore a quelle del prossimo anno.
Da segnalare l’incidente di Iwasa, pilota Junior Red Bull, attualmente in SuperFormula, alla Lesmo uno, che ha provocato una bandiera rossa. In pista era presente anche Lindblad, sempre sotto la protezione di Helmut Marko, girando sulla VCARB01. L’attività in pista è andata avanti fino al tardo pomeriggio, quando alle 18 inoltrate una fastidiosa pioggerella si è presentata sull’autodromo, obbligando la conclusione della giornata.
F1 – Verstappen a Monza ha mostrato il vero “problema” delle vetture ad effetto suolo
Facendo un flashback alla gare di domenica, Verstappen ha mostrato una delle sue migliori prestazioni al Gran Premio d’Italia, vincendo con poco meno di venti secondi di margine sul primo avversario, Lando Norris (anche alla luce degli avvenimenti tra i due piloti McLaren). L’olandese, dopo aver effettuato delle prime tornate di fuoco, cercando di concludere il prima possibile il sorpasso sull’inglese della McLaren, ha potuto gestire in “tranquillità” il vantaggio tecnico della sua RB21, pur sempre mostrando, come al solito, il suo immenso talento.
Però, la domanda sorge spontanea: come hanno fatto i tecnici Red Bull a trovare nella vettura una prestazione del genere? Per capirlo, bisogna prima visualizzare bene le macchine con cui abbiamo a che fare. Questa generazione di monoposto si è dimostrata, sin da subito, parecchio dinamica. Infatti, tra delle gomme Pirelli molto complesse da gestire e delle vetture molto sensibili alle condizioni esterne, basta davvero poco a portarle “fuori finestra”.
Una frase che abbiamo sentito innumerevoli volte in questi anni. Non a caso, la vettura che sta dominando la stagione attuale, la MCL39, può sfruttare un’ottima gestione delle temperature, grazie ad un complesso sistema di materiali e deviatori di flusso che si sviluppano all’interno dei cestelli dei freni. Questo permette alle vetture inglesi di lavorare in ampi range di condizioni, dimostrando di avere a disposizione la cosiddetta “coperta lunga”, che non si è assolutamente vista, ad esempio, sulla SF-25, dimostratasi un progetto fallimentare.
Però, in alcuni casi, se si riesce a posizionarsi in maniera perfetta in un complesso di condizioni, tra cui altezza da terra, rigidezza delle sospensioni e livelli alari di carico, allora la vettura riuscirebbe ad esprimersi al meglio delle sue capacità, trovando una sinergia molto difficile da estrarre. Questo è quanto accaduto proprio alla Red Bull nel weekend brianzolo. Marko ha dichiarato, durante il fine settimana, come all’interno del box austriaco sia stata intrapresa una nuova filosofia di assetto. Esplicative le parole dello stesso Verstappen: “Prima sembrava che non sapevamo cosa stessimo facendo. Ora, grazie alla preparazione ingegneristica di Mekies, si è creata un’ottima comunicazione con gli ingegneri“.
L’ingegnere francese e Team Principal Red Bull ha confermato: “Abbiamo fatto molti test in Ungheria per capire i limiti della vettura e agire di conseguenza. Ciò ci ha aiutato, e penso che abbiamo svolto dei passi nella direzione giusta. La nostra macchina ha un ottimo bilanciamento in condizioni di basso carico, il che ci ha aiutato. Inoltre, Max è stato fondamentale nello sviluppo del weekend. E’ stato lui a spingere per scaricare l’aerodinamica posteriore e abbassare la vettura, in modo da essere più incisivo sui rettilinei. La soluzione ci ha creato dei grattacapi inizialmente, ma lui ha insistito“. Questo dimostra che l’attitudine di un Campione in squadra vale tanto quanto la capacità di un direttore sportivo di accogliere i diversi pareri.
A Verstappen sembra riuscire tutto facile. Gestisce in maniera perfetta la gara, dominandola dall’inizio alla fine. Se da una parte la RB21 in Ungheria non riusciva ad incidere sul giro secco e in gara a causa di un cronico sottosterzo, a Monza la situazione si è ribaltata. L’appuntamento di Budapest, quindi, assume un significato simile a quello di Zandvoort 2023 per Ferrari. Un weekend sacrificato dal punto di vista delle prestazioni, per comprendere al meglio una vettura alquanto complessa. La “frecciatina” a Horner è evidente, dimostrando la presenza di lacune interne al team non indifferenti.
Monza, Test Pirelli 2026: la Fotogallery di Formulacritica
Crediti Foto: Alessio Garofoli per Formulacritica
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