Finalmente! Si è interrotto il rapporto lavorativo tra Sergio Perez e Red Bull. O, per meglio dire, si è modificato, visto che il messicano dovrebbe ricoprire il ruolo di ambasciatore del team, rimodulando così l’operatività del suo ultimo anno di contratto. L’essenza delle cose non cambia: Perez è stato sonoramente bocciato dopo un’annata, l’ennesima, disastrosa, nella quale ha beccato un distacco siderale dal campione del mondo Max Verstappen e in cui, unico tra i quattro top team, non è riuscito a vincere una sola gara.
La sensazione è che il buon Sergio l’avesse sfangata già prima dell’estate, quando tutti pensavano che la sua avventura in Formula 1 fosse arrivata al capolinea. Chi doveva sostituirlo, Daniel Ricciardo, stava forse sciorinando prestazioni ancor peggiori e questo ha contribuito a salvare il sedile della RB20.
Ieri è arrivata la formalizzazione di quanto era già chiaro da tempo; ora a Milton Keynes non devono far altro che annunciare il nuovo compagno di squadra di Verstappen, che dovrebbe essere Liam Lawson, salvo sorprese dell’ultima ora che potrebbero chiamarsi Yuki Tsunoda. Un nome che teniamo ancora vivo, ma le cui speranze di concretizzazione sono veramente limitate.
Qualcuno dirà che il titolo di questo scritto è irriverente. Certo, lo è. Volutamente. Chi scrive non è mai stato un grande fan di Sergio Perez e negli ultimi anni ha decisamente diminuito la sua considerazione per un pilota che sembra essere stato più un oggetto, un tappabuchi, che un professionista meritevole di guidare nella massima espressione del motorsport. In passato abbiamo letto etichette non proprio lodevoli quando si parlava di compagni di squadra di top driver. Sicuramente ricorderete il trattamento riservato a Valtteri Bottas, da troppi definito un cagnolino scodinzolante.
Magari Perez avesse mostrato la stessa dignità sportiva! Sergio ha accettato di tutto, ha ingoiato bocconi amari e quell’unica volta in cui ha provato a alzare la testa, a Monaco 2022, in quella famosa qualifica in cui si mise di traverso (letteralmente), l’ha pagata cara e amara quando Verstappen, sul finire di stagione, non lo aiutò a conquistare il secondo posto nella classifica piloti. Non me ne volere, Checo, ma anche i cavalieri serventi avevano un decoro, un amor proprio, sicuramente più spiccato.

Sergio Perez: campione del mondo nel mondiale del cuore di papà
“Penso che il meglio di Checo non l’abbiamo ancora visto. Ha ancora molto da dare e sicuramente con il passare del tempo il Messico avrà un campione di F1”. Con queste parole papà Antonio aveva alluso all’idea che il suo pargolo potesse prima o poi diventare campione del mondo. Ci perdonino i Perez se facciamo della facile ironia, ma già quando queste dichiarazioni venivano riportate dai media in redazione scoppiarono fragorose risate. Che confermiamo oggi, a distanza di qualche mese.
L’assist di papà Antonio era troppo ghiotto per immaginare di non insaccare con il portiere battuto. Una dichiarazione improvvida, azzardata, che non poteva non ritorcersi contro chi l’ha pronunciata. Perez non meritava la Formula 1 già da un po’ di tempo. Quali siano le motivazioni della sua involuzione non è dato sapere. In certe dinamiche entrano solo i protagonisti del mondo Red Bull, e quelli hanno deciso di chiudere un rapporto ormai stantio, irreversibilmente degradato.
Checo non è mai stato una cima nel pilotaggio, ma non era nemmeno un pilota pessimo, la carta vecchia che è diventata accanto a Max Verstappen, che lo ha letteralmente logorato tecnicamente e devastato mentalmente. Proprio per questo motivo la sua esperienza in Red Bull doveva chiudersi: non c’erano più le condizioni per farlo esaltare, anche perché all’interno del team ha sempre avuto un nemico dichiarato, quell’Helmut Marko che bramava di silurarlo ormai da qualche stagione. E correre costantemente con la Ppada di Damocle sopra la testa non ha certamente aiutato chi non ha un’elevata cifra tecnica e nemmeno la capacità di saper gestire al meglio l’aspetto psicologico.

