Il mondo della Formula 1 è ancora scosso dalla notizia del licenziamento di Christian Horner da parte della Red Bull. Dopo due decenni al timone della scuderia austriaca, l’inglese ha dovuto cedere il posto a Laurent Mekies, precedentemente team principal della controllata Racing Bulls. Notizie ormai note e di cui si è parlato ampiamente nei giorni scorsi.
Ma cosa si cela dietro una decisione che è apparsa improvvisa ma che forse è stata a lungo covata? Johnny Herbert, ex pilota di F1, ha fornito un’analisi della situazione che ha portato al materializzarsi del clamoroso scenario. “Non mi sorprende che Christian Horner sia stato licenziato“, ha dichiarato il britannico. “Con tutto quello che è successo quando è stata diffusa la notizia iniziale legata all’indagine interna alla Red Bull che ha portato alla dipartita di Adrian Newey era inevitabile che a un certo punto ci fosse bisogno di un cambiamento“.
Herbert ha sottolineato come la decisione, seppur tardiva, rappresenti “[…] la strada giusta da seguire per la Red Bull“, evidenziando però che “ci è voluto un po’ di tempo” prima che la dirigenza prendesse questa decisione drastica. L’ex pilota ha inoltre aggiunto dettagli succulenti sul malcontento interno: “So che Jos Verstappen voleva che Christian fosse allontanato dal team, e ora è successo“.

Divorzio Horner – Red Bull: il ruolo di Ford e i partner commerciali
Uno degli aspetti più significativi emersi dalle dichiarazioni di Herbert riguarda il ruolo dei partner tecnico-commerciali nella decisione finale. L’ex pilota ha rivelato un dettaglio cruciale: “So che Ford non era contenta quando lo ‘scandalo’ è uscito allo scoperto“. Questa affermazione conferma come la casa automobilistica americana, che ha siglato un accordo strategico con la Red Bull per la creazione di unità di potenza a partire dal 2026, abbia esercitato pressioni sulla dirigenza austriaca. D’altro canto, di questo scenario vi avevamo dato ampiamente conto dalle colonne di Formulacritica.it
La posizione di Ford potrebbe quindi aver rappresentato un elemento chiave nell’equazione che ha portato al licenziamento di Horner. Dal momento dell’esplosione del cosiddetto “Horner-Gate“, il colosso americano aveva manifestato la necessità di chiarezza sulla situazione, non tollerando l’incertezza reputazionale che ne derivava. Herbert ha chiarito come Horner “si è trovato in una posizione intollerabile all’interno dell’azienda” proprio a causa di queste pressioni multiple.
I partner di alto profilo – e la casa di Dearborn lo è – sono particolarmente sensibili alle questioni d’immagine, e la posizione rigida di Ford potrebbe aver rappresentato il fattore chiave che ha accelerato i tempi di una decisione già nell’aria. La partnership strategica con l’Ovale Blu, fondamentale per il futuro tecnologico della Red Bull, non poteva essere messa a rischio da una situazione di instabilità dirigenziale prolungata.

Red Bull – Horner: i motivi del licenziamento
Il siluramento di Horner non è attribuibile a un singolo fattore, ma a una combinazione di elementi critici che hanno minato la sua posizione. Tra i motivi principali figurano i risultati in calo, le frizioni con l’ala austriaca di Red Bull GmbH, incomprensioni con Jos Verstappen e le polemiche interne dopo lo scandalo del 2024.
È stato un periodo difficile per Horner, che era stato assolto due volte dalla Red Bull dopo le accuse di comportamento inappropriato da parte di una dipendente, mentre le prestazioni in pista si sono deteriorate, con la scuderia passata da dominante al quarto posto nell’attuale classifica costruttori. Un rapido declino alimentato anche e soprattutto dalla partenza di Adrian Newey che, pare, sia stato altrettanto segnato dall’indagine interna che ha coinvolto il dirigente di Leamington-Spa.
Divorzio Red Bull – Horner: le conseguenze per il futuro
La decisione di sostituire Horner con Mekies rappresenta un cambiamento radicale nella struttura dirigenziale della Red Bull, ma Herbert ha lanciato un monito sulla reale efficacia di questa mossa. “Potrebbe bastare per Max Verstappen per rimanere alla Red Bull? Ora la famiglia Verstappen ha ottenuto tutto ciò che voleva, ma non sono così sicuro che sia sufficiente“, ha dichiarato l’ex Benetton.
Herbert ha delineato uno scenario preoccupante per il futuro della scuderia: “C’è ancora molto lavoro da fare, potrebbero volerci circa quattro anni per riportare tutto in posizione e far sì che la squadra torni a vincere le gare“. Questa valutazione suggerisce che i problemi della franchigia di Milton Keynes vadano ben oltre la figura di Horner e richiedano una ristrutturazione molto profonda.

Significative sono le parole dell’ex pilota inglese riguardo al futuro di Max Verstappen: “Le voci su un possibile trasferimento di Max alla Mercedes nella prossima stagione sono molto insistenti, e penso che questo sia un altro segno del declino della Red Bull“. Questa affermazione evidenzia come, nonostante il licenziamento di Horner possa aver soddisfatto le richieste di “Jos The Boss”, potrebbe non essere sufficiente a trattenere il campione del mondo. Serve una svolta tecnica per allontanare le voci che vogliono il quattro volte iridato vicino alla Mercedes o alla Aston Martin.
Nonostante le circostanze del suo addio, il bilancio di Horner alla Red Bull rimane impressionante dal punto di vista sportivo. Ha guidato il team a 6 titoli costruttori e 8 titoli piloti. La sua gestione ha trasformato la Red Bull da outsider a forza dominante della Formula 1, stabilendo un’era di successi che difficilmente potrà essere dimenticata.
Herbert ha concluso la sua analisi con una riflessione sulla natura inevitabile di questa decisione: “La scelta è stata uno shock per molte persone, ma penso che sia stata la decisione giusta da prendere. Quello che è successo in passato sarebbe stato comunque un problema per la Red Bull“. Parole che sottolineano come le controversie del passato abbiano reso insostenibile la permanenza di Horner, indipendentemente dai suoi meriti sportivi.
Il licenziamento del manager inglese segna la fine di un capitolo storico per la Red Bull e apre interrogativi sul futuro della scuderia. Con Mekies al timone e le pressioni dei partner come Ford, la squadra dovrà dimostrare di poter mantenere la propria competitività senza una delle figure più influenti della Formula Uno moderna. La strada verso il rilancio, come evidenziato da Herbert, potrebbe richiedere anni di lavoro e non garantisce comunque la permanenza del suo pilota di punta.
Ma forse il cambio era necessario dopo le pressioni della Ford che opera in virtù di un rigido protocollo comportamentale incompatibile con le accuse che pendono sul capo di Horner. Red Bull ha probabilmente dovuto scegliere tra la sua guida e la spalla tecnico-commerciale su cui si intende basare il futuro del gruppo anglo-austriaco.
Crediti foto: Oracle Red Bull Racing
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