Sergio Perez e la lezione di Don Buro

Le recenti tribolazioni che caratterizzano l'ambiente Red Bull potrebbero essere l'occasione per un insperato rilancio di Sergio Perez

Chi si fa l’affari sua, torna sano a casa sua”. Chi non ricorda la massima citata da Don Buro, alias Christian De Sica, improbabile sacerdote protagonista di “Vacanze in America”? Possiamo sollevare i più giovani dall’eventuale ignoranza visto che, per ragioni strettamente anagrafiche, potrebbero non conoscere una pellicola culto degli Anni ‘80. Ma chi ha qualche anno in più deve necessariamente cogliere il riferimento a un Sergio Perez più neutrale della Svizzera nelle Relazioni Internazionali. 

In Red Bull è in pieno svolgimento una guerra senza quartiere per accaparrarsi la guida di un team che per ora non sta subendo il contraccolpo sportivo ma che, a lungo andare, potrebbe sfaldarsi a causa di forze centrifughe che sono tenute insieme da un collante assai debole. E che non resisterà troppo tempo.

Ieri, postulando scenari incerti, abbiamo alluso alla possibilità che Max Verstappen lasci la Red Bull già nel 2025 per accasarsi in Mercedes. Evenienza assai remota perché la RB21 potrebbe ancora essere una macchina vincente tenendo conto del gran vantaggio che Adrian Newey e i suoi hanno accumulato. Ma nulla è così scontato e il passaggio di Lewis Hamilton in Ferrari è lì per ricordarcelo.

Sergio Perez - Oracle Red Bull Racing
Sergio Perez – Oracle Red Bull Racing

Nel 2026 le cose potrebbero mutare radicalmente. Il futuro della Red Bull è abbastanza nebbioso. Le nuove regole tecniche e l’addio della Honda – che si legherà in via esclusiva alla Aston Martin – sono elementi che disturbano il sonno di Max Verstappen che potrebbe attivare quella clausola rescissoria la cui presenza è stata confermata da Helmut Marko. Uno che parla tanto, spesso pure troppo, ma che frottole non ne racconta.   

Ammesso che l’olandese voglia cambiare aria e svincolarsi prima della scadenza naturale del 2028, Perez potrebbe fungere da colonna per un team che non vorrebbe perdere tutti i punti di riferimento. Se vogliamo, Christian Horner qualcosa del genere l’ha lasciata intendere. Leggere per credere.

Abbiamo una macchina fenomenale e abbiamo un posto libero per il prossimo anno. Probabilmente ci sono 16 piloti che desiderano essere su quella macchina. Checo Perez è in pole position. È lui che deve confermare il suo sedile”. Parole espresse a Motorsport Week che raccontano come, in pochi mesi, un sicuro partente viene nuovamente considerato come una risorsa potenziale da riattivare.

E’ chiaro che il cammino è lungo e tortuoso. Dopo un 2023 a tinte horror, il messicano è chiamato a disputare una stagione del tutto diversa. I primi due gran premi sono andati in questa direzione, ma è presto per cantar vittoria perché sono proverbiali gli avvii a palla di cannone dell’ex Racing Point che, man mano che passano le gare, tende a spegnersi. 

Se questo non accadrà e se Horner dovesse vincere la guerra interna, allora Sergio potrebbe tenersi stretto il sedile della n°11. Se il team principal dovesse invece capitolare con la successiva ascensione dell’ala Marko i discorsi cambierebbero. Ma non vogliamo lanciarci troppo oltre con le previsioni, ne stiamo facendo già tante.

Doppietta Red Bull nel Gp dell’Arabia Saudita 2024

Sergio Perez: la via di mezzo che premia

Avete presente quel meme in cui si vedono uomini prendersi a cazzotti mentre un altro è seduto al tavolo a farsi gli affari suoi? Ecco, quella persona è Perez. Impossibile pensare che quella dell’equidistanza non sia una strategia definita a tavolino. Checo si lascia scivolare addosso i problemi del suo team e, soprattutto, evita di prendere una posizione. Anche Max Verstappen ci aveva provato ma i suoi piani sono stati rovinati dall’interventismo del padre che, preso dalla smania di potere, si è messo ad attaccare frontalmente Horner.

Grande e malcelato imbarazzo per l’olandese che ha dovuto spendere parole di supporto per il genitore e, contestualmente, ha evitato di affondare la lama nel ventre del suo team principal. Cerchiobottismo democristiano che ha denotato una radicale crescita nell’ars diplomatica di un uomo a cui troppo spesso viene affibbiata l’etichetta dell’assolutismo. E  invece…

Insomma, per chiudere, Perez si fa gli affaracci suoi e spera di poter raccogliere i frutti maturi della sua opportunistica attesa. Chissà che, senza nemmeno sapere come, possa trovarsi al centro di un progetto tecnico di prim’ordine giocandosi quella chance iridata che oggi, con uno squalo famelico come Verstappen al suo fianco, gli è totalmente preclusa. Don Buro ha predicato nel lontano 1984, Sergio ha raccolto il verbo. 


Crediti foto: Oracle Red Bull Racing

Exit mobile version