Ci sono circuiti che non segnano solo classifiche, segnano destini. Spa-Francorchamps è uno di quei luoghi dove il tempo si piega, si sovrappone, si lascia attraversare da qualcosa che somiglia al senso.
Il circuito delle Ardenne è definito “l’università dell’automobilismo”: richiede tanto alle vetture – un gran motore, freni eccezionali, tenuta di strada ai limiti e un’aerodinamica ai massimi livelli – quanto ai piloti: tecnica, coraggio, adattabilità al meteo mutevole. Ha messo alla prova centinaia di driver e consacrato alla storia i migliori.
Quelli che hanno fatto la storia
Non è un caso che il primo vincitore sia stato Juan Manuel Fangio, che si impose tre volte su tre vetture diverse.
Non è un caso che i plurivittoriosi si chiamino Michael Schumacher (6), Lewis Hamilton (5), Kimi Raikkonen (4). E tra loro, Ayrton Senna, che qui trionfò cinque volte – spesso sotto la pioggia – danzando sull’asfalto bagnato con una precisione mistica, quasi religiosa. Questi numeri raccontano una verità: chi vince qui ha qualcosa in più.
2019 – La prima di Leclerc
Un giovane talento, al secondo anno in F1 e al primo in Ferrari, si prende la scena. Si era già fatto notare in F2 e poi alla Sauber-Alfa Romeo, ma guidare una Ferrari è un’altra storia. Fin dalle prime gare è chiaro: questo ventunenne ha del “manico”.
Arriva Spa, forse la prova più ardua e tecnica della stagione. E lui, cosa fa? Al sabato stampa una pole memorabile, rifilando oltre sette decimi al compagno Sebastian Vettel e poco di più a Hamilton. Non proprio due “pivelli”: insieme sommano nove titoli mondiali e sei vittorie su questo circuito.

La domenica è funestata da una tragedia in F2: Anthoine Hubert, giovane talento francese e amico fraterno del monegasco, perde la vita all’uscita della curva più famosa e difficile del mondo (vedi qui la storia di Eau Rouge – Raidillon). Qualche ora dopo, con il cuore gravato dal dolore – come già accadde qualche anno prima, dopo la morte improvvisa del padre – Charles chiude la visiera, dà tutto sé stesso e vince.
Vince la sua prima gara in Formula 1, a bordo della vettura più prestigiosa e vincente della storia. Sul podio, il suo volto è quello di chi ha capito troppo presto che vincere non basta a guarire.
2024 – L’ultima di Hamilton
Sullo stesso circuito Lewis Hamilton ha vinto il suo ultimo Gran Premio, nel 2024. Una vittoria quasi silenziosa, raccolta con la compostezza di chi sta per lasciare. Come se questo sport gli avesse concesso un’ultima piega perfetta, una firma in calce a un’epoca. Lì, dove l’asfalto danza tra le foreste delle Ardenne, Lewis ha lasciato il suo saluto alla Mercedes.
Fino a pochi anni fa era “il Re nero della F1”: sette titoli mondiali, oltre 100 vittorie. Non deve dimostrare di essere uno dei più grandi di sempre. Ma ora deve dimostrare di aver firmato con Ferrari per vincere ancora, non solo per una passerella in abiti di alta moda.
2025 – L’incompiuto
Ora Charles e Lewis sono entrambi in rosso. Compagni di squadra. Compagni di attese. Compagni, forse, di un sogno ancora spento. Due traiettorie che si incrociano al centro di un’assenza. La stagione 2025 è un’opera incompiuta. Ferrari non ha ancora vinto nulla, e siamo a fine luglio.
I due piloti della Rossa hanno accarezzato podi, sfiorato pole, acceso speranze nei primi stint e spento sorrisi nei secondi. Ma mai, finora, sono saliti sul gradino più alto alla domenica. E ora si torna a Spa. Il luogo che per entrambi ha significato inizio e fine, trionfo e tributo, gloria e silenzio. Spa è il punto in cui le loro traiettorie si specchiano, si annullano, si rilanciano.
Il ritorno, la speranza
La scuderia di Maranello arriverà in Belgio con diverse novità. Con la fame di chi sa che il tempo sta per scadere. Con la pressione di chi ha in macchina due piloti che rappresentano un’eredità e un futuro. Ma finora la SF-25 ha offerto più promesse che risposte. Più eleganza che concretezza. Più fumo che champagne.
Eppure, a Spa, tutto potrebbe cambiare. Perché la Formula 1 è anche questo: ritornare nei luoghi dove le emozioni hanno lasciato una cicatrice, nel bene e nel male. Hamilton sa cosa vuol dire vincere qui. Leclerc sa cosa vuol dire cominciare qui. La Ferrari, oggi, sa solo che ha bisogno di un segnale. E forse non c’è posto migliore per lanciarlo.
La curva più famosa e difficile del mondo potrebbe essere un portale. Un passaggio per trasformare questa stagione in una dimensione diversa. Una in cui sventolano più bandiere rosse che arancioni.
La pista, il tempo, la resa dei conti
Domenica 27 luglio, si corre. Non solo per i punti. Si corre per chiudere un ciclo o aprirne un altro. Per rompere un digiuno che pesa. Per capire se davvero questa coppia può dare frutti, o resterà solo una suggestione estetica.
Spa non giudica. Spa rivela. Lewis e Charles lo sanno. E mentre il paddock si riempie di pronostici e simulazioni, loro due torneranno lì dove, in fondo, il loro racconto ha cominciato a scriversi.
Crediti Foto: Scuderia Ferrari HP
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