Il 23 aprile, durante una puntata di CriticaLive (qui per recuperarla integralmente), Paul Hembery – per anni volto e mente di Pirelli Motorsport – aveva sganciato una bomba di mercato. Con una calma quasi studiata, l’ingegnere britannico aveva lasciato intendere che il futuro di Sergio Pérez fosse già scritto. “Negli Stati Uniti sono convinti che il trentacinquenne messicano guiderà per Cadillac. Il secondo pilota? Ancora da decidere. Ma l’esperienza e il pacchetto di sponsor di Checo fanno gola”, disse in diretta.
Parole che, all’epoca, suonavano come un pronostico. Oggi, a distanza di mesi, assumono i contorni di una conferma. Secondo PlanetF1.com, Pérez sarebbe a un passo dalla firma con il nuovo team a stelle e strisce, pronto a entrare in Formula 1 nel 2026. L’annuncio – si sussurra – potrebbe arrivare a Monza, in occasione del Gran Premio d’Italia, replicando la strategia mediatica che un anno fa accompagnò l’ufficialità di Andrea Kimi Antonelli in Mercedes.
Sergio Perez – Cadillac: fine di un’era, inizio di un’altra
L’avventura di Pérez in Red Bull si è chiusa alla fine del 2024. Quattro stagioni fatte di qualche picco, diversi passaggi a vuoto e il ruolo, non sempre semplice, di compagno di squadra di Max Verstappen. Con l’ultimo Gran Premio disputato a Yas Marina, Checo è scivolato in un limbo scomodo: fuori dalla griglia 2025 e con il rischio di vedere sfumare la carriera nel giro di pochi mesi.
Ma il silenzio non è durato a lungo. Prima il cambio di management, segnale inequivocabile di un rilancio studiato. Poi le dichiarazioni del padre, Antonio Pérez Garibay, che non hanno lasciato spazio a interpretazioni: “La versione migliore di Checo deve ancora arrivare. Quello che ha fatto finora è passato. Quello che sta per succedere sarà storico. Non abbiamo mai lasciato la Formula 1”.
Sergio Perez in F1: un colpo da manuale per Cadillac
Per Cadillac, assicurarsi un pilota con oltre 250 Gran Premi alle spalle non è una semplice scelta di sicurezza: è un investimento a lungo termine. La nuova squadra americana, spinta dal colosso General Motors e supportata da Andretti Global, sa che il debutto nel 2026 porterà con sé difficoltà tecniche e logistiche. Affidarsi a un pilota capace di leggere le gare, gestire le gomme come pochi e mantenere lucidità nelle fasi più delicate può fare la differenza.
In più, Pérez ha un valore mediatico enorme. In Messico è un’icona sportiva, negli Stati Uniti ha un seguito crescente grazie alle tappe di Austin, Miami e Las Vegas, e in tutto il continente americano rappresenta un asset commerciale preziosissimo. Un fattore che, per un costruttore che punta a rafforzare il proprio brand oltreoceano, pesa quanto il cronometro.

Monza come palcoscenico
Il Gran Premio d’Italia è da sempre uno degli eventi più seguiti della stagione, anche fuori dai confini europei. Annunciare lì l’arrivo di Pérez significherebbe sfruttare una vetrina globale, garantendo alla nuova scuderia una copertura mediatica immediata e massiccia.
Il precedente di Antonelli insegna: il tempismo giusto, un contesto iconico e la giusta dose di mistero possono trasformare un comunicato in un evento virale. Per Cadillac, sarebbe il modo migliore per dire al mondo che l’avventura in Formula 1 è cominciata davvero.
Il progetto Cadillac
L’ingresso di Cadillac in Formula 1 coincide con la rivoluzione tecnica del 2026, quando nuove regole aerodinamiche e power unit ibride riviste ridisegneranno l’equilibrio della griglia. La casa americana porterà in F1 il know-how maturato nei programmi Endurance, dove le vetture LMDh hanno già dimostrato competitività, e lo abbinerà a una struttura da costruire quasi da zero.
Il legame con Andretti Global ha un grande peso, non solo storico e mediatico: Michael Andretti e il suo team hanno un pedigree importante nel motorsport americano e una chiara ambizione di inserirsi stabilmente nel Circus. Il debutto, tuttavia, richiederà pazienza e una pianificazione minuziosa, motivo in più per cercare una guida esperta come Pérez.

Cadillac e l’incognita del secondo sedile
Se la casella di Checo appare ormai segnata, l’identità del suo futuro compagno resta avvolta nel dubbio. Hembery, già ad aprile, aveva ammesso che giudicare i giovani non era semplice e che la scelta poteva richiedere tempo.
Due le strade possibili: puntare su un giovane americano, cavalcando l’onda patriottica, o affiancare a Pérez un altro pilota esperto per accelerare lo sviluppo. Entrambe le opzioni hanno pro e contro, e molto dipenderà dalle priorità strategiche del team.
Per ora Cadillac si assicura un numero uno d’esperienza. Pérez è da sempre sinonimo di gestione gara. La sua abilità nel preservare gli pneumatici, combinata con un istinto tattico spiccato nelle fasi concitate, gli ha permesso di capitalizzare occasioni che altri avrebbero sprecato. Per una squadra nuova, questa capacità può tradursi in punti preziosi fin da subito, anche con una vettura non ancora al livello dei top team.
E non va sottovalutato l’aspetto interno: un leader in grado di dettare il ritmo nello sviluppo tecnico e nel feedback agli ingegneri è una risorsa inestimabile nei primi due anni di vita di una scuderia. Ovviamente ci si attende che il messicano non sia la versione sbiadita che ha sofferto contro Verstappen soprattutto nelle ultime due annate quando è uscito triturato dal confronto interno.
Per Checo, questa non sarebbe solo una nuova avventura, ma una reinvenzione. Dalla pressione costante di un top team come Red Bull a un progetto da plasmare, con il potere di incidere sulla filosofia e sull’identità della squadra. Un’occasione per lasciare un segno non solo con i risultati, ma con l’eredità.
Il paddock guarda e aspetta. Se tutto andrà come sembra, l’abbinata Cadillac (motorizzata Ferrari, ndr) – Pérez potrebbe diventare uno dei temi caldi del 2026, un matrimonio tra un marchio che vuole conquistare la Formula 1 e un pilota che vuole scrivere l’ultimo, grande capitolo della sua carriera.
Crediti foto: Oracle Red Bull Racing, Formulacritica, F1
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