Dopo aver analizzato la vittoria della Ferrari (leggi qui) e le sconfitte pesanti di Toyota e Porsche (leggi qui), è ora il momento di concentrarsi sul resto dello schieramento Hypercar. In particolare su Cadillac e BMW, che avevano attirato l’attenzione di tutti dopo l’hyperpole del giovedì, quando avevano monopolizzato le prime tre file dello schieramento insieme alle Porsche 963 LMDh.
24 ore di Le Mans, analisi hypercar: Cadillac e BMW: crollo verticale dopo l’exploit in qualifica
Per Cadillac, occupare l’intera prima fila non è servito a molto. Il sogno di partire davanti e condurre almeno la prima fase della gara in aria pulita si è infranto già dopo le prime curve. La V-Series.R ha perso rapidamente terreno, prima a vantaggio della Porsche, poi finendo presto risucchiata nel gruppo di metà classifica. Nemmeno il fatto di aver schierato quattro vetture ha evitato una gara deludente: le due Cadillac IMSA non hanno visto il traguardo, entrambe fermate da problemi tecnici.

Le due Cadillac ufficiali del team Hertz Jota hanno faticato nel mantenere ritmo sugli stint lunghi con gomma usurata, pur mostrando buone prestazioni con pneumatici nuovi. Questo conferma l’efficacia dell’attuale BoP, capace di garantire competitività sul giro secco.
Il miglior giro in gara (3:26.063) è infatti andato alla Cadillac #38, ma la mancanza di costanza ha relegato la miglior vettura americana al quinto posto, a oltre due minuti dalla Ferrari #83. Per loro ci sarà da lavorare molto sul passo, perchè come affermato anche da Bourdais è il loro punto debole, e fino ad oggi non sono riusciti a trovare il bandolo della matassa.
BMW: potenziale inespresso e grandi difficoltà di affidabilità
Per BMW il copione è stato simile, ma con ulteriore aggravante. Le M Hybrid V8, accreditate tra le migliori in rapporto peso/potenza tra le LMDh, hanno sofferto nel ritmo gara e soprattutto in affidabilità. Il team WRT continua a trovare nella 24 Ore di Le Mans un tabù irrisolto: tra Hypercar e LMGT3, sono arrivati quattro ritiri su quattro nel 2024, e due pesantissimi nel 2025. Le due Hypercar si sono classificate all’ultimo posto di classe con 12 e 26 giri di ritardo, senza mai essere competitive, accusando problemi ad entrambe le auto.

Per il team belga sarà necessaria una riflessione profonda: due edizioni consecutive compromesse non possono più essere archiviate come episodi. Si dovrà lavorare molto sull’affidabilità, per cercare di non ripetere i risultati delle due ultime edizioni della 24 ore.
24 ore di Le Mans, analisi hypercar: Alpine e Peugeot: la grande illusione dopo Spa
Deludenti anche le due squadre di casa, Alpine e Peugeot, protagoniste positive a Spa ma incapaci di confermarsi a Le Mans. Alpine, velocissima nelle Ardenne e capace di mettere sotto pressione le Ferrari per sei ore, è arrivata alla Sarthe con ambizioni ben diverse da quanto poi mostrato.

Lo stesso discorso vale per Peugeot: il passo mostrato a Spa aveva lasciato ben sperare, e le aspettative per un risultato decoroso nella gara di casa non mancavano. Invece, entrambe le squadre si sono ritrovate in difficoltà per tutta la settimana. Peugeot ha addirittura alzato bandiera bianca già alla fine del test day, ammettendo di non avere il passo per competere.
Per Alpine, dopo il doppio ritiro del 2024 causato dai propulsori Mecachrome, l’obiettivo 2025 era semplicemente arrivare al traguardo. Missione compiuta, ma prestazioni molto distanti da quelle di inizio stagione: nessun picco sul giro, nessuna lotta, nessun segnale.

Il miglior tempo in gara è stato un 3:27.300, ben oltre un secondo più lento rispetto al riferimento: segno evidente di una mancanza di prestazione pura. Se questo 2025 può essere preso come piccolo segnale di crescita, rispetto al 2024, nel 2026 ci si aspetta un definitivo salto di qualità al vertice.
Aston Martin: debutto positivo con obiettivo “sopravvivenza”

Chiudiamo con Aston Martin, al debutto con la Valkyrie. Le prestazioni sono ancora acerbe e le scelte tecniche dovranno essere valutate nel medio termine, ma la missione 2025 era chiara: concludere la gara. Entrambe le vetture hanno visto la bandiera a scacchi. E questo, per un progetto così nuovo e complesso, vale più di quanto dicano i numeri.
2026 una nuova occasione di riscatto
Per Cadillac, BMW, Alpine, Peugeot e Aston Martin il 2025 ha rappresentato una lezione più che un’opportunità. Prestazioni altalenanti, fragilità tecniche e strategie poco incisive hanno impedito a questi team di emergere, se non nei titoli del giovedì.
La speranza è che il 2026 possa vedere un gruppo più ampio e coeso in grado di lottare non solo per la pole, ma anche per la vittoria. Perché Le Mans non perdona: chiede velocità, costanza e resistenza. E chi non le ha tutte e tre, resta a guardare.
Crediti: Luca Cappelli, 24h LeMans