Sergio Perez: quale futuro?
Di certo, nel 2025, il driver di Guadalajara non sarà a bordo di una vettura di Formula 1. Bisognerà ora capire se vorrà prendersi un anno sabbatico o si reinventerà in altre categorie, nelle quali la sua comunque lunga esperienza può essere un fattore vincente.
C’è da dire che non stanno mancando le speculazioni. Non erano passati nemmeno pochi minuti dal messaggio di commiato che qualche testata – la spagnola AS, faccio nomi e cognomi – l’aveva già piazzato in Cadillac, con la solita congettura del pilota esperto di cui avrebbe necessità un team giovane. Che banalità! Ogni tanto bisognerebbe sapersi rinnovare e non cadere nei soliti cliché narrativi, ma forse ho speranze troppo elevate.
Da umile mestierante della penna – anzi, sarebbe il caso di dire della tastiera – mi permetto di suggerire al buon Perez di fermarsi un po’, capire cosa vuole fare nella vita, ricaricare le batterie e lanciarsi in un progetto nel quale si contorni di persone che credono in lui e non da uno staff che lo ha sfruttato per fini altrui.
Perché è andata un po’ così negli ultimi tempi: Sergio è stato una vittima sacrificale in nome delle necessità di Max Verstappen. L’olandese ne ha approfittato, il team lo sapeva, e lui ha passivamente accettato questo status pur di accontentarsi di qualche vittoria qua e là, di podi che sono arrivati in misura sempre minore e di un bel pacco di soldi che nella vita non guasta mai.

Ma le ferite sulla carriera hanno forse superato i benefici appena citati. Pérez passerà alla storia come uno dei peggiori piloti che ha avuto la possibilità di guidare una macchina di vertice. La lista è lunga, non è stato il primo né sarà l’ultimo, ma con le vetture che ha avuto la possibilità di pilotare è veramente grave aver inanellato risultati così modesti.
Augurando buona fortuna a Sergio e a papà Antonio, la cui presenza nel paddock era sempre motivo di gioia e di rallegramento, dico senza filtri che in pista non mancherà affatto. Non si tratta di una questione di rispetto per un professionista, ma di semplice necessità di affermare il vero, mondandosi da stupide ipocrisie e buonismi. Ciao Sergio e goditi quel titolo iridato di cui parlava papà Antonio. Alla fine, quel che conta è l’affetto dei propri cari, e avere un genitore così premuroso e adorante è la vera vittoria della tua vita.
Crediti foto: Oracle Red Bull Racing
Articolo intriso di maleducazione (poi ho visto che è stato scritto da un napoletano anche, quindi mi si è chiarito il motivo di tale modo di scrivere). Inaccettabile non poter mantenere un certo decoro nel raccontare i fatti (che comunque sono veri) e un minimo di professionalità. Non è possibile trovarsi a leggere un testo dove sul giornalismo e l’opinionismo seri prevale la volontà di scrivere insulti gratis nei confronti di un pilota che (a detta dell’autore dell’articolo stesso) non piace. Vergognatevi!
Uno che si indigna e parla di maleducazione e usa il termine napoletano come fosse un insulto. Il commento è approvato solo perché gli altri vedano che essere immondo sei. Saluti.
Sì perché ho visto tanti altri che hanno la stessa tua origine e non sono capaci di darsi una regolata e di moderare i toni quando si esprimono. Se ti dà troppo fastidio questa cosa, prova a cambiarla te partendo da questo sito e mantenendo un decoro nella scrittura
Esci allo scoperto, tanto il tuo IP mi dice chiaramente chi sei. La mia scrittura è decorsa, il senso degli articoli è chiaramente spiegato. Non posso farmi carico del deficit cognitivo altrui. Saluti, AA. Ripeto, so perfettamente chi sei e stai facendo una bella figura barbina. Chetati finché sei in tempo.