“C’è un solo ragazzo oggi che va bene – ha detto Toto Wolff al termine del Gp d’Italia riferendosi a Max Verstappen della Red Bull – fa sembrare tutti gli altri silly. Come si dice in italiano? Stupidi. Per noi invece è stato un weekend non ottimo. Non ottimo per George e non ottimo per Kimi. Ci sono state troppe piccole cose sbagliate, troppi alti e bassi con i tempi. La macchina che non era sul livello di Montreal e un quinto e nono posto non mi danno nessuna soddisfazione“.
Ecco servita una bella pubblica bastonata ai suoi piloti. George Russell e Andrea Kimi Antonelli (che a Monza non hanno brillato, non lo si nega) ridotti a due comprimari in un’intervista rilasciata a Sky che più che un’analisi tecnica sembra una requisitoria. Non solo non li difende, Wolff li sminuisce. Non abbastanza buoni, non abbastanza costanti, non abbastanza. Punto.

Il problema? È che i rinnovi dei due non sono ancora arrivati nonostante promesse e spifferi. Strano, vero? Ma non troppo, se si pensa a quell’ossessione neanche troppo velata che il manager austriaco coltiva per Max Verstappen con cui ha condiviso una barca in Sardegna durante la pausa estiva. Peccato che Max abbia già chiarito: in Red Bull resterà almeno fino al 2026.
Dunque, a che pro questo teatrino? Davvero vale la pena umiliare i propri ragazzi solo per mostrare al mondo che, se Max un giorno si stancasse di Milton Keynes, Brackley sarebbe pronta a spalancare i cancelli e stendere i tappeti rossi? Forse è questo lo stratagemma in vista di un 2027 in cui l’amoreggiamento potrebbe diventare matrimonio di reciproci interessi, specie se il propulsore Red Bull Powertrains – Ford, come si racconta nel paddock, dovesse far cilecca.
Il risultato è un capolavoro di autolesionismo. Si finisce per destabilizzare Russell, il pilota che dovrebbe essere il futuro della squadra e che ha dimostrato a più riprese di avere spalle larghissime e di possedere parecchia velocità pura. E si devasta sul nascere la fiducia di Antonelli, un talento che andrebbe protetto e che lo stesso Wolff si è ostinato a far debuttare forse prematuramente nella massima categoria bruciando le tappe, che invece viene esposto a queste sferzate pubbliche. Ma a Wolff, pare, interessa più flirtare con l’irraggiungibile che costruire con il possibile.

E così, dopo aver dominato la Formula 1 dal 2014 al 2021, la Stella a Tre Punte vive nel suo presente fatto di errori, occasioni mancate e dichiarazioni che sembrano arrivare da un manager improvvisamente diventato novellino. Wolff sembra essersi trasformato da dirigente illuminato in capo padrone che parla più con l’ego che con la ragione. Il tutto con una statistica impietosa: dal 2021 in poi, non ne ha beccata mezza.
E allora forse è davvero arrivata l’ora che qualcuno lo dica forte e chiaro: la Mercedes non la sta più perdendo solo in pista, ma anche al comando. E se anche nel 2026, all’alba del nuovo contesto normativo, le cose dovessero proseguire su questa china allora anche l’intoccabile Wolff qualche domanda dovrebbe farsela. Perché la colpa, caro Toto, non può essere sempre e solo dei piloti…
Crediti foto: Mercedes-AMG Petronas F1 Team, Formulacritica
Seguici e commenta sul nostro canale YouTube: clicca qui