Steve McQueen è uno degli attori americani più amati nella storia del cinema. Celebre soprattutto nei primi film d’azione degli anni ’60 e ’70, si può considerare come uno dei primi action-man, al pari di un altro gigante del cinema made in USA: Clint Eastwood.
McQueen, oltre alla redditizia carriera di attore, era noto per la sua passione per le auto e molto spesso prendeva parte alle competizioni americane. Nel 1970 partecipò alla 12 Ore di Sebring, insieme a Peter Revson, con una Porsche 908. Arrivò secondo nella sua categoria, finendo dietro alla Ferrari 512 S di Ignazio Giunti, Nino Vaccarella e Mario Andretti.
L’attore americano aveva un sogno: voleva replicare lo straordinario successo del film del 1966 sulla F1, “Grand Prix” di John Frankenheimer, vincitore di 3 premi Oscar. Propose al regista premio Oscar John Sturges, leggendario direttore del capolavoro western “Sfida all’O.K. Corral”, di girare una pellicola sulla 24Ore di Le Mans. Sturges accettò. Il titolo fu semplicemente “Le Mans”. In Italia fu distribuito erroneamente col titolo aperto dall’articolo determinativo a plurale: “Le 24 Ore di Le Mans”.
Le Mans: una pellicola riabilitata dalla storia
Le riprese iniziarono poco dopo l’edizione della 24 Ore di Le Mans del 1970 e durarono da giugno fino a novembre. La Solar Production, casa produttrice del film, mise a disposizione sei milioni di dollari che divennero 7,5 a film ultimato. Fu uno dei budget più alti per l’epoca.
Iscrisse alla gara la Porsche 908 di McQueen e Revson, ma fu guidata dai piloti Herbert Linge e Jonathan Williams. L’auto fu dotata di cineprese: le prime camera-car. La produzione piazzò numerosi cineoperatori a riprendere le operazioni. Dopo di essa affittò l’intero Circuit de la Sarthe per 13 giorni con una trentina di auto che avevano partecipato all’ultima Le Mans e ingaggiò dei piloti professionisti.
McQueen avrebbe voluto tanto correre nella vera 24Ore di Le Mans, ma le compagnie assicurative non gli consentirono la partecipazione. Appena un mese dopo dall’inizio delle riprese, in cui erano state girate solo scene di gara, il regista John Sturges, in contrasto con la star del film, lasciò la regia. Sturges voleva inserire all’interno del film una storia d’amore, ma McQueen voleva unicamente, un film sportivo.
McQueen non si perse d’animo e scelse Lee H. Katzin, un regista prettamente televisivo e non era avvezzo a girare scene come quelle di un film di corsa. Sforò sia il budget e sia i tempi di realizzazione.
Numerosi furono gli incidenti durante le riprese. La Ferrari 512 del pilota inglese Derek Bell prese fuoco lasciando lievi ustioni al malcapitato pilota. L’auto, che subì enormi danni, fu comunque ricostruita.
L’incidente più grave capitò al pilota inglese David Piper che uscì ad alta velocità con la sua Porsche 917 e si ruppe una gamba. A causa di un’infezione per i liquidi e i detriti entrati nella ferita, i medici dovettero amputargli la gamba, poco sotto il ginocchio.
La Ferrari si rifiutò di fornire le sue auto, a causa del finale del film. La produzione le prese in prestito da un concessionario della Ferrari in Belgio.
Il film uscì negli Stati Uniti il 23 giugno del 1971 e fu un cocente flop per la carriera di McQueen. Ma nel corso degli anni la pellicola è stata rivalutata ed oggi risulta essere uno dei migliori film sull’automobilismo. Il film “Le 24 Ore di Le Mans” lo potete trovare sulla piattaforma streaming Paramount+.