Quante volte abbiamo letto che la F1 del passato è più bella, più entusiasmante, più corretta, più competitiva… più tutto. È un meccanismo classico della psiche umana che rivaluta il trascorso e il trapassato ogni qualvolta appone il filtro nostalgia. Poi basterebbe vedere i numeri per capire che non tutto quel che è stato è oro che luccica.
Old but Gold direbbero gli anglosassoni. Ma è sempre così? Se guardiamo, ad esempio, al numero medio di sorpassi, la Formula 1 odierna ne offre molti di più di quanto non se ne producessero nell’epoca d’oro del motorsport. Chiaramente molto fa il DRS, ma in generale la vecchia scuola non era poi così prodiga di manovre di sorpasso. Anche negli anni Settanta o Ottanta c’erano gare basate su trenini e con poche emozioni, solo che si ricordano determinati episodi scordandosi di tutto il contesto circostante.

Una delle cose che spesso ci troviamo a commentare è quanto Bernie Ecclestone abbia fatto bene alla Formula 1 e quanto invece Liberty Media la stia devastando. Che sia in corso un processo di snaturamento è un dato di fatto. Ma a un certo punto è anche necessario che lo sport più tecnologico al mondo sappia evolversi e sappia adeguarsi ai tempi che cambiano.
La Formula 1 sotto Liberty Media ha mutato decisamente passo per quanto riguarda la comunicazione social. Su questo fronte si è spinto in maniera clamorosa e tante sono le iniziative che vengono messe in cantiere giorno dopo giorno. Naturalmente questo tratto genera delle discussioni, soprattutto tra la fanbase più attempata, che sembra non riuscire ad accettare che i modi di comunicare sono del tutto cambiati rispetto a qualche anno fa.
Ma la contestazione che si muove a Liberty Media è anche quella di aver stravolto troppo le regole del gioco introducendo, ad esempio, uno strumento come la Sprint Race. Una sorta di artificio che era stato preceduto dall’assegnazione del punto suppletivo per chi fa il giro veloce, elemento che dal 2025 sarà del tutto abolito.
Questo, unito a tutta una serie di vincoli finanziari (budget cap), allo sviluppo (congelamento delle power unit) e al meccanismo dell’Aerodynamic Testing Regulation, ha generato molte critiche su cosa sia oggi la classe principale del Motorsport.
La “vecchia” F1 non era esente da punti oscuri
Ma forse qualcuno dimentica cosa è stata la categoria negli ultimi tempi sotto Bernie Ecclestone. Oggi si dice che la proprietà è troppo presente e tende a condizionare l’azione dei piloti in pista. Forse a qualcuno sfugge quello che accadeva, ad esempio, nel 2014, quando Mercedes, in virtù di un vantaggio tecnico clamoroso, aveva conquistato il titolo costruttori con larghissimo anticipo.
Cosa si inventò zio Bernie per tenere vivo l’interesse nelle ultime gare? L’assurdo raddoppio dei punti, una mossa che permetteva a Nico Rosberg, secondo in classifica, di poter ribaltare sul rush finale l’esito di un campionato che l’aveva visto sempre inseguitore rispetto a Lewis Hamilton, che alla fine quella stagione la portò a casa.

Bene, nel criticare quello che è oggi la Formula 1, troppi scordano che anche quella che viene esaltata e considerata come un riferimento assoluto, una stella polare da seguire in maniera quasi fideistica, presentava delle falle grottesche.
F1: l’eredità di Ecclestone
Si ricordi anche che un’altra critica feroce mossa allo status quo attuale è quella di presentare delle power unit che non incarnerebbero lo spirito del motorsport perché poco rumorose e soprattutto troppo durature. Bene, si rimembri anche stavolta che l’abolizione dei motori aspirati e l’introduzione degli ibridi fu decretata sotto la gestione Ecclestone, che ha lasciato in eredità qualcosa che egli stesso non fa altro che criticare.
Quindi, signore e signori, bisognerebbe un attimo calibrare il mirino dell’accusa e comprendere che forse determinati passaggi sono necessari per non rendere la classe regina del motorsport un qualcosa di anacronistico, non al passo con i tempi e incapace di proiettarsi al futuro. Cosa che ha sempre saputo fare in 75 anni di storia.
Crediti foto: Scuderia Ferrari, F1
Se conoscesse bene la storia della F1 non farebbe affermazioni sbagliate.
Sono qui per prendere lezioni. Sono tutte orecchie. Sentiamo.