Nove piloti rookie sono scesi in pista durante le prove libere 1 del Gran Premio del Messico, come previsto dal regolamento che impone ai team di far disputare almeno due sessioni a stagione a driver con meno di due Gran Premi di esperienza. Tra loro anche Antonio Fuoco, che ha preso il posto di Lewis Hamilton al volante della Ferrari SF-25 per questa occasione.
Il pilota di Cariati, classe 1996, non è certo un volto nuovo nel mondo Ferrari. Oltre a essere impegnato nel programma Hypercar con la 499P nel FIA WEC – dove ha contribuito al successo nella 24 Ore di Le Mans 2024 – Fuoco è anche collaudatore e pilota del simulatore di Maranello. Il suo lavoro quotidiano, dietro le quinte, rappresenta una delle basi su cui si costruisce gran parte dello sviluppo tecnico della monoposto di Formula 1.
Antonio Fuoco, un risultato irrilevante, ma un test chiave per la Ferrari
La classifica della sessione messicana non lo ha certo premiato: Fuoco ha chiuso ultimo, a oltre due secondi dal compagno Leclerc. Tuttavia, ridurre la sua prestazione a un semplice tempo sul cronometro significa non comprendere la natura e lo scopo del suo lavoro.
Le FP1 di Fuoco non erano un’occasione per mettersi in mostra o per cercare la prestazione pura, bensì una sessione di raccolta dati mirata, con programmi di prova studiati per migliorare la correlazione tra il simulatore di Maranello e la pista reale. In altre parole, un’occasione per confrontare in modo diretto le sensazioni al volante dell’auto virtuale con quelle della monoposto reale.
A differenza dei piloti titolari, che nella prima sessione si concentrano su bilanci, setup e long run, Fuoco aveva un compito completamente diverso: eseguire test specifici per valutare la risposta della vettura a determinate condizioni e configurazioni, e restituire poi feedback che possano migliorare la precisione del simulatore. È un lavoro invisibile, ma di valore tecnico enorme.

Il legame tra pista e simulatore
Negli ultimi anni, con la riduzione drastica dei test in pista, il simulatore è diventato lo strumento chiave per lo sviluppo di una monoposto della massima serie. Ogni aggiornamento aerodinamico, ogni mappa motore, ogni modifica di assetto viene valutata prima in ambiente virtuale, per poi essere eventualmente portata in pista.
Ma per far sì che il simulatore sia davvero utile, serve una correlazione perfetta con la realtà: se il comportamento della vettura simulata non coincide con quello reale, il rischio è di orientare lo sviluppo in direzioni sbagliate. Da qui l’importanza di avere piloti come Antonio Fuoco, che passano regolarmente dal simulatore alla pista, potendo fornire un confronto diretto tra sensazioni e dati oggettivi.
Durante la FP1 di Città del Messico, Ferrari ha approfittato proprio di questa occasione per effettuare test di valutazione su alcuni elementi legati non solo alla SF-25 attuale, ma anche alla progettazione futura, come confermato dallo stesso Fuoco in un’intervista concessa a Mara Sangiorgio di Sky Sport F1. Il pilota ha infatti spiegato che parte del lavoro era collegato anche a simulazioni in ottica 2026, quando entreranno in vigore i nuovi regolamenti tecnici e aerodinamici.
Ferrari: uno sguardo al futuro
Il 2026 rappresenterà una svolta epocale per la Formula 1: nuove power unit ibride con maggior peso della componente elettrica, modifiche alle dimensioni delle vetture e un’aerodinamica semplificata per favorire i sorpassi. Per le squadre, questo significa ripartire quasi da zero, costruendo un nuovo progetto tecnico basato su simulazioni e correlazioni dati.

In questo scenario, il lavoro di Fuoco e del team simulatori Ferrari sarà determinante. Portare a casa dati reali dal Messico, un circuito con altitudine estrema e condizioni uniche di grip e densità dell’aria, offre una quantità di informazioni preziose per affinare gli strumenti di calcolo e la modellazione del comportamento della vettura.
Per questo motivo, la prestazione in sé è irrilevante. L’obiettivo era comprendere come la SF-25 reagisce a certe impostazioni, raccogliere telemetria utile e verificare la corrispondenza con i modelli numerici utilizzati al simulatore. È così che, nel lungo periodo, si costruisce una monoposto competitiva.
Antonio Fuoco, le critiche social e la prospettiva tecnica
Non sono mancate, sui social, le critiche di chi ha interpretato il risultato di Fuoco come un segnale negativo, riducendo tutto al semplice confronto cronometrico con Leclerc. Un giudizio superficiale, che non tiene conto del contesto tecnico e del tipo di lavoro svolto.
Fuoco non era chiamato a battere un tempo, ma a svolgere un compito tecnico delicato per conto della squadra. Le sue informazioni e sensazioni andranno a integrare il lavoro quotidiano dei tecnici Ferrari, migliorando la capacità del simulatore di replicare il comportamento reale della monoposto.
In un’epoca in cui i test privati sono quasi assenti, ogni opportunità di verificare la bontà dei dati raccolti a Maranello è vitale. È anche grazie a questi contributi che Ferrari può contare su un sistema di sviluppo più efficiente e coerente, riducendo il margine d’errore nelle scelte future.
Prima di giudicare, forse, varrebbe la pena ricordare che la Formula 1 moderna si vince anche nei dettagli invisibili, e che il contributo di chi lavora nell’ombra – come Fuoco – può fare la differenza tra un buon progetto e una monoposto vincente.
Seguici sui nostri social: X, YouTube, Facebook
Crediti Foto: Ferrari Media Centre





