Se nemmeno il gommista capisce le gomme

Una costante si osserva nel mondiale di F1 2024: piloti, team e addirittura la Pirelli non riescono a prevedere il comportamento degli pneumatici che varia, in gara, in maniera troppo repentina al mutare di pochi elementi. Una deriva alla quale mettere un freno sin dal 2025

Spa-Francorchamps, Monza e Baku ci hanno segnalato un problema con le gomme Pirelli. Non si tratta di una questione legata alla sicurezza. E forse neanche alle prestazioni. No, il problema riguarda la prevedibilità del comportamento degli pneumatici. Sono stati citati alcuni casi recenti, tra cui uno molto eclatante, ma ci sono tante storie meno evidenti che raccontano comunque la stessa cosa: né i team, né i piloti, né tantomeno il produttore riescono a comprendere appieno il comportamento delle gomme.

Se questo accade con le scuderie e i driver che utilizzano le auto, può essere comprensibile. Ma la questione diventa più seria se a non capire come funzionano gli pneumatici è chi li progetta, costruisce e fornisce, ossia la Pirelli. In Belgio, prima che fosse squalificato, George Russell aveva vinto una gara utilizzando la gomma hard che sembrava non degradare in prestazioni. Era una cosa che né il pilota né il team avevano previsto, visto che la strategia era impostata su un doppio pit stop, come fatto dal compagno Lewis Hamilton. Con il passare dei giri, il compound ha mantenuto le prestazioni, annullando il deficit rispetto a gomme più fresche.

La stessa cosa si è verificata a Monza con Leclerc, che ha spiazzato la McLaren allungando il secondo stint e conquistando un clamoroso trionfo. A Baku, Lando Norris ha completato quasi 40 giri senza che le sue gomme mostrassero segni di degrado significativo. L’inglese si è fermato ai box solo perché obbligato dal regolamento, altrimenti avrebbe potuto arrivare fino alla bandiera a scacchi.

Ordine Arrivo Gp Azerbaijan 2024
Oscar Piastri, McLaren F1, Gp Azerbaijan 2024

Pirelli: gomme da “magia nera”

Sono stati citate tre fattispecie emblematiche che dimostrano quanto sia difficile pianificare strategie coerenti prima delle gare. Questo accade anche perché i team evitano di testare i compound più duri durante le prove libere, che vengono centellinati da Pirelli, preferendo utilizzare più treni di gomme morbide per le sessioni di qualifica. Tuttavia, ciò non giustifica l’incapacità di comprendere a fondo il comportamento di ogni tipo di gomma in base al circuito.

Dopo il Gran Premio dell’Azerbaigian, George Russell si è mostrato molto critico nei confronti delle gomme Pirelli. L’inglese della Mercedes ha affermato che nella prima parte di gara era un secondo e mezzo più lento rispetto al ritmo ideale, mentre nelle fasi finali era più veloce di un secondo rispetto a Leclerc e Piastri, che stavano duellando per la prima posizione. Tutto questo a parità di gomma, pista e condizioni.

Russell ha sottolineato che non si tratta solo di una problematica legata al tipo di mescola, ma anche che ogni set di gomme sembra comportarsi in modo diverso in base a come viene introdotto in pista e utilizzato nei primi giri. Ha addirittura parlato di “magia nera” per descrivere quanto sia difficile gestire una situazione in cui mancano punti di riferimento chiari per piloti e team.

Il rappresentante della GPDA ha affermato che è necessaria una discussione seria su questo tema già per il 2025, soprattutto in vista degli anni futuri, quando entreranno in gioco nuove variabili tecniche. Avere pneumatici imprevedibili sarebbe deleterio. Pirelli, dal canto suo, ha respinto le accuse, sostenendo che la gestione del degrado è parte dell’arte delle corse. Tuttavia, resta il fatto che nemmeno la “P Lunga” sembra essere in grado di fornire ai team schemi operativi chiari.

George Russell, Mercedes-AMG Petronas F1 Team, Gp Azerbaijan 2024

Gomme imprevedibili: quale soluzione?

È evidente che vi sia una responsabilità da parte di chi progetta e costruisce gli pneumatici, ma va anche detto che la mancanza di test in pista contribuisce a creare questo tipo di scenario. Le simulazioni sono sempre più complesse e precise, ma ci sono ancora elementi che sfuggono, generando una situazione in cui mancano riferimenti chiari, come dimostrano le gare citate.

Si assiste così a competizioni vinte più per amministrazione che per “aggressione sportiva”, a tutto svantaggio dello spettacolo. I piloti sembrano più dei gestori, impegnati a “sussurrare” alle gomme, amministrare la quota elettrica dei motori e stare attenti a non spingere troppo per evitare penalizzazioni dovute all’usura delle power unit, che devono durare sei o sette gare.

Questa è la Formula 1 di oggi, lo abbiamo capito. Tuttavia, non dobbiamo accettare passivamente questa situazione. E forse nemmeno Liberty Media, interessata a mantenere vivo lo spettacolo, vuole adeguarsi a arrendersi questo meccanismo. Basterebbe imporre mescole che si degradino prima e costringano i piloti a effettuare più soste, a vantaggio dell’imprevedibilità sportiva e della prevedibilità del comportamento delle gomme.

Pirelli, nelle prossime settimane, condurrà una serie di test in vista del 2025 e del 2026. Si spera che queste sedute di prova, insieme agli insegnamenti tratti dalle gare sopracitate, possano portare a pneumatici con specifiche diverse, che migliorino le condizioni per chi deve pianificare le strategie e per chi deve eseguirle durante i Gran Premi.


Crediti foto: Mercedes-AMG Petronas F1 Team, Scuderia Ferrari HP, McLaren F1

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