La stagione 2025 di Formula 1 si è rivelata un cammino in salita per Lewis Hamilton. Un trasferimento che da sogno si è trasformato in incubo. Per il pilota e per chi sperava che l’operazione potesse permettere alla Ferrari, nell’immediato, di scalare le posizioni issandosi al vertice. A dieci gare dal termine del campionato, il sette volte campione del mondo non ha ancora assaporato la gioia del podio (togliendo le sprint race), trovandosi spesso all’ombra del compagno di squadra Charles Leclerc. Un quadro sorprendente (forse anche sconfortante), se confrontato con le aspettative che avevano accompagnato il suo arrivo a Maranello.
La classifica è un giudice severo e super partes: Hamilton ha raccolto finora 109 punti, 42 in meno di Leclerc, che guida la sfida interna alla Ferrari con una costanza di rendimento ben superiore. Il punto più basso di questa prima parte di stagione è arrivato in Ungheria, quando l’inglese non è andato oltre il dodicesimo posto in qualifica mentre il monegasco conquistava la partenza al palo con un giro dei sui. A fine gara, visibilmente amareggiato, quasi svuotato di stimoli ed energie, Hamilton ha definito la propria prestazione “assolutamente inutile”. Un’espressione che fotografa bene la frustrazione accumulata in questi mesi.
Per un pilota che ha fatto della regolarità e della capacità di massimizzare ogni opportunità la sua arma più affilata, la mancanza di risultati rappresenta una novità destabilizzante oltre che inaccettabile. Ma il quadro, a guardarlo con attenzione, non è solo il riflesso di errori individuali: è piuttosto il frutto di un processo di adattamento ancora incompleto.

Vasseur: “Adattamento più difficile del previsto”
Frédéric Vasseur ha riconosciuto apertamente che la sfida è stata sottovalutata: sia Hamilton sia il team non si aspettavano un inserimento così complesso. Dodici anni trascorsi alla Mercedes hanno plasmato un modo di lavorare molto specifico, che inevitabilmente richiede tempo per essere smontato e riassemblato in un nuovo contesto come quello di Maranello.
Il problema non si limita alla parte tecnica. La Ferrari è una struttura con dinamiche interne peculiari, un ambiente che unisce pressione mediatica e attese globali che rischiano di farsi opprimenti per chi viene da fuori e non ha il polso della situazione. Per Hamilton, che pure ha vissuto in carriera momenti di grande tensione, il primo impatto con questa realtà ha richiesto un surplus di energie.
Il nodo centrale, in ogni caso, è e resta quello tecnico. Le vetture ad effetto suolo introdotte nel 2022 hanno rivoluzionato i parametri del driving. Hamilton è cresciuto ed è diventato dominante sfruttando uno stile basato su staccate profonde e linee a “V”, un approccio che gli permetteva di ritardare al massimo la frenata e puntare rapidamente all’apice della curva per accelerare prima degli altri. Questo scenario è mutato per la natura intrinseca delle auto fondate sui canali Venturi. Le difficoltà del britannico, infatti, partono da lontano visto che anche in Mercedes ha patito difficoltà d’interpretazione.
La SF-25, come tutte le monoposto di questa generazione di monoposto che sta per andare in soffitta, predilige invece un ingresso più dolce e traiettorie tonde a “U”, che consentono di mantenere maggiore velocità costante in percorrenza. Qui si crea lo scontro tra un istinto maturato in quindici anni di Formula 1 e le richieste tecniche della macchina. È un conflitto che costringe Hamilton a ripensare le fondamenta del suo approccio, un compito titanico per chi ha già costruito la propria identità agonistica su altri concetti. Il fatto che altri si siano adattati (come Fernando Alonso) non significa automaticamente che lo può fare anche Lewis.

