Secondo il CEO della McLaren, Zak Brown, il fattore chiave che ha contribuito alla scalata della compagine di Woking – quindi quello che ha permesso di accaparrarsi alcuni dei migliori ingegneri in circolazione – è stato il budget cap. Introdotto nel 2021 con lo scopo di rendere la Formula 1 più sostenibile in termini di costi, ma anche per rendere la categoria più attraente agli occhi di nuove case automobilistiche – vedasi l’ingresso di Audi e Cadillac nel 2026 – questa misura ha ridotto i costi di gestione di alcune squadre in particolare, come Ferrari, Mercedes e Red Bull.
Un altro motivo per cui questo tetto di spesa massimo è stato introdotto è da ricondurre chiaramente alla voglia di FIA e FOM di appiattire il più possibile le forze in campo. In effetti, se ben ricordate, nel 2021 la McLaren era ben diversa dalla scuderia che è oggi. Secondo il CEO statunitense, nel corso degli anni, grazie al budget cap, la McLaren è riuscita a scalare poco a poco la classifica fino ad arrivare alla situazione attuale, ossia quella di una vettura che non ha rivali.
Parlando ai microfoni del podcast How Leaders Lead, Zak Brown ha spiegato come il terribile periodo del COVID sia stato fondamentale per spingere la F1 ad adottare il budget cap, raccontando di come tre team, all’inizio restii, si siano poi convinti che fosse la cosa migliore per lo sport.
Zak Brown e il budget cap: “Il tempismo fu perfetto”
Nel 2020, a causa del COVID, il mondo si era fermato. Come altri settori e sport, anche la massima serie motoristica aveva sofferto la pausa forzata, soprattutto dal punto di vista economico. Ecco perché fu necessario adottare una strategia che permettesse a tutte le forze in campo di spendere in maniera sostenibile.
“Il Covid ovviamente è stato terribile, ma in un certo senso siamo stati fortunati nel timing“, racconta Brown. “Il COVID ha messo lo sport sotto un’enorme pressione, e proprio in quel periodo stavamo discutendo del budget cap, che in realtà sarebbe dovuto essere significativamente più alto. Ecco perché siamo stati un pò fortunati con il tempismo, perché mi ha permesso di spingere ancora di più per abbassare il limite di spesa“.
“La F1 era diventata uno sport dove la domanda era ‘Quanto puoi permetterti di perdere?‘. E soprattutto nel nostro sport, dove la tecnologia compra la velocità, e dove i grandi costruttori che ottengono enormi ritorni commerciali hanno quindi grandi budget, questi possono permettersi di spendere 500 milioni l’anno perché ne ricavano un ritorno. Per loro erano sempre soldi ben spesi“.

“Noi invece spendevamo la metà. Come potevamo competere con qualcuno che spendeva il doppio di noi? Ecco perché il budget cap è stato fondamentale“, spiega Brown. “Ho sempre pensato che con l’introduzione del tetto massimo di spesa, il tutto si riducesse a ‘Che vinca la squadra migliore, con la cultura migliore e che faccia il lavoro migliore’, non quella che spende di più. In effetti, sapevo di non poter competere nel lato economico, ma sentivo di poter competere su chi metteva in pista la squadra migliore”.
Ecco come tre squadre in particolare hanno cambiato idea
Il CEO della compagine britannica non ha fatto nomi, ma possiamo immaginare a chi si riferisca. D’altronde, Ferrari, Mercedes e Red Bull erano allora le squadre che spendevano di più nella categoria. Ma la crisi dovuta al COVID ha costretto persino questi tre colossi a dover abbracciare il budget cap.
“È stato difficile perché c’erano tre squadre che spendevano più di tutte le altre. Potete immaginare che il loro punto di partenza fosse assolutamente contrario. Poi hanno iniziato a farsi avanti, riconoscendo di avere delle responsabilità finanziarie, ma partendo da livelli di spesa diversi. La squadra che spendeva di più, e che ancora oggi non vorrebbe un budget cap, era contraria. Le altre volevano che il limite fosse più alto”.

“Credo che noi favorevoli al budget cap abbiamo avuto il vantaggio che proprio in quel periodo Liberty Media aveva acquisito la F1, e il tetto massimo di spesa faceva parte della loro agenda. Lo stesso valeva per la FIA. Così, alla fine, le tre squadre dovettero gradualmente accettare l’idea. L’intera industria lo voleva. Il COVID poi ha creato una sorta di timing favorevole per cogliere l’occasione e portare lo sport in una situazione dalla quale oggi sta traendo enormi benefici”.
Crediti foto: McLaren
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