Nelle scorse settimane vi avevamo parlato dell’incontro tra il Presidente e CEO della Formula 1, l’imolese Stefano Domenicali, fresco di rinnovo per altri cinque anni, e la Premier della Thailandia, Paetong Shinawatra. Il progetto prevede di tenere un Gran Premio di F1 nella capitale Bangkok a partire dal 2028 (ne abbiamo parlato qui). Più nel dettaglio, sarebbe stata già scelta l’area dove dovrebbe sorgere il tracciato (approfondisci qui).
Terremoto in Thailandia: rischio o possibilità per la F1?
Tuttavia, nelle ultime ore, un’immane tragedia ha colpito il Sud-Est asiatico. A Sagaing, in Myanmar (ex Birmania), alle 7:20 ora italiana, si sono verificate alcune forti scosse di terremoto, la più intensa delle quali ha raggiunto i 7.7 gradi della Scala Richter. Secondo le fonti del governo del Myanmar, si registrano migliaia di vittime.
Il terremoto ha coinvolto anche la Thailandia, provocando numerosi crolli a Bangkok. Le immagini dei danni stanno facendo il giro del mondo sui vari social network proprio in questi minuti.
Purtroppo, conosciamo fin troppo bene le conseguenze che possono derivare da tragedie di questo genere, così come le opportunità che gli affaristi vedono nelle calamità naturali per speculare. Organizzare un Gran Premio di Formula 1 e costruire un circuito implica l’investimento di enormi somme di denaro, coinvolgendo politici, costruttori, ma anche criminalità organizzata e speculatori, spesso a discapito dei lavoratori sfruttati e sottopagati, privi di diritti e garanzie per la loro sicurezza.

Liberty Media, FIA e F1 devono sorvegliare attentamente gli eventuali lavori per la costruzione del tracciato thailandese, che dovrebbero partire a breve. Devono essere intransigenti sulla trasparenza del governo di Bangkok, verificando chi si occuperà della costruzione del circuito e garantendo il rispetto dei diritti dei lavoratori. Che i lavori per la realizzazione del circuito non diventino un pretesto per trascurare la ricostruzione delle vite di chi ha perso tutto.
Crediti foto: F1 – Il Sole 24 Ore