Ha fatto parecchio discutere i fan un episodio controverso in tema della sicurezza avvenuto durante la Feature Race (la gara lunga, ndr) del Campionato di F2 tenutasi in Ungheria. Nel corso dell’evento, la ART Grand Prix di Victor Martins si ammutolisce a causa di un guasto elettrico, a pochi metri dalla penultima curva del tracciato fermandosi sul ciglio sinistro della carreggiata. Il direttore di gara, Rui Marques, non si fa ingolosire dal far entrare la Safety Car visto che poco più avanti si trova una zona di recupero.
Marques opta, così, per la Virtual Safety Car. Questa entra in azione per un incidente non particolarmente grave, imponendo ai piloti un limite di velocità, senza il bisogno della Safety Car. I driver non si sono fatti prendere dal panico, così come Marques. Mentre le monoposto erano dall’altra parte del tracciato, un gruppo di marshall ha recuperato la vettura e l’ha portata nella zona deputata, il tutto in pochi secondi e la gara è proseguita senza particolari problemi.
Tutto è andato liscio come l’olio, ma alcuni tifosi hanno avuto molto da ridire sul mancato ingresso dell’auto di sicurezza, tantoché sono arrivate accuse verso Rui Marques, che avrebbe attentato alla vita dei piloti. Fandonie che lasciano il tempo che trovano.

Le nostre paure provocate da un’isteria di massa?
Chi legge i miei articoli saprà quanto sia appassionato di storia. Di recente ho visto un documentario che trattava uno degli episodi più controversi della Seconda Guerra Mondiale: la “battaglia di Los Angeles”.
Per “battaglia di Los Angeles” si intende un conflitto a fuoco, avvenuto nella notte tra il 24 e 25 febbraio del 1942, tra l’esercito degli Stati Uniti d’America e il “nulla”. Erano passati poco più di tre mesi dall’attacco a sorpresa di Pearl Harbor da parte del Giappone e la costa Ovest degli Stati Uniti era un potenziale obbiettivo dell’aeronautica nipponica.
Nella notte tra il 24 e 25 febbraio, giunge la notizia di un qualcosa non ben identificato in arrivo verso Los Angeles. Si dà l’ordine di sparare nei cieli della città californiana. I colpi sparati furono migliaia e migliaia, incessantemente. Dopo un po’ arriva l’ordine di cessare il fuoco. La mattina dopo, l’esercito americano non trovò niente che facesse pensare ad un attacco nemico: nessun aereo abbattuto, nessun soldato giapponese catturato, nulla di nulla.
Numerose sono state le teorie del complotto su questo strano evento, una delle quali è l’isteria di massa. Per “isteria di massa” si intende una situazione dove un gruppo di persone manifesta una reazione emotiva considerata esagerata o sproporzionata rispetto all’evento che lo scatena.
Noi, memori degli incidenti passati, quando abbiamo visto la monoposto di Martins sul ciglio della carreggiata senza che Rui Marques permettesse l’ingresso della vettura di sicurezza, siamo andati nel panico più dei piloti e dell’esperto direttore di gara, dando così il via all’isteria collettiva.

La sicurezza è un nostro problema?
Per non cadere di nuovo in attacchi di panico – esagerati tra l’altro – basterebbe avere fiducia nei piloti e nella direzione gara che non sono degli sprovveduti. Anzi. Marques ha un curriculum di tutto rispetto e ha analizzato la situazione alla perfezione e i conducenti hanno fatto la loro parte.
So quanto il pubblico ci tenga alla sicurezza ma deve sapere che ci sono persone competenti sia in direzione gara e sia in pista. Stesso dicasi per il lavoro egregio dei marshall presenti su tutti i circuiti dove si tiene qualsiasi evento del motorsport. Abbiate fiducia in loro e non accusateli di essere degli sprovveduti o degli incoscienti. Sono professionisti seri e non fatevi prendere dal panico per qualsiasi cosa.
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