Oggi, con l’annuncio ufficiale dell’arrivo del brasiliano Gabriel Bortoleto alla Sauber (che diventerà Audi nel 2026), sono giunti anche i saluti da parte dei piloti attuali della scuderia svizzera: Valtteri Bottas e Zhou Guanyu.
In qualche modo, il pilota finlandese può essere considerato l’erede naturale di Rubens Barrichello: entrambi sono stati “scudieri”, sempre all’ombra di un compagno di squadra più talentuoso e vincente. Barrichello aveva Michael Schumacher, Bottas ha avuto Lewis Hamilton. Entrambi, all’inizio di ogni stagione, miravano a spodestare il proprio ingombrante partner; tuttavia, nel corso di pochi Gran Premi, erano costretti, proprio come Garibaldi a Teano, a piegarsi agli ordini dall’alto, spesso senza che ve ne fosse reale necessità. Era il loro destino.
Bottas, a differenza del collega brasiliano, è stato uno dei migliori qualificatori in griglia, come dimostrano le numerose pole position conquistate; eppure, rimaneva sempre dietro Hamilton nel momento che conta. Se non c’era l’inglese, c’era lui. In gara, quando il compito era portare la Mercedes alla vittoria, Bottas sapeva farlo. Tuttavia, nei duelli diretti contro gli avversari, spesso si ritrovava sconfitto.

Dopo aver appreso che un giovane e promettente George Russell avrebbe preso il suo posto nel 2022, Bottas ha mostrato segni di ribellione verso la squadra. In Olanda, negli ultimi giri, ha “rubato” il punto del giro veloce a Hamilton, impegnato in una lotta serrata contro Verstappen. Questo gesto ha costretto Hamilton a tornare ai box per montare gomme soft e recuperare il punto che Bottas gli aveva tolto con malizia.
Da quel momento Valtteri è cambiato, come cambiò Dennis Rodman, leggendaria ala dei Chicago Bulls negli anni d’oro. Con nuove acconciature, caschi appariscenti, e persino una foto virale che lo ritraeva con il deretano al vento durante una nuotata, Bottas è diventato un meme vivente della Formula 1, al pari di Günther Steiner, l’iconico ex team principal della Haas.
Con l’arrivo alla Sauber, le pole magistrali e le vittorie sono finite, ma con esse sono scomparsi anche quegli ordini di scuderia che tanto odiava. In un panorama della F1 in continua evoluzione sotto la guida di Liberty Media, un pilota come Bottas appare ormai anacronistico: le squadre puntano su due piloti di pari livello, e il concetto di “seconda guida” esiste solo se uno dei due si dimostra meno performante. Per uno come Bottas, oggi non ci sarebbe spazio.
Il finlandese potrebbe tornare alla Mercedes, la squadra in cui ha vinto, ma anche quella in cui i suoi sogni si sono infranti, forse come terzo pilota o collaudatore. Ironia della sorte, assisterebbe alle difficoltà del team, mentre potrebbe ancora vantarsi di aver guidato una delle monoposto più dominanti nella storia della Formula 1.
Bottas sarà ricordato come l’ultimo scudiero di una F1 che non esisterà più, ma anche come il pilota che, per un istante, morse la mano che lo nutriva. Valtteri Bottas, il numero 2 che si ribellò.
Crediti foto: Mercedes-AMG Petronas F1 Team, Sauber F1