Senna Day – Quella volta a Interlagos

Un figlio del Brasile che ha dovuto attendere tanto, troppo, per imporsi davanti al suo pubblico. Ripercorriamo l'epica Interlagos 1991

Senna Day – In occasione dell’anniversario della morte di Ayrton Senna, Formulacritica celebra la leggendaria figura del pilota brasiliano. Lo facciamo anche con dei brevi flashback a momento iconici della carriera dell’asso paulista.  Interlagos del 1991, è uno di quei momenti. La volta in cui trionfò per la prima volta nel Gran Premio del Brasile.

San Paolo, 24 marzo 1991. Per il Brasile e per il popolo brasiliano è una domenica importante, l’idolo di una nazione intera corre nel Gran Premio di casa. Ayrton Senna non aveva mai vinto nella gara interna. Per sette anni ci aveva provato ma tra contatti, squalifiche e guasti al motore non era mai riuscito in quella che sembrava ormai un’impresa.

Eppure Ayrton aveva già vinto due mondiali, era il re delle pole position, era considerato come uno dei piloti più forti della sua generazione – se non il migliore –  ma il destino fu beffardo con lui, almeno fino a quel 24 marzo 1991.

Il weekend parte bene con Senna che conquista la pole numero 54 in carriera. Alle sue spalle le due Williams di Riccardo Patrese e Nigel Mansell. A ruota il compagno di squadra Gerhard Berger. In Brasile aveva piovuto per tutta la settimana, si prevedevano gocce anche durante la gara.

Il gran premio parte e sin da subito Senna si dimostra più performante della concorrenza. È il giorno giusto per regalare una gioia al popolo brasiliano, alla torcida ammassata come formiche sugli spalti del Carlos Pace. Tutto procede per il meglio, Ayrton è decisamente più veloce delle rivali Williams e della Ferrari di Jean Alesi. Primo colpo di scena: Mansell perde molto tempo ai box e, successivamente, è costretto al ritiro. Tutto sembra allinearsi per “Magic”.

Senna Day
Lo sguardo penetrante di Ayrton Senna

Senna: il destino amico

Ma, improvvisamente, intorno al giro 28, la monoposto di Ayrton comincia a balbettare. Problemi al cambio. Prima perde la quarta marcia, poi la terza, la quinta… gli spettri che si materializzano, il panico che monta.

A sette giri dal termine Senna si ritrova a correre solamente con la sesta marcia. Cosa che fa alzare drasticamente i tempi sul giro. Parte la rimonta furiosa di Riccardo Patrese.

Sembra che ancora una volta questa gara si sia rivelata maledetta, pare che il sogno della torcida di veder trionfare in Brasile Ayrton debba ancora attendere. Ma la pioggia interviene in soccorso di Senna. Forse per volontà divina comincia a diluviare. E Ayrton in certi segnali superiori ha sempre creduto.

Siamo all’ultimo giro. Senna fa cenno con la mano di interrompere la gara: il circuito è diventato un lago (nomen omen), ma sarà anche grazie a queste condizioni climatiche avverse che il brasiliano riuscirà a vincere a Interlagos, la sua gara. Patrese arriverà alle sue spalle, a soli 2.9 secondi.

A fine gara Senna si lascia andare ad un urlo misto di gioia e dolore. Felicità perché ce l’ha finalmente fatta dopo anni di sfide. Sofferenza perché ha dovuto gestire una macchina danneggiata, difficile da guidare, sfiancante da controllare. La stessa monoposto che non riuscirà a raggiungere i box a fine gara tanti erano i danni a quella trasmissione pazza che dovette però soccombere alla più alta volontà del fato.

Senna, barcollante sul podio, prova a sventolare i colori brasiliani. Il pilota è visibilmente esausto, non riesce nemmeno ad alzare il trofeo. Dopo svariati tentativi porta in alto la coppa con la torcida che urla il suo nome e che, estasiata, intona il coro “Ole ole ole Senna”.

Ayrton Senna, stanco e provato, sul primo gradino del podio del Gran Premio del Brasile 1991

A fine gara Ayrton dichiarerà: “Ho trovato dentro di me una forza che veniva da Dio. Ho urlato e gli ho chiesto una vittoria che meritavo. Dedico a Lui questo successo“.

A fine gara non sapevo se ridere o piangere”.

Fu così quindi che Ayrton Senna conquistò  il suo primo trionfo nel Gran Premio del Brasile. Nello stesso anno avrebbe vinto il suo terzo mondiale piloti, l’ultimo della sua carriera. Poi toccò alla Williams con la doppietta Mansell – Prost, quella squadra da cui fu attratto; quella vettura che diventò la sua bara. Il destino, ancora una volta, si sarebbe mosso con logiche imperscrutabili.

#Sennaday


Crediti foto: F1

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