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Home F1

Sergio Perez ha ancora il dente avvelenato

Dall’eredità Red Bull al nuovo orizzonte Cadillac: un cambio di prospettiva in Formula 1

Diego Catalano by Diego Catalano
29 Agosto 2025
in F1, News
Tempo di lettura: 4 minuti
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Sergio Perez

Sergio Perez in una delle tante deludenti gare disputate in Red Bull

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Il futuro di Sergio Perez si lega a doppio filo a un nome che, fino a pochi anni fa, sembrava non poter avere nulla a che fare con la Formula 1: Cadillac. Dopo aver vissuto stagioni dense di tensioni e contrasti in Red Bull, il pilota messicano si appresta ad affrontare l’ultima fase della sua carriera con un approccio radicalmente diverso, più vicino al piacere di correre che alla necessità di dimostrare qualcosa. Un ritorno che porta con sé non soltanto un cambiamento personale, ma anche l’ingresso in scena di un costruttore storico che punta dritto a lasciare il segno nella massima serie automobilistica.

Sergio Perez peso dell’esperienza in Red Bull

Il periodo trascorso da Perez a Milton Keynes ha offerto un quadro nitidissimo delle difficoltà che un secondo pilota può incontrare quando la vettura è sviluppata attorno al talento di un leader indiscusso come Max Verstappen. Dal debutto con i campioni del mondo, il messicano ha dovuto confrontarsi con un concetto tecnico quasi esclusivamente modellato sulle esigenze del quattro volte iridato olandese: un’auto che richiedeva uno stile di guida estremamente preciso e che, nelle mani di chi non la interpretava alla perfezione, diventava ingovernabile.

I numeri fotografano questa realtà: nella prima parte della stagione 2024 Perez aveva raccolto 131 punti in 14 gare, salvo crollare a 21 nelle successive dieci. Una caduta verticale che lui stesso ha attribuito a un cambio di direzione nello sviluppo tecnico, accentuando le caratteristiche che favorivano il fenomeno di Hasselt ma penalizzavano chiunque altro.

Non si tratta di una dinamica nuova. Pierre Gasly, Alexander Albon, Yuki Tsunoda e Liam Lawson hanno affrontato lo stesso destino, incapaci di trovare costanza in un’auto che non perdonava “deviazioni”. Lo stesso Perez, pur conquistando vittorie e podi, ha ammesso che l’equilibrio precario della monoposto lo costringeva a un adattamento continuo, soprattutto quando variabili esterne come vento e pioggia complicavano ulteriormente la guida.

A rendere tutto più complesso, la pressione mediatica e il confronto diretto con un compagno di squadra capace di trasformare ogni gara in un capolavoro di efficienza e velocità. Il driver di Guadalajara non nega di aver vissuto momenti duri, ma rivendica con orgoglio la resistenza mentale mostrata in un ambiente che lui stesso ha definito “ostile”. “Molti cercavano di farmi crollare”, ha raccontato recentemente, “Ma quello che ho ottenuto con quella macchina resta scritto”.

Queste parole lasciano intendere che, per il messicano, l’esperienza Red Bull non rappresenti un fallimento, ma piuttosto la conferma di aver raggiunto risultati importanti in condizioni oggettivamente complesse. Da qui la scelta di voltare pagina col dente ancora avvelenato, spinto però dal desiderio di correre per se stesso e non per rispondere a critiche o sospetti.

Sergio Perez Cadillac
Sergio Perez

Cadillac e il ritorno alle origini

Il nuovo percorso di Checo coincide con l’approdo di Cadillac in Formula 1. La casa americana, parte del gruppo General Motors, ha deciso di investire nella categoria regina del motorsport, puntando a un progetto a lungo termine che coniuga ambizioni sportive e ritorno d’immagine globale.

Per il marchio statunitense, l’ingresso nella massima categoria rappresenta una sfida duplice: da un lato confrontarsi con colossi come Mercedes, Ferrari e Red Bull, dall’altro valorizzare un know-how tecnico che in passato ha trovato espressione soprattutto nell’Endurance e nella IndyCar. L’idea è di costruire una monoposto capace di crescere progressivamente, sfruttando anche le nuove regole tecniche del 2026 che, con power unit ibride di nuova generazione e carburanti sostenibili e un quadro aerodinamico stravolto, potrebbero livellare in parte le differenze con i team più affermati.

