Ci sono storie nel mondo del motorsport che toccano il cuore e che, anche se silenziose, rimangono vive; basta un gesto, un simbolo, a farle tornare a riecheggiare alle nostre orecchie, così come quella che si nasconde dietro la stella del casco di Carlos Sainz.
Questa è la storia di Maria.
Il papà di Maria, Emilio de Villota, le trasmette la passione per le quattro ruote. Nel 1977, tre anni prima che lei nascesse, Emilio è alla guida di una McLaren M23 privata per due Gran Premi. La parentesi in Formula 1 non è particolarmente fortunata per lui, a differenza dell’Endurance, dove ottiene varie vittorie alla guida di una Lola e un quarto posto alla 24 ore di Le Mans nel 1986. Abbandonato il volante, decide di fondare una scuola per piloti, la prima in Spagna, e proprio da questa scuola inizieranno a correre piloti come Jordi Gené, Fernando Alonso e Carlos Sainz.
Maria de Villota nasce a Madrid il 13 gennaio 1980 e, già da piccolissima, sente dentro di sé il richiamo della pista. Per ogni carnevale si veste da pilota e, a 6 anni, riceve il suo primo kart. Il suo debutto alla guida arriva a 16 anni, quando accompagna il padre a una competizione per kart a Cuba, dove è stato invitato.
Lì scopre che si sarebbe tenuta anche una corsa per giovani piloti e lei vuole partecipare a tutti i costi. Non ha tuta, non ha casco, così indossa quelli troppo grandi del padre e, per evitare che la visiera le balli sugli occhi, ci arrotola dentro una maglietta. Terminerà la corsa fuori pista, ma porterà a casa il miglior tempo, lasciando tutti increduli.

Da quel momento, nulla la può più fermare e diventa la prima donna spagnola a salire su un podio di Formula 3. Non le basta: il sogno di ogni pilota è la Formula 1 e nel 2012 lo afferra, diventando collaudatrice del team Marussia. “Non volevo essere una donna in Formula 1. Io ero un pilota in più che voleva lavorare, apprendere, evolvere per guadagnarmi un posto ufficiale nel 2013…”. Così parlerà di sé nel suo libro.
Quel primo passo nella massima serie le costerà la carriera e poi la vita. Un test aerodinamico del 3 luglio 2012, in Inghilterra, su una pista bagnata, con l’auto che non risponde come dovrebbe, e Maria si schianta contro un tir. Il coma, gli interventi infiniti e la perdita di un occhio metteranno fine al suo futuro alla guida di una monoposto.

Maria si rimette in piedi e non lascia del tutto il motorsport; anzi, si fa ambasciatrice per la sicurezza nella appena nata Commissione Women in Motorsport e porta in giro il suo casco distrutto dall’incidente come monito affinché l’amore per la velocità non faccia perdere di vista l’importanza della vita.
Scrive un libro, dove racconta cosa è stata e cos’è la pista per lei e com’è stato vivere in quel mondo fatto di uomini. Gira per il paese per promuovere la sua autobiografia e si trova a Siviglia quando quell’impatto terribile di poco più di un anno prima torna a chiedere il conto. La troveranno senza vita nella sua stanza d’albergo, a causa di un distacco della massa encefalica.
Dopo la sua morte, a suo nome è nata la fondazione Legado María de Villota e, nel 2016, Carlos Sainz ne è diventato ambasciatore. La stella rossa, quella che Maria aveva sempre sul suo casco, dal 2014 è diventata la stella di Carlos e, come lui stesso ha detto: “Non è un’eredità, ma porto con me la mia Maria de Villota personale dentro il casco”.
Crediti foto: F1