La lunga controversia legale che vede Felipe Massa opporsi alla FIA, alla Formula One Management e agli altri soggetti coinvolti nel controverso esito del Mondiale 2008 ha compiuto un passo formale. L’Alta Corte di Londra ha infatti accolto la sua istanza preliminare, permettendo di proseguire nel merito un procedimento che, per la prima volta, riconosce come plausibili le contestazioni avanzate dal pilota brasiliano. Non si tratta ancora di un giudizio sul contenuto delle accuse, ma di un riconoscimento della loro fondatezza giuridica, sufficiente a impedire che la causa venga bloccata nelle sue fasi iniziali.
L’ex Ferrari ha accolto la notizia con evidente soddisfazione e con parole che trasmettono il peso emotivo e simbolico del momento. “Questa è una vittoria straordinaria, un giorno importante per me, per la giustizia e per tutti gli appassionati di Formula 1“, ha dichiarato il brasiliano come riportato da Motorsport.com, evidenziando come questo passaggio rappresenti più di un semplice risultato procedurale. L’accoglimento dell’istanza consentirà ora ai suoi avvocati di richiedere nuovi documenti a sostegno delle rivendicazioni, comprese comunicazioni interne, email e messaggi degli imputati, che saranno obbligati a collaborare.

Il pilota ha ribadito con forza la propria posizione, accusando apertamente le istituzioni dell’epoca di aver scelto la strada dell’insabbiamento anziché quella della trasparenza. “La Corte ha riconosciuto la solidità del nostro caso e non ha consentito agli imputati di soffocare la verità sul 2008. Quell’incidente deliberato mi è costato un titolo mondiale e le autorità dell’epoca hanno preferito insabbiare i fatti anziché difendere l’integrità dello sport“, ha aggiunto Massa, facendo riferimento al Crashgate di Singapore, episodio che rappresenta il perno dell’intera disputa.
La scelta della corte di non respingere l’istanza apre ora uno scenario in cui la fase istruttoria diventa centrale. Il team legale del brasiliano potrà infatti ottenere documenti, verificare comunicazioni sensibili e dimostrare, qualora vi fossero elementi sufficienti, che la manipolazione della gara fu nascosta con consapevolezza, compromettendo in modo irreversibile l’esito del campionato. “Hanno tentato in ogni modo di bloccare la causa, ma la nostra battaglia è per la giustizia e oggi abbiamo compiuto un passo decisivo. La verità emergerà al processo. Indagheremo ogni dettaglio: documenti, comunicazioni, prove che dimostrino la cospirazione tra gli imputati saranno portati alla luce“, ha promesso il pilota.
Il brasiliano si è mostrato determinato come raramente in passato, sottolineando che la sua battaglia non ha solo un significato personale, ma riguarda l’intera credibilità della Formula 1 moderna: “Sono più determinato e fiducioso che mai. Quando tutta la verità verrà alla luce, la giustizia sarà fatta: per me, per i brasiliani, per i tifosi, per tutti gli appassionati di motorsport che meritano uno sport leale, e per il futuro stesso della Formula 1. Sono profondamente grato al mio team legale per il brillante lavoro e la fiducia incrollabile, alla mia famiglia per il sostegno costante e a Dio, che mi ha sempre guidato e sostenuto nella fede. Andremo fino in fondo, insieme“.
L’impatto di queste parole va oltre la retorica della determinazione: segnala un clima di rottura totale con la gestione del caso da parte degli organi dello sport, soprattutto rispetto a un episodio, il Crashgate, che non ebbe alcuna conseguenza retroattiva sul campionato 2008. Per Massa, proprio quel mancato intervento tempestivo costituisce la prova più evidente delle responsabilità istituzionali.
Tuttavia, per quanto significativa possa essere la decisione dell’Alta Corte, la questione centrale resta immutata. La storia della Formula 1 non registra alcun caso di titolo revocato o riassegnato a distanza di tanti anni, e la FIA ha sempre difeso un principio cardine: una volta omologata, una classifica mondiale non può essere modificata. Inoltre, l’impianto regolamentare della Federazione è costruito proprio per impedire revisioni retroattive che potrebbero minare la credibilità dell’intero sistema sportivo.

L’apertura concessa dalla corte britannica permette al brasiliano di proseguire la sua battaglia, ma non supera il muro istituzionale che separa la giustizia ordinaria dal diritto sportivo internazionale. Per questo motivo, pur rappresentando un segnale incoraggiante e una vittoria psicologica per l’ex ferrarista, la possibilità concreta che Massa ottenga la riassegnazione del titolo 2008 rimane estremamente remota.
Molto più plausibile, nel caso in cui venissero riconosciute responsabilità istituzionali gravi, è l’ipotesi di un risarcimento economico, soluzione che consentirebbe alla giustizia ordinaria di intervenire senza scardinare l’ordine sportivo. È un traguardo diverso da quello che Massa sogna dal 2008, ma potrebbe rappresentare comunque la forma tangibile di quel riconoscimento che insegue da più di quindici anni.
Felipe Massa e il Crashgate, il racconto di Luca Baldisserri a Formulacritica:
Crediti foto: F1, Ferrari
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