In Williams F1 vogliono fare le cose per bene e, proprio per questo, sanno che per riuscirci serve del tempo. Bisogna impostare un percorso non basato su colpi di testa o azzardi pericolosi. Insomma, James Vowles non intende fare il passo più lungo della gamba, perché il rischio è di inciampare e tornare indietro.
Assumere una superstar della progettazione come Adrian Newey, ipotesi non campata in aria e seriamente considerata a Grove, poteva rappresentare uno step troppo profondo per una realtà non ancora del tutto strutturata. Quando l’ex Mercedes ha messo piede nel team, ha trovato una situazione complessa, e due anni di lavoro non sono stati sufficienti per superare tutte le difficoltà. C’è ancora molto da fare e Vowles ne è consapevole.
Williams F1: un team immaturo per Adrian Newey
Il dirigente britannico ha ammesso che, a un certo punto, si era aperta una vera e propria asta per assicurarsi le prestazioni di Newey, dalla quale la Williams si è presto ritirata, sapendo di non avere le strutture e l’attrattiva necessarie per calamitare l’attenzione un fuoriclasse come l’ex Red Bull. Per questo, la Williams ha preferito scalare la montagna con il proprio passo, senza accelerazioni nocive, puntando sulle risorse interne, affiancate da competenze esterne che non richiedessero vittorie immediate come condizione per cambiare squadra.
Vowles, in un’intervista a AMuS, ha spiegato che c’è ancora molto lavoro da fare prima di poter offrire un contratto a un tecnico del calibro di Adrian Newey. La scuderia avrebbe dovuto affrontare una pressione troppo elevata, che avrebbe potuto portare a risultati opposti: sgretolarsi invece di compattarsi e progredire.
L’ex capo delle strategie della Mercedes ha sottolineato che non intendeva basare la nuova struttura della Williams su una sola persona. Il team è composto da mille individui, e tutte devono interagire in un approccio verticale mirato alla massimizzazione dei risultati in base alle risorse investite, sia in termini di capitale umano che economico.
Vowles ha affermato che la rinuncia, nel breve periodo, a un tecnico di calibro elevatissimo come Newey darà frutti nel lungo termine. Il modello Williams si può quindi considerare opposto a quello di Aston Martin. Due strade diverse per raggiungere la vetta – perché l’obiettivo finale è lo stesso – ma con tempistiche probabilmente molto diverse. Grove avrà sicuramente meno pressione rispetto a chi ha investito ingenti somme in strutture e tecnici.

Argomentazioni convincenti, ma viene da chiedersi cosa ne pensa Carlos Sainz, che ha sposato il progetto Williams sperando che il gap che divide la scuderia dalla vetta possa essere colmato in tempi relativamente brevi.
Con questo approccio, però, è difficile immaginare che si possano bruciare le tappe ed è forse per questo che il ferrarista ha preteso e ottenuto una clausola di uscita, che gli permette, già a fine 2025, di legarsi a un altro team.
Crediti foto: Williams Racing