“Un consiglio che posso dare agli aspiranti piloti? Investire su un simulatore piuttosto che continuare con il karting“, è il consiglio non di un pilota qualunque, ma del volto forse più noto dell’attuale Formula 1.
Ebbene si, Max Verstappen, il quattro volte campione del mondo che, oltre alle eccellenti prestazioni in pista, ha fatto parlare di sé anche per la sua scelta di allenarsi con un simulatore, partecipando a vari eventi di sim racing, una branca del motorsport che negli ultimi anni sta acquisendo sempre più successo tra gli appassionati.
In una recente partecipazione a un podcast brasiliano dal nome Pelas Pistas, l’olandese ha parlato del percorso di crescita che un ragazzino dovrebbe intraprendere se vuole pensare di diventare un pilota nel futuro. Quando a Max gli è stato chiesto di scegliere tra 300 giorni di kart e 300 giorni al simulatore, la sua risposta, per alcuni, potrebbe sembrare sorprendente.
“Dimenticate il kart“, ha replicato l’attuale campione del mondo in carica. Queste parole potrebbero andare contro un ormai consolidato percorso di crescita che vede l’esperienza nel kart di fondamentale importanza. In effetti, i talent scout girano di competizione in competizione per trovare il futuro talento. Gli attuali piloti di F1, e non solo, hanno tutti cominciato da questa mini monoposto.
Tuttavia, alla luce del grande sviluppo tecnologico a cui stiamo assistendo nell’ultimo decennio, Max Verstappen potrebbe aver previsto un grande cambiamento che, se si guarda il bicchiere mezzo pieno, potrebbe dare più chance di farcela a chi è meritevole.

Max Verstappen: “Vi spiego perché la penso così”
“Quando cresci giocando a calcio, sin da bambino usi un pallone che non cambierà mai. Questo è il problema del nostro sport. Per noi, il kart non è la stessa cosa di una macchina da corsa. Ovviamente, impari le basi della corsa perché cominci a difenderti, sorpassare. Ma un kart non si guida come una vettura“.
“Ti siedi già in un modo diverso, hai delle sospensioni. Il kart devi sempre farlo scivolare perché hai l’assale, deve essere sempre libero e devi farlo scivolare. Una macchina è l’opposto, perché per me l’auto deve sempre essere incollata al posteriore e poi si cerca di prendere più anteriore possibile. L’intera dinamica di guida è molto diversa. Direi sempre di fare kart per divertimento, ma non come allenamento vero e proprio”, ha continuato il pilota della Red Bull.

“Penso che il kart sia un ottimo modo per imparare da bambini, ma a un certo punto bisogna andare avanti. Io personalmente non guido un kart dal 2016. Mi piace molto di più guidare una macchina GT, gareggiare in GT, o stare sul mio simulatore a casa, preparandomi per la Formula 1”.
Perché questo nuovo scenario potrebbe dare più opportunità
In un mondo sempre più tecnologico, era inevitabile che anche il motorsport cambiasse pelle. I team di F1 – e non solo – investono somme enormi per rendere i simulatori sempre più fedeli alla realtà e solo loro sanno quanto sia sottile la linea tra virtuale e pista.
Ed è proprio qui che l’esempio di Verstappen diventa rivoluzionario: potrebbe aprire la strada a una generazione di piloti nati nel digitale, cresciuti tra volanti virtuali e piste ricreate al millimetro. Un percorso che, a differenza del karting tradizionale, non richiederebbe cifre proibitive.
La tecnologia potrebbe fare ciò che il motorsport non ha quasi mai fatto: allargare le porte invece di chiuderle. E forse, in futuro, il prossimo talento destinato alla Formula 1 non lo troveremo più su una pista polverosa di provincia, ma davanti a uno schermo, con un sogno che non costa troppo per essere inseguito.
Crediti foto: F1, Oracle Red Bull Racing
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