Ferrari – Per chi, come me, ha qualche pelo bianco nella barba, Beautiful è stata una soap opera segnante. Non che in casa ci fosse qualche appassionato delle intricate storie di alcune famiglie americane, ma si è trattato di un fenomeno di massa così travolgente che, anche se non la seguivi, finivi per esserne coinvolto in qualche modo. A cominciare da quella sigla che ha fatto storia e che tutt’oggi viene usata come base per eventi gossippari.
E poi quei personaggi che ti ritrovi ogni tanto davanti agli occhi e che fanno sorgere la solita domanda: “Ma questo è ancora vivo?!”. Insomma, Beautiful ha segnato una generazione e i suoi effetti – più o meno positivi – si fanno ancora sentire a distanza dalla prima messa in onda, che pare sia stata in Italia nel 1987 (sì, ho googlato impunemente).

Ferrari: quando la fantasia supera la realtà
Oggi Beautiful si è trasferito in Formula 1, una serie molto esposta sui social e che vive delle interazioni che si fanno su queste piattaforme. Il mondo dei social media è totalmente democratico. Anzi, lo è fin troppo, perché le regole sono talmente labili che non si sa se un punto di vista sia oggettivo, soggettivo, vero, falso, romanzato, ingigantito o strumentalizzato per far passare la propria idea.
Ciò che è certo è che l’epicentro di questa lunga soap opera non è la nativa Los Angeles, ma la piccola e placida Maranello, paese in cui è allocata la sede della Scuderia Ferrari. Tante cose accadono tra quelle mura rosse, bardate da un cavallo rampante che non si riposa da un secolo.
L’occasione per un’altra puntata di questa storia – che, diciamolo in tutta franchezza, ha un po’ rotto le scatole – è ciò che Sainz e Leclerc hanno fatto a Las Vegas. Charles “urlava” per il proprio diritto a non essere superato, Carlos se ne fregava e spezzava i piani tattici andando a prendersi un podio che non ha fatto male al team in termini di punti, ma ha sicuramente allargato una spaccatura all’interno di una squadra in piena fase di ristrutturazione, poiché tra due settimane saluterà il madrileno per poi abbracciare Lewis Hamilton.

Ferrari: burattinai e marionette
Pare che, dopo questi episodi, Fred Vasseur, il saggio della telenovela – quello buono ma che sa essere spietato all’occasione – abbia preso i due per le orecchie e gli abbia fatto una bella lavata di testa, imponendo loro di fare i bravi e di sopportarsi per un’altra decina di giorni. Quelli che intercorrono da qui al divorzio, che sarà siglato l’8 dicembre, mentre in Italia siamo alle prese con le palle… quelle dell’albero di Natale. Perché, a proposito di cose tradizionali, i simboli del Natale a casa mia entrano il giorno dell’Immacolata.
Una buona trama, in una soap opera, non può avere soltanto tre protagonisti. Servono anche personaggi correlati, meno in vista, ma sicuramente non meno importanti. E questi due sono Riccardo Adami, ingegnere di pista di Sainz, e Bryan Bozzi, tecnico che segue le prestazioni della SF-24 numero 16.
Circola voce che dietro l’aggressività di Sainz ci sia il suo ingegnere di pista, che lo spinge a essere più duro e quasi a non rispettare ciò che si era definito nei briefing pre-gara. Una ricostruzione che in queste ore imperversa sui social e che è frutto di sensazioni soggettive che sono emerse in una live di F Racing Tv. Pareri leciti, anche condivisibili, ma che non vanno presi, secondo il mio sommesso e contestabile parere, come un Vangelo in cui credere fideisticamente. E non è questa un’accusa nei riguardi di Federico Albano che è uno stimato professionista che tra le altre cose è un mio di riferimento.
E invece tali osservazioni stanno diventando la pièce à l’appui per costruire meta-storie, secondo cui in Ferrari si agitano due forze opposte: i buoni, che vengono vessati per la loro correttezza e aderenza allo spirito ferrarista, e i cattivi, i classici arrampicatori sociali da telenovela, che sfruttano le circostanze e cinicamente massimizzano i propri interessi a scapito della squadra.

Ma è possibile che un episodio marginale, i cui contorni non sono nemmeno chiari (perché nessuno di noi era nei briefing pre-gara), possa diventare un argomento così chiacchierato da tenerci impegnati per tre giorni senza accennare a mettere un punto? Ma davvero il giornalismo sportivo e la narrazione intorno alla Formula 1 si sono trasformati in un mega-gossip che non spiega i fatti ma alimenta tensioni per tenere il pubblico incollato al televisore con un prodotto di bassissima qualità?
Sì, perché queste vicende sono di bassa lega, hanno stancato ed è ora di archiviarle una volta per tutte. La Ferrari è lì a giocarsi – nonostante questo presunto clima di guerra, nonostante questo narrato stato di natura hobbesiano che si vive nelle segrete stanze modenesi – un titolo iridato che manca dal 2008 e che può concretamente arrivare se anche chi è esterno riesce a compattarsi, invece di perdersi in storie ridicole alimentate forse per qualche clic in più e non per raccontare come davvero stiano andando le cose.
Il carattere di Leclerc lo conosciamo, così come quello di Sainz: i due avranno sicuramente litigato a distanza, è un fatto, ma di certo avranno già appianato le loro divergenze, capendo che in ballo c’è un risultato storico. Se loro riescono a sotterrare l’ascia di guerra, ammesso che l’abbiano mai brandita, lo facciano anche tifosi e osservatori, perché tutto questo ciarlare di sicuro non fa bene alla Ferrari. E quando vi dichiarate ferraristi, ricordatevelo.
Crediti foto: Formulacritica, Scuderia Ferrari HP