La narrativa dominante dell’ultimo decennio è stata chiara: il futuro dell’automotive (e del motorsport) sarebbe stato elettrico. Eppure, oggi qualcosa scricchiola. La notizia che Ferrari ha posticipato la sua seconda supercar elettrica – non per problemi tecnici, ma per mancanza di ordini – segna un punto di svolta. E se lo diciamo noi, fanatici di motorsport, poco conta. Ma se neppure i clienti Ferrari vogliono un’auto elettrica, allora vuol dire che anche il mercato del lusso, e il motorsport che ne è l’estensione agonistica, sta voltando le spalle alla corsa a batterie.
Ferrari: la supercar elettrica può attendere
Secondo quanto riportato da Reuters, Ferrari ha deciso di posticipare il lancio della sua seconda auto elettrica almeno al 2028, a causa dell’interesse “estremamente debole” da parte dei clienti. Il primo modello full-electric è comunque atteso nel 2026, ma questa brusca frenata evidenzia un dato di fatto: nessuno vuole una Ferrari elettrica. Una notizia clamorosa, se si considera che da sempre i clienti del Cavallino comprano a scatola chiusa, spesso senza nemmeno vedere l’auto.
WRC: addio all’ibrido dopo soli tre anni
Anche il mondo dei rally sembra tornare sui suoi passi. A partire dalla stagione 2025, le auto Rally1 non montano più il kit ibrido fornito da Compact Dynamics. La rimozione del sistema ha portato a una riduzione di peso di circa 80 kg e a un regolamento rivisto, con nuove flange e aerodinamica semplificata. La motivazione ufficiale? Taglio dei costi. Ma la verità è che né i team né i fan hanno mai digerito un’ibridazione artificiale e poco spettacolare.
WEC: Hypercar anche senza elettrico
Nel WEC, la classe Hypercar era nata come laboratorio ibrido. Ma oggi si è aperta ad approcci più pragmatici:
- Glickenhaus e Vanwall hanno gareggiato con vetture termiche pure;
- la Aston Martin Valkyrie AMR-LMH, si è distinta nella classe Hypercar col suo V12 aspirato, senza sistema ibrido.