Il peso mentale e la necessità di reinventarsi
La difficoltà tecnica porta con sé un contraccolpo psicologico, è inevitabile. Non è un caso che all’Hungaroring, dopo una qualifica deludente, Hamilton sia apparso nervoso e disilluso. A 40 anni, tuttavia, porta con sé un bagaglio di esperienze che può tornargli utile per uscire da queste sabbie mobili psico-tecniche in cui si ritrova invischiato. In passato Lewis ha affrontato stagioni complicate – come quella 2011 in McLaren – riuscendo a ritrovare lucidità e concentrazione. Stesso dicasi per quella 2016 in cui ha dovuto abdicare a Nico Rosberg salvo poi uscirne più forte e temprato di prima. Oggi è chiamato a ripetere lo stesso processo, questa volta con in palio la credibilità del suo progetto in rosso. Una sfida titanica data l’età e in presenza di un compagno di squadra affamato e agguerrito che di fare sconti non ne vuol sapere.
Nonostante il contesto poco favorevole, ci sono stati lampi che dimostrano come Hamilton non abbia perso la sua capacità di incidere. A Spa-Francorchamps, partito dalla pit lane, è stato protagonista di una rimonta che gli è valsa il riconoscimento di “Driver of the Day”. Acqua che non disseta, ma un barlume a cui appigliarsi. Nelle fasi iniziali, con pista umida, l’ex Mercedes ha mostrato la consueta sensibilità nel trovare aderenza dove altri faticavano. Solo il traffico, nello specifico la Williams di Alex Albon, gli ha impedito di massimizzare il risultato una volta montate le slick.
Quel pomeriggio belga ha ricordato che, pur tra mille difficoltà, il talento resta intatto. Stesso dicasi per la Sprint Race del Gp di Cina, dominata in lungo e largo, che rappresenta di certo il punto più alto dell’affare Hamilton-Ferrari. È necessario incanalare questi guizzi estemporanei in un contesto tecnico e strategico più favorevole, dove le caratteristiche della monoposto non diventino un ostacolo ma un terreno da esplorare.

Lewis Hamilton – guardare a Leclerc per accelerare l’apprendimento e puntare al podio
Un approccio pragmatico potrebbe passare dall’osservazione ravvicinata del lavoro di Charles Leclerc, cosa che già normalmente si fa visto che i due sono molto collaborativi, come hanno più volte sottolineato nelle interviste. Il monegasco, alla guida della Ferrari sin dal 2019, conosce perfettamente i limiti e i punti di forza del team e rappresenta un termine di paragone prezioso. Nonché un maestro.
Hamilton non ha mai nascosto, in carriera, la volontà di apprendere anche da chi gli è accanto: lo fece in passato studiando telemetrie e dati dei compagni di squadra per affinare dettagli del proprio stile. Oggi potrebbe essere una chiave per accelerare il suo adattamento.
Con il titolo mondiale ormai irraggiungibile e con la Ferrari che ha già spostato l’attenzione sul progetto 2026 dopo aver introdotto la nuova sospensione posteriore che non ha ridato un senso tecnico alla SF-25, fissare obiettivi concreti diventa essenziale. In questa prospettiva, anche un singolo podio assumerebbe un valore enorme, rappresentando la dimostrazione che il percorso intrapreso sta iniziando a dare frutti. Una serie di buone prestazioni, magari con più di un piazzamento da top 3 nelle restanti dieci gare in calendario, darebbe invece la misura di una ripresa efficace, utile per affrontare con più fiducia il secondo anno in rosso.

Una sfida tra presente e futuro
Il quadro generale racconta quindi di un Hamilton immerso in una partita doppia: da un lato la necessità di spremere il massimo da un pacchetto che non si sposa naturalmente con il suo stile, dall’altro la preparazione alla rivoluzione regolamentare del 2026, quando entreranno in vigore le nuove power unit e le monoposto saranno radicalmente stravolte. Il 2025, per certi versi, rappresenta per lui un anno di transizione e apprendimento, il terreno su cui costruire le basi per la seconda parte del suo progetto ferrarista.
Le dieci gare che restano daranno risposte decisive. Non tanto sul valore assoluto di Hamilton, già scolpito nei numeri e nei record della sua carriera, quanto sulla sua capacità di adattarsi e reinventarsi. In questo senso, il 2025 rischia di diventare la prova più ardua della sua storia in Formula 1: più difficile di un titolo mondiale conteso fino all’ultima gara perché richiede di rimettere in discussione certezze tecniche e abitudini consolidate da oltre un decennio. Hamilton ha sempre fatto della capacità di reagire un marchio di fabbrica. Oggi, davanti alla sfida del Cavallino Rampante, il mondo della Formula 1 osserva se quel marchio sia ancora intatto.
Crediti foto: Scuderia Ferrari HP, Getty Images
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