L’impegno di Cadillac si articola su più fronti. Dal punto di vista della power unit, il gruppo General Motors ha confermato che svilupperà un propulsore ibrido in proprio (debutto del 2028 dopo due stagioni di legame con Ferrari, ndr), sfruttando le competenze maturate nella ricerca sull’elettrificazione e nei programmi Endurance con la V-Series.R. L’obiettivo è integrare soluzioni innovative soprattutto sul fronte del recupero energetico, area in cui la F1 sta puntando con forza in vista del 2026.

Aerodinamicamente, Cadillac si troverà di fronte a una curva di apprendimento ripida. La sfida sarà tradurre in Formula 1 la capacità progettuale mostrata in IMSA e WEC, dove le vetture americane hanno dimostrato di saper coniugare efficienza e stabilità. In questo senso, la scelta di ingaggiare Perez (e Bottas) assume un valore strategico: la sua esperienza con monoposto tecnicamente complesse sarà fondamentale per guidare gli ingegneri nella definizione del pacchetto aerodinamico.

Non meno importante sarà la gestione delle risorse. Con il budget cap a regolare le spese (le norme si applicano anche ai nuovi soggetti, la F1 non ammette deroghe), Cadillac dovrà dimostrarsi abile nell’investire in maniera mirata, evitando la trappola di disperdere energie in troppi settori. La collaborazione con fornitori chiave e partner tecnologici di primo piano sarà determinante per accelerare la crescita.

Il ritorno di Perez con Cadillac è stato accolto con positivamente dai colleghi. Max Verstappen, pur essendo stato l’antagonista interno più difficile, si è congratulato personalmente con lui, mentre Fernando Alonso ha evidenziato come l’ingresso di un marchio di tale portata arricchisca la griglia di partenza: “È positivo vedere nuove realtà credere nella Formula 1. Il prossimo campionato avrà un livello altissimo”, ha commentato il due volte campione del mondo.

L'ex pilota della Red Bulll, Sergio Perez mentre si allena con il durissimo volante di una monoposto di Formula 1
L’ex pilota Sergio Perez mentre si allena con il duro volante di una monoposto di F1

Una chiusura di carriera alle proprie condizioni

Perez aveva lasciato Red Bull con la convinzione (non sposata da molti a dire il vero) che i suoi limiti non fossero legati a una mancanza di talento, ma al DNA stesso della vettura. Con Cadillac, il messicano ha l’opportunità di chiudere il cerchio della sua carriera scegliendo un percorso personale, lontano dalle logiche di confronto interno e centrato sul piacere di guidare e di rimettersi in discussione.

Il suo obiettivo non è accumulare trofei a tutti i costi, ma vivere l’ultima fase della sua avventura in Formula 1 alle sue condizioni, contribuendo al lancio di un progetto che potrebbe rappresentare una delle novità più interessanti della prossima era tecnica.

In questo senso, l’unione tra Cadillac e Perez si configura come un binomio che va oltre la semplice dimensione sportiva: da una parte un marchio in cerca di legittimazione internazionale, dall’altra un pilota che vuole restituire alla sua carriera la dimensione umana del piacere di correre. Due strade che si incrociano nel momento in cui la Formula 1 si prepara a una trasformazione profonda, con nuovi regolamenti e una crescente attenzione alla sostenibilità.


Crediti foto: Oracle Red Bull Racing

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Tags: Cadillac F1F1F1 2026NewsRed BullSergio Perez
Diego Catalano

Diego Catalano

Partenopeo Classe 1977 con formazione nell’ambito delle Relazioni Internazionali. La passione per il motorsport nasce sin dalla prima adolescenza. Proprio questa forte pulsione mi ha portato, negli anni, a volermi cimentare con la narrazione di ciò che circonda la Formula Uno. Ho fatto parte, come fondatore, di diversi progetti editoriali a tema: MotorQube, Fatti di Motori, Undici Metri; esperienze chiusesi ma che mi hanno permesso di approdare in FormulaUnoAnalisiTecnica. Realtà nella quale, per cinque anni, ho ricoperto il ruolo di caporedattore e coordinatore. Nel gennaio del 2024 ho deciso di rimettermi in gioco creando Formulacritica.it, un contenitore plasmato sulle mie necessità espressive che ho voluto impostare su un modo di raccontare il motorsport diverso, votato all’analisi concettuale del fenomeno. In parallelo curo un altro figlio editoriale: PuntoNapoli. A tempo perso pesto sui tamburi e sui piatti di una batteria e provo a dare del tu a un paio di bassi elettrici. Con risultati rivedibili. La musica e il prog-rock sono un’altra ragione di vita. Ne parlo su No Limits Radio nello spazio denominato "Blog To The Edge" del quale esistono proiezioni sui principali social network e su YouTube.

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