Oggi lo sport è una vera e propria industria, dove il profitto domina, e la competizione è solo una vetrina per ricchi imprenditori e giganti delle sponsorizzazioni. È dominato da gruppi multinazionali e fondi statali, soprattutto provenienti dai Paesi mediorientali, che cercano di affermarsi agli occhi dell’Occidente, il quale li ha prima colonizzati e poi bistrattati.
A questi si aggiungono mega-aziende che investono enormi capitali per apporre il proprio marchio negli eventi più importanti o per acquistare squadre di calcio e scuderie nelle varie categorie del motorsport, con l’obiettivo di portarli al successo.
Come menzionato in un nostro recente articolo, in F1 c’è la Red Bull, gigante austro-thailandese delle bevande energetiche, che è proprietaria di due scuderie: la Red Bull Racing (ex Jaguar), con sede a Milton Keynes, in Inghilterra, e la Visa CashApp Racing Bulls (ex Minardi), team con sede a Faenza.
F1 e multiproprietà: norme fumose a differenza di altri sport
La F1 non dispone di una regolamentazione precisa sulla questione delle multiproprietà, un dilemma che tiene banco da circa 20 anni e che, di tanto in tanto, riemerge per poi finire nel dimenticatoio.
La scuderia di Faenza non è solo una seconda squadra in pista, utile, se necessario, per aiutare il team ufficiale, ma è anche un importante alleato nelle votazioni, favorendo o ostacolando decisioni a seconda degli interessi della controllante austriaca. Questo crea inevitabilmente un conflitto d’interessi.
La Red Bull non si limita al motorsport: ha interessi anche nel calcio. Tuttavia, in questo ambito, grazie all’operato della UEFA, sono state introdotte norme che cercano, almeno in parte, di limitare le multiproprietà.
Il colosso austro-thailandese possiede due squadre in Europa: il Red Bull Salisburgo, in Austria, e la RB Lipsia, in Germania, dove “RB” non sta per “Red Bull” ma per “RasenBallsport,” uno stratagemma escogitato per aggirare la normativa tedesca che vieta agli sponsor di essere parte del nome delle squadre.
Durante l’edizione della UEFA Europa League 2018/19, Salisburgo e Lipsia, entrambe proprietà della Red Bull, si ritrovarono nello stesso girone. Red Bull GmbH riuscì a dimostrare l’indipendenza delle due società, aggirando le norme UEFA, e entrambe le squadre parteciparono alla competizione, affrontandosi anche tra loro. Questo suscitò grande disappunto da parte delle altre due squadre del girone, il Celtic e il Rosenborg, e dei loro tifosi.
A seguito di questa controversia, la UEFA intervenne promulgando una normativa più stringente, che consente a due squadre con la stessa proprietà di partecipare alla stessa competizione solo se il controllo è limitato e l’influenza su ciascuna squadra non risulta determinante.
Nell’attuale edizione della Champions League partecipano sia il Manchester City, squadra inglese, sia il Girona, squadra spagnola, entrambe appartenenti al City Football Group. La UEFA, per consentire la partecipazione di entrambe, ha richiesto garanzie e le dimissioni di alcuni manager dal lato del Girona, pena l’esclusione.
In Italia c’è un altro caso spinoso, riguardante il Napoli e il Bari, entrambe di proprietà di Aurelio De Laurentiis. La FIGC, la federazione del calcio italiano, ha promulgato una norma ancora più restrittiva rispetto alla UEFA: a partire dalla stagione 2028/29, sarà vietato a un proprietario detenere due squadre che militano dalla Serie A alla Serie D. In caso contrario, una delle due squadre verrà esclusa.
Multiproprietà in F1: una battaglia persa
Come abbiamo visto, nel calcio sono state adottate alcune precauzioni per evitare conflitti d’interessi, anche se non sempre efficaci. Tuttavia, il futuro sembra indicare che la questione delle multiproprietà si risolverà solo seguendo l’esempio della F1.
In uno scenario in cui decine di gruppi miliardari investono nel mondo dello sport, acquistando squadre e scuderie in tutto il mondo, i conflitti sono inevitabili.
La Formula 1, di fatto, non ha risolto il problema, ma l’ha accettato. La multiproprietà è una battaglia persa in partenza: la F1 lo ha capito subito, mentre gli altri sport continuano a combattere, ma senza speranza di vittoria. La multiproprietà è il futuro, e tutti dovranno farsene una ragione.
Crediti foto: Oracle Red Bull Racing, VCARB