Probabilmente a Helmut Marko nessuno ha mai spiegato il principio della non ingerenza. Oppure, se la cosa è avvenuta, può essere che l’ex pilota fosse assente alla lezione o distratto da altre faccende. Il super consulente della Red Bull ama guardare in casa altrui e non è nuovo a dichiarazioni che toccano piloti e team al di fuori della sua giurisdizione. Nei giorni in cui Lewis Hamilton ha preso confidenza con il mondo Ferrari, non poteva mancare il parere del manager di Graz.
D’altronde, la portata mediatica dell’evento è stata così elevata che se ne è parlato anche in ambiti del tutto diversi e lontani dalla Formula 1. Normale, dunque, che uno dei membri dei team più importanti del Circus abbia fatto qualche allusione, accompagnata dalla stoccata tipica del personaggio.

“Leclerc è forte in qualifica, ma commette troppi errori in gara. Hamilton ha ancora velocità, ma riuscirà a mantenerla per tutta la stagione? Ne dubito. Anche con una Ferrari forte e una Red Bull mediocre per Max, punterei comunque su Max“. Queste le parole di Marko.
Proviamo a fare una breve analisi di questa uscita. Che Charles Leclerc sia fortissimo in qualifica è un dato di fatto incontrovertibile. Probabilmente, al di là delle lodi che Marko fa al suo pilota, egli stesso è conscio del fatto che il monegasco, sul giro secco, sia probabilmente più preparato del quattro volte campione del mondo. Lo racconta una storia nella quale Charles ha spesso battuto Max con macchine sicuramente meno performanti.
Che in gara Leclerc si sia macchiato, nel corso della sua carriera, di qualche sbavatura è un dato di fatto, ma quegli errori “massicci” a cui allude Helmut sono una panzana bella e buona. Charles deve aumentare il livello prestazionale durante i Gran Premi, lo sa lui stesso, ma da qui ad affermare che è un pilota avvezzo alla topica sistemica ne passa.
È vero, invece, che Hamilton è più un passista che un driver da giro secco, anche se detiene il record della disciplina. Le ultime stagioni, pur avendolo visto soffrire nel duello interno con George Russell, hanno mostrato sempre un pilota che in gara, sul passo, ne usciva meglio del giovane rivale. Ciò a dimostrazione che la sua qualità di pilotaggio non è stata intaccata nonostante i 40 anni.

Helmut Marko: un fine stratega
Quel che piace molto a Helmut Marko è giocare con la psicologia per mettere pressione alla controparte, creando quell’ambiente ostico attraverso il quale trarre vantaggio. Comprensibile, invece, è l’affermazione – e siamo ancora nell’ambito del motivazionale – riferita al suo pilota, al fatto che punterebbe comunque su di lui per la vittoria, anche con una vettura meno efficace della Ferrari.
Ma non sempre è possibile vincere un campionato con la macchina meno performante per tutte le 24 gare. Quello che è accaduto l’anno passato, specie se Red Bull non godrà del vantaggio avuto nel primo terzo di stagione, difficilmente sarà replicabile nel prossimo mondiale.
Helmut Marko ha cominciato a muovere il suo esercito mediatico, ma stavolta potrebbe non bastare, perché la guerra si combatterà in pista e sul fronte tecnico. La seconda parte dell’ultima annata lascia più di una perplessità sulla capacità di reazione della scuderia guidata da Christian Horner.
Crediti foto: Oracle Red Bull Racing