Quando si avvia ogni weekend di gara del Campionato del Mondo di F1, per necessità lavorative, si ha l’obbligo di ascoltare o leggere tutte le dichiarazioni che i piloti rendono alla stampa. Non ce ne vogliano i nostri eroi, ma in molti casi si tratta di banalità tediose proferite solo ed esclusivamente per accontentare un pubblico curioso, che di quelle ovvietà si ciba con sorprendente avidità.
Nell’avvicinamento al Gran Premio del Qatar, penultima tappa di un mondiale che ha già decretato il suo vincitore per quanto riguarda il titolo piloti, il rituale si è rinnovato. Questa volta, oltre all’ordinarietà verbale, si è aggiunto un elemento che ha portato la narrazione verso le sponde del fantasy. Sì, perché i nostri cavalieri del rischio hanno preso a parlare di meta-scenari – alcuni utopici, altri distopici – che si sarebbero potuti concretizzare se certe cose fossero andate diversamente: il metaverso, appunto.
Dopo la vittoria del quarto titolo da parte di Max Verstappen, abbiamo dovuto sorbirci la solita – ma lecita – beatificazione del numero uno. Tranquilli, è un processo che si è ripetuto con tutti gli altri protagonisti della categoria: Hamilton, Rosberg, Vettel, Button e via dicendo, andando a riavvolgere il nastro della Formula 1. Oltre alle lodi sperticate per il campione del mondo, abbiamo letto le sue parole e, soprattutto, l’autoglorificazione con cui ha sostenuto che avrebbe vinto il mondiale anche a bordo della McLaren. Ricordate quella storiella del nonno e delle palle? Ecco…

Lando Norris, ascoltando queste parole, è saltato dalla sedia e, ieri, in conferenza stampa, non le ha mandate a dire all’amico-nemico, dandogli praticamente del comico. Ha sottolineato che la sua McLaren non era affatto la macchina più veloce del lotto e che nemmeno un fenomeno come Max avrebbe fatto la differenza. Non ci sarà mai una controprova, anche se rimane il sospetto che l’olandese, a bordo della monoposto papaya, qualcosa in più avrebbe fatto. Ma non cadiamo in questo giochetto.
A proposito di meta-panorami, nella riscrittura della sceneggiatura della Formula 1 si è inserito anche Fernando Alonso. L’asturiano si è detto convinto, nonostante l’età veneranda, che con un’altra macchina avrebbe dato più filo da torcere a Verstappen. Praticamente ha sostenuto che Norris e gli altri rivali di Max non hanno avuto le spalle larghe per batterlo e che lui sapeva come tenere testa al neo-quattro volte iridato. Certo, a parole siamo tutti bravi, e l’eloquio tagliente ad Alonso sicuramente non manca.
Sarebbe davvero bello poter vedere l’Aston Martin crescere repentinamente per consentire al buon Nando di dimostrare con i fatti ciò che afferma a parole. Ma, purtroppo, la AMR24 è un macinino per il caffè, e il massimo che può fare è lottare per entrare in Q3. Le palle del nonno aumentano di numero.
L’avvicinamento a Losail ci ha offerto altre due storie da evidenziare: una riguarda la Ferrari – team immancabile nel grande romanzo della Formula 1 – e l’altra riporta chi il rosso lo abbraccerà a breve: Lewis Hamilton.
Partiamo da quest’ultimo. Il sette volte iridato ha detto che non avrebbe voluto guidare la Ferrari SF-24 nei test di Abu Dhabi. Praticamente, con poche parole, Lewis ha smentito tutte le ricostruzioni fatte negli ultimi tempi, confermate anche da Vasseur e Wolff, che avevano ammesso trattative per portare l’inglese a bordo della vettura rossa già nelle prove che scatteranno tra meno di due settimane.
Il quasi quarantenne di Stevenage ha detto che quella non era la giusta circostanza per calarsi nell’abitacolo della Ferrari. Chissà, forse lo è un anonimo test a Fiorano, avvolto nella nebbia e con temperature polari, con un modello di monoposto degli anni precedenti. La sensazione della volpe che non arriva all’uva è molto, molto forte.
Direte: siete sempre i soliti polemici e rompiscatole. Forse è così, ma diciamo i fatti come stanno ed esprimiamo ciò che pensiamo. Un po’ come accaduto recentemente parlando di Leclerc, a seguito di un intervento di Guido Schittone. Ci hanno fatto le pulci, dicendo che siamo contro il monegasco: quando la gente si ferma al titolo e non approfondisce succede pure questo. Problemi loro, non nostri…

A proposito di Leclerc – e così giungiamo al termine di questo scritto a tratti surreale – ieri il buon Charles si è presentato in sala stampa con intenti nobili e senza fucile. Il monegasco ha sottolineato che le incomprensioni con il compagno di squadra sono state superate dopo un incontro alla presenza di Fred Vasseur, che presumibilmente era parecchio incazzato.
Sicuramente i due avranno parlato, ma l’idea dell’idillio ricomposto non convince affatto. I due “Carlo” devono sopportarsi per altri nove giorni, poi si diranno arrivederci e si incontreranno in pista e, saltuariamente, nel paddock, con tute e colori diversi. Capiamo che la Ferrari ha in ballo qualcosa di grande, grandissimo, ma dopo quella sfuriata in macchina, seguita da parole piccate in conferenza stampa, quello di ieri sembra il classico atteggiamento di chi deve ingoiare un rospo che tra pochi giorni sarà espulso. E non diciamo da dove
Questo articolo doveva nascere come un report delle valutazioni fatte da alcuni protagonisti del mondo della Formula 1, ma si è trasformato in un melting pot quasi insensato. Come insensate sono certe uscite dei nostri amati paladini della velocità.
Crediti foto: F1, Scuderia Ferrari HP, Aston Martin F1