Zak Brown, CEO della McLaren, ha spiegato come l’intervento della FIA circa la questione dei “motori pari” sia stata fondamentale nel successo del Mondiale Costruttori dell’ultima stagione. Tornando indietro nel tempo, alla stagione 2018 per la precisione, la FIA si accorse che i motori dei team ufficiali, sebbene identici a quelli dei team clienti a cui cedevano le proprie power unit, avessero delle modalità specifiche da utilizzare a seconda delle esigenze che ai clienti, invece, non venivano offerte.
Perciò, con una direttiva tecnica la FIA impose alle squadre ufficiali come Ferrari, Mercedes e Renault, di mandare ai forniti delle power unit che funzionassero nello stesso modo. Da quel momento, le cose sono cambiate. Escludendo Red Bull che raramente ha montato un motore di una squadra ufficiale presente in griglia, vedasi l’accordo con Honda, se prima era difficile che un team cliente potesse ambire alla prima posizione, con l’intervento della Federazione Internazionale si sono aperte nuove porte.
Brown ha elogiato la decisione del legislatore perché, anche una macchina top dal punto di vista aerodinamico e meccanico, senza un buon motore e soprattutto senza che questo sia identico a quello della compagine da cui è stato acquistato, sarebbe stato impensabile riuscire a battere squadre del calibro di Ferrari, Red Bull e Mercedes.
Zak Brown: “Avere dei motori uguali porta numerosi benefici”
Parlando dell’ultima stagione andata in porto, in cui McLaren ha riportato a Woking un trofeo che testimonia il duro lavoro svolto in questi due anni dagli ingegneri capitanati dal team principal Andrea Stella, Zak Brown, arrivato in squadra nel 2016 e divenuto CEO nel 2018, ha spiegato che la questione della power unit identica ha giocato un ruolo fondamentale nell’ascesa della scuderia, che da troppo tempo mancava nella lotta per le posizioni al vertice.

L’era turbo-ibrida non ha sorriso al competitor britannico. Dopo aver concluso l’accordo con Mercedes, McLaren vira prima verso Honda, ma i risultati non arrivano a causa di un motore non performante. Successivamente si passa a Renault, ma nel 2021 il team di Woking ritorna a montare propulsori della Casa della Stella a Tre Stelle.
“Penso che il più grande cambiamento, che ha apportato maggiore equità, è che la mappatura del tuo motore debba essere uguale. Quello era l’elemento distintivo tra un team aziendale e un team cliente: avevamo tutte queste diverse modalità di potenza che non dovevano essere necessariamente uguali”, dichiara il CEO statunitense.
“Non appena è entrata in vigore quella regola, ero totalmente sicuro che si potesse togliere il motore dalla macchina di Lewis Hamilton e metterlo in quello di Lando Norris e viceversa. Sarebbe stata la stessa power unit”.
Zak Brown parla della situazione di vantaggio dei team ufficiali
Produrre motori da sé, porta chiaramente numerosi vantaggi a livello di pubblicità. Tuttavia, non tutti possono permettersi i costi di produzione. Alpine, per esempio, ha preferito raggiungere un accordo con Mercedes per risparmiare sul comparto power unit. Bisogna aggiungere, però, che chi produce dei propulsori autonomamente, parte in una situazione di vantaggio rispetto al cliente a cui venderà quest’ultimo.
“Il vantaggio per il team ufficiale è che ha una maggiore consapevolezza del packaging del motore. Quando inizia a progettare la sua auto, ha un piccolo vantaggio iniziale per quanto riguarda la sistemazione e il design del motore”.
Nonostante ciò, McLaren ha dimostrato che se si riesce a fare un buon lavoro dal punto di vista aerodinamico e telaistico, questa situazione di svantaggio iniziale può essere colmata.
Crediti foto: McLaren