Leclerc e Gasly sono stati squalificati dal GP di Cina 2025 per irregolarità sul peso minimo della vettura. Ferrari ha fornito una spiegazione tecnica legata all’usura degli pneumatici, ma i dati emersi dalle strategie degli altri piloti con una sola sosta mettono in discussione la credibilità di questa versione. E la contemporanea squalifica di Hamilton per fondo usurato non fa che alimentare ulteriori perplessità.
Un caso tecnico chiaro, ma con contorni opachi
Al termine del Gran Premio di Cina 2025, la direzione gara ha pubblicato tre documenti ufficiali che hanno stravolto il risultato della gara: Charles Leclerc, Pierre Gasly e Lewis Hamilton sono stati squalificati per irregolarità tecniche, ma per motivazioni differenti.
- Leclerc (Ferrari n.16) e Gasly (Alpine n.10) sono stati trovati sottopeso di 1 kg rispetto al minimo regolamentare di 800 kg, come da articolo 4.1 del regolamento tecnico FIA;
- Hamilton (Ferrari n.44) è stato squalificato per un’usura eccessiva del pattino (plank assembly), misurato a 8.5 mm contro i 9 mm richiesti dall’articolo 3.5.9.
Tre casi distinti, ma un elemento comune: due delle tre irregolarità arrivano dalla stessa squadra, la Scuderia Ferrari HP, sollevando interrogativi sulla gestione tecnica del team in un weekend già molto delicato.
Il comunicato Ferrari e la giustificazione dell’usura gomme
Poco dopo la decisione ufficiale, Ferrari ha pubblicato un comunicato che ha cercato di spiegare le irregolarità. In particolare, per Leclerc si è parlato di una strategia ad una sola sosta che avrebbe comportato un’elevata usura degli pneumatici, fattore che avrebbe ridotto il peso della vettura sotto il limite al termine della corsa.
Una tesi tecnica plausibile, se presa singolarmente, ma che non regge l’analisi comparativa con i dati degli altri piloti.
I numeri che smentiscono la narrativa
Nel proprio comunicato post-gara, Ferrari ha giustificato la squalifica di Charles Leclerc attribuendo la responsabilità all’elevata usura degli pneumatici causata dalla strategia a una sola sosta. Una spiegazione che, a un’analisi più approfondita, risulta tutt’altro che convincente.
Durante il GP di Cina, ben 14 piloti hanno completato la gara con una sola sosta, segno che si trattava di una scelta strategica ampiamente diffusa e non certo eccezionale. Di questi, 9 hanno completato uno stint finale con gomme hard superiore ai 40 giri, inclusi sia Leclerc che Gasly, gli unici due poi squalificati per vettura sottopeso.
Ecco il dettaglio:
Pilota | Giri con la mescola hard |
Gasly | 46 |
Ocon | 45 |
Doohan | 45 |
Antonelli | 44 |
Verstappen | 43 |
Piastri | 42 |
Russell | 42 |
Norris | 41 |
Leclerc | 41 |
Il dato è evidente: Leclerc ha compiuto 41 giri con la hard, lo stesso numero di Norris e solo uno in meno rispetto a Verstappen o Piastri, senza che questi abbiano riportato alcuna infrazione. Addirittura, Ocon e Doohan hanno superato i 44 giri con la stessa mescola senza incorrere in squalifiche.
Una gestione tecnica sotto accusa
La giustificazione fornita da Ferrari appare debole alla luce di questi numeri. Se l’usura delle gomme fosse stata davvero il principale responsabile del sottopeso, ci si aspetterebbe che anche Ocon, Doohan e Antonelli si fossero trovati in una situazione analoga. Ma nessuno di loro è stato penalizzato.
A questo punto emergono alcuni interrogativi legittimi:
- il margine di sicurezza applicato da Ferrari sul peso finale è stato eccessivamente ridotto;
- la simulazione sul consumo gomme e carburante non ha tenuto conto di variabili ben note al team;
- l’assetto complessivo della vettura potrebbe essere stato spinto oltre il limite in fase di configurazione gara.
Tutto ciò fa pensare che non si sia trattato solo di un errore nella gestione della strategia di Leclerc, ma di una pianificazione complessiva carente o troppo aggressiva da parte del team.
Il caso Hamilton aggiunge benzina sul fuoco
Ad aggravare la situazione, c’è la squalifica di Lewis Hamilton, compagno di squadra di Leclerc, per un’irregolarità del pattino. Anche in questo caso, il team ha ammesso l’errore, dichiarando che non ci sono state circostanze attenuanti. La misurazione ha evidenziato uno spessore del plank inferiore di 0.4-0.5 mm rispetto al minimo, un’anomalia difficile da spiegare se non con una gestione del set-up molto aggressiva e un errato bilanciamento fra altezza da terra e carico aerodinamico.
Quando due vetture dello stesso team vengono squalificate per motivi diversi ma entrambi legati a parametri tecnici fondamentali, la questione smette di essere casuale. Non si tratta più di sfortuna o di una singola svista: la gestione tecnica Ferrari durante l’intero weekend cinese sembra essere stata fuori controllo, o quantomeno oltre il limite accettabile di rischio regolamentare.
Alpine: stessa squalifica, gestione opposta
Infine, è interessante notare come Alpine, anch’essa colpita da una squalifica per sottopeso con la vettura di Gasly, abbia adottato un approccio diametralmente opposto nel suo comunicato: poche parole, zero giustificazioni, nessuna drammatizzazione.
“Car 10 has been disqualified for a technical infringement. We accept the decision and move on to Japan.”
Fine della storia. Nessun tentativo di giustificare l’errore con l’usura gomme, nessuna retorica rivolta ai tifosi. Una gestione più sobria e, forse, più trasparente.
Più domande che risposte
La squalifica di Leclerc è regolamentare, e su questo non c’è discussione. Ma il modo in cui Ferrari ha gestito la comunicazione post-gara e la fragilità della giustificazione tecnica sollevano più dubbi che certezze.
In Formula 1, ogni dettaglio fa la differenza. E quando due vetture vengono squalificate in contemporanea per due irregolarità diverse, entrambe evitabili, è lecito domandarsi se la squadra stia cercando di coprire falle organizzative più profonde o un problema progettuale della SF-25.
Un conto è l’errore. Altro è farlo passare per un effetto collaterale della strategia.