I test del Bahrain si sono conclusi nella giornata di ieri, e una delle squadre che ritornerà in fabbrica con il sorriso è sicuramente la McLaren, che al momento è sembrata riuscire a mantenere la competitività vista la passata stagione. Le altre rivali hanno sperimentato nel corso di questi tre giorni alcuni problemi legati a vari fattori. Innanzitutto, c’è da dire che il forte vento ha condizionato le prestazioni nei primi due giorni. Ancora una volta queste vetture si sono dimostrate estremamente sensibili alle condizioni climatiche.
In più, c’è chi ha sofferto il bilanciamento, come ha ammesso ieri Charles Leclerc (clicca qui per l’intervista), chi ha dato pugni al volante perché non riusciva a trovare rapidamente la prestazione, come Max Verstappen. Insomma, i due piloti della McLaren, grazie ai feedback ricevuti dal comportamento della macchina, non hanno nulla di cui lamentarsi. Lo stesso Lando Norris aveva affermato che la guidabilità della MCL39 era simile a quella della MCL38 e che nella pausa invernale gli ingegneri di Woking si erano impegnati a rendere la macchina più veloce e più carica dal punto di vista aerodinamico.
Il britannico aveva solo lamentato un piccolo problema al posteriore, ma probabilmente la pista scivolosa mista alle forti folate di vento, aveva accentuato questo retrotreno un po’ ballerino. Infatti, nella giornata di ieri, la piattaforma di Oscar Piastri è apparsa piuttosto equilibrata, mostrando un passo solido e costante, senza il degrado che in questa pista di solito nasce a causa delle alte temperature e del layout del tracciato.
Test Bahrain – analisi delle telemetrie: qualcuno vuole nascondersi?
In questo articolo andremo ad analizzare le telemetrie dei tre tempi più veloci effettuati ieri da Russell, Hamilton e Piastri, durante la simulazione long run con le mescole C3. Quindi, un lavoro svolto con il pieno del carburante e con le tipiche modalità da gara. I tempi in questione sono stati registrati quando mancavano circa due ore alla conclusione della sessione, e sono: 1:36.176 (Russell); 1:36.469 (Hamilton); 1:36.021 (Piastri).
Dalle telemetrie emerge un dato: la Ferrari era la vettura con una mappatura del motore nettamente più bassa rispetto alla McLaren e la Mercedes. In effetti guardando all’immagine in basso che rappresentano i dati del rettilineo principale, essenziale per far registrare un buon primo settore, la monoposto di Hamilton sta al passo dei rivali fino ad un certo punto del lungo rettilineo. Successivamente, la velocità della Ferrari si stabilizza, facendo registrare un gap di ben 10 km/h rispetto alle concorrenti.
Questa sostanziale discrepanza nella velocità massima ha permesso alla Ferrari di essere più competitiva in alcune curve del tracciato del Bahrain. Il Cavallino Rampante ha dimostrato di essere abbastanza forte nelle accelerazioni, ma la forbice andava ad allungarsi quando poi contava avere una buona potenza del motore, fattore che, come abbiamo detto in precedenza, mancava alla Ferrari. Le immagini qui sotto, rappresentano i dati registrati durante la percorrenza di curva 2, 8 e 14, ed esplicano quanto analizzato nelle righe precedenti.
Test Bahrain: come bisogna giudicare le tre giornate svolte dalla Ferrari?
Non siamo a conoscenza dei motivi che hanno spinto la scuderia di Maranello a utilizzare una mappatura del motore così bassa. D’altronde, si tratta solo di test stagionali, e molti tifosi sono giunti a delle conclusioni affrettate che vedono la Ferrari già fuori dalla lotta per il Mondiale. Di sicuro, le parole di Leclerc non rincuorano i sostenitori della compagine italiana, ma ricordate che nel lungo calendario della F1, sono presenti delle piste diverse tra loro. Non si corre solo in Bahrain!

Inoltre, a differenza delle dirette rivali, la Ferrari è l’unica ad aver introdotto una novità importante: mentre le altre hanno lavorato su un’evoluzione della vettura dell’anno scorso, le donne e gli uomini di Maranello, sotto la guida di Frédéric Vasseur e Loïc Serra, hanno rivoluzionato la macchina, soprattutto a livello delle sospensioni anteriore, in cui la Ferrari ha sposato la filosofia pull rod, perciò, è necessario che a Maranello si capisca come questa novità abbia influito sulle prestazioni della monoposto, e i dati raccolti in Bahrain saranno utili a capirne il funzionamento. Il mio pensiero è che potremo valutare i progetti tecnici di quest’ultimo anno a effetto suolo soltanto dopo la quarta gara.
Crediti foto: Scuderia Ferrari HP, F1 Tempo