Il paradosso di Max Verstappen: vincere – anzi stravincere – in un clima avvelenato. Sono un caso da studiare quelli della Red Bull: più se le suonano di santa ragione più le danno agli avversari. La faida interna tra l’ala thailandese e quella austriaca è ormai conclamata. Horner è accerchiato, Marko fa finta che tutto va bene ma nell’ombra si muove come un moderno cardinale Richelieu.
Poi c’è lui, Jos Verstappen, che di punto in bianco s’è messo a tessere trame, a tenere incontri, a minacciare addii e ad accusare i potenti del team. Caos che in altre scuderie (state pensando anche voi alla Ferrari, ditelo) avrebbe determinato una caduta prestazionale immediata. In Red Bull no; ida quelle parti rispondono con altre vittorie.
Mentre la casa va a fuoco Max Verstappen, casco e tuta ignifuga, va per la sua strada e si permette pure di rispondere lucidamente alle domande maliziose dei cronisti che, per natura e indole, devono porre quesiti taglienti. L’olandese, diretto come un treno, ha candidamente ammesso che le vicende che attanagliano la sua squadra – indirettamente confermate, quindi – “non influiscono sulle prestazioni”.
Su una graticola già pingue, papà Jos ha poggiato altre spesse bistecche. Max, interpellato sulla faccenda, ha risposto con la solita disarmante semplicità: “Sono un pilota, onestamente non so cosa accade ai piani alti. Sono pagato per guidare la monoposto. È su questo che mi concentro. Non credo che la squadra possa esplodere: è un’azienda forte, con molti membri del team molto forti”.
“Sono stato con mio padre fino a ieri. Parliamo continuamente, siamo una squadra: io, lui e Raymond (Vermeulen, il manager ndr) e sarà sempre così. Credo che non abbia importanza essere schierato da una parte o dall’altra, poi ovviamente, come figlio, sarebbe strano stare da una parte diversa. Ma voglio davvero concentrarmi solo sul lato prestazionale delle cose e spero che si torni presto a parlare di ciò che accade in pista”.
Verstappen vuole vederci chiaro sul progetto Red Bull Powertrains
All’immancabile domanda su Christian Horner, Max ha quasi glissato dicendo che ci lavora insieme senza aggiungere ulteriori commenti. Freddezza palpabile. La vera questione sul piatto, dopo l’incontro di Jos con Toto Wolff, è se l’olandese sta veramente vagliando la pista Mercedes. Se per l’anno prossimo non dovrebbero esserci dubbi sulla permanenza in Red Bull, qualche perplessità emerge in chiave 2026. Tutto ruota intorno alla capacità di approntare un propulsore all’altezza delle aspettative del pluri-iridato.
L’Horner-Gate potrebbe minare alla base l’accordo con Ford. Una bella gatta da pelare per un team che dovrà vedersela con i colossi dell’automotive che sgomitano in una guerra tecnologica nella quale è entrata anche Volkswagen che, col marchio Porsche, è stata respinta proprio da quell’Horner che oggi è sotto attacco. E chissà che non stia pagando anche per quella mossa clamorosa che consta nella decisione di fermare tutto, quando gli accordi commerciali tre le due entità erano stati depositati in diversi paesi.
Alla domanda su quanta fiducia ripone nel progetto power unit, l’olandese ha replicato dicendo che è impossibile da sapere, che è tutto in evoluzione e che può solo constatare che molte persone stanno lavorando duramente al progetto. La partita si gioca tutta sulla capacità di un nascente reparto motori di dare fiducia a un pilota che in F1 non vuole esserci da semplice spettatore.
Helmut Marko, un paio di settimane fa, alluse alla presenza di una clausola d’evasione all’interno del contratto che lega Max alla Red Bull fino al 2028. Una scappatoia come quella che ha attivato Lewis Hamilton e che sarebbe legata proprio alle prestazioni della vettura. In parole semplici: se il progetto è ritenuto inefficace ci si può salutare senza strascichi legali.
Il 2026, anche a causa del drastico cambio regolamentare cui la Formula 1 andrà incontro, farà perdere delle certezze tecniche alla franchigia austriaca e al suo rappresentante massimo. Da qui le speculazioni sulla Mercedes alimentate dal pubblico abboccamento tra Jos e Toto.

Verstappen in Mercedes: Russell stuzzicato dall’ipotesi
Poniamo il caso che il clamoroso matrimonio si consumasse, quali effetti avrebbe in Mercedes? Come la prenderebbe George Russell, uno che pensava di essere diventato il pivot del team dopo l’addio del collega sette volte iridato e che, di colpo, si troverebbe a sfidare un conducente ancora più ingombrante perché all’apice della maturità sportiva? A sentire le sue parole in conferenza non vi sarebbero problemi di sorta
“Questa è la mia terza stagione al fianco di Lewis,il più grande pilota di tutti i tempi. Sento di aver fatto un buon lavoro al suo fianco. Quindi, chiunque si schieri al mio fianco l’anno prossimo o negli anni a venire, è ben accetto. Faccio mia la la sfida. Si vuole sempre confrontarsi con i migliori. Ma alla fine è importante concentrarmi su me stesso. Credo in me, ritengo di poter battere chiunque sulla griglia”.
“Bisogna avere questa mentalità. Avere Lewis come punto di riferimento negli ultimi due anni è stato fantastico. Credo che ogni team voglia avere la migliore coppia di piloti possibili, e in questo momento Max è il miglior pilota sulla griglia. Se c’è un team che ha la possibilità di mettere Verstappen sotto contratto la coglie al 100%”.

Spavaldo e sicuro. Vedremo quando e se le cose si dovessero concretizzare. Anche perché il contratto di Russell dura solo due anni (compreso quello in corso, ndr) e Mercedes potrebbe decidere di piazzare altri driver accanto a un monolite come Max. Andrea Kimi Antonelli dopo due anni di sgrossamento-svezzamento in Prema, in F2? Chissà…
Crediti foto: Mercedes AMG, Oracle Red Bull Racing