Scrivi Suzuka e il pensiero corre veloce – proprio come una monoposto – al primo titolo di Senna, alla rivalità tra il brasiliano e il ‘Professore’, a Schumi. A distanza di quasi un quarto di secolo, fa ancora un certo effetto riascoltare quella frase di Gianfranco Mazzoni quando Michael riportò il titolo piloti a Maranello: “I colori dell’arcobaleno sulle insegne del Cavallino Rampante”.
Nel 1987 il Gran Premio del Giappone riabbracciò il Mondiale di F1 dopo dieci anni: dalla vittoria di James Hunt a quella di Gerhard Berger; dall’ultimo successo dell’inglese (un segno del destino…) al primo brindisi in rosso dell’austriaco. Scrivi dal Fuji a Suzuka, ma leggi anche Riccardo Patrese, considerato che nel Sol Levante il padovano ottenne il primo punto e – a distanza di quindici anni – l’ultima vittoria.

Le ‘tensioni’ del 1990 misero in secondo piano l’unico podio del brasiliano Roberto Moreno (con la Benetton, sulla piazza d’onore dietro il compagno di team Nelson Piquet) e di Aguri Suzuki. L’edizione ’89 equivale all’ultima gara di Eddie Cheever.
Prendiamo ora alcune righe tratte dal libro di Umberto Zapelloni Senna e Prost, la sfida infinita:
Il brasiliano e il francese si calano in quella che il Corriere della Sera definisce la ‘Sfida del secolo’ praticamente senza scambiarsi una parola per tutto il weekend. Le cronache raccontano di un sorriso stiracchiato davanti alla famiglia Honda. La tensione all’interno del box McLaren è altissima, anche se Ron Dennis sa bene che per lui il finale sarà comunque lieto. Ma questo 1988 è in fin dei conti un anno in cui la battaglia tra i due rimane entro i limiti. Siamo ancora al punto in cui uno spinge l’altro a dare il meglio di sé. È un continuo spronarsi a vicenda.
Il resto è storia.