La Sprint Race piace a tutti. La Sprint Race non piace a nessuno. Concetti opposti che non possono convivere? No, se si tratta della Formula Uno. Molti la criticano, troppi (spesso gli stessi) la accettano per ragioni prettamente economiche.
Il business che genera la Formula 1 è molto florido e le consociate del Patto della Concordia, dunque le scuderie, non si mettono di traverso sulle visioni strategiche di Liberty Media che è grande sponsor dei weekend di gara “tutta azione”.
Stefano Domenicali, recentemente, ha lasciato intendere che i fine settimana caratterizzati dalla garetta potrebbero aumentare in numero. Nell’affermarlo ha pure ricordato ai piloti che si lamentano di un calendario iper compresso che o si adattano o si mettono in autosospensione. Non proprio il massimo della democrazia, insomma.
Ma c’è chi proprio non ne vuol sapere di far lodi al meccanismo suddetto. Helmut Marko, uno che non ha peli sulla lingua, ha ammesso di non essere un grande fan delle Sprint nonostante siano ormai un classico del Gran Premio d’Austria che si svolge sulla pista di proprietà della Red Bull.
A Speedweek il fresco ottantunenne ha espresso le sue riserve parlando di sprint race come situazione vantaggiosa per i soli promotori. La critica è sorta sul fatto che le gare brevi tolgono un po’ di brillantezza all’evento principale.
![Helmut Marko - Oracle Red Bull Racing](https://www.formulacritica.it/wp-content/uploads/2024/04/Helmut-Marko-Oracle-Red-Bull-Racing-750x375.webp)
Sprint Race: un “male” necessario
“Abbiamo avuto il primo weekend sprint dell’anno, il secondo seguirà presto, a Miami. Ho due opinioni sul formato sprint“, ha detto. “È semplicemente un bonus per gli spettatori e quindi per l’organizzatore che ai tifosi venga offerta una qualifica il venerdì e una gara il sabato”.
“Questi due giorni sono quindi più facili da commercializzare rispetto al classico formato del fine settimana. Questo è il lato commerciale ma preferisco il formato tradizionale”.
“I concorrenti hanno a disposizione una sola sessione di prove libere e la cosa può produrre weekend sbagliati, come è successo a noi due anni fa in Brasile [il riferimento è a Interlagos 2022]. “Con i regolamenti dell’epoca, in base ai quali non erano consentite quasi modifiche alla vettura, una gara era come persa“.
Conclusioni? “Per gli organizzatori è un sì, come appassionato di corse è un no”. Parlare onesto che spiega perché, nel lungo periodo, il format con la gara breve rischia di diventare lo standard della categoria.
Crediti foto: Oracle Red Bull Racing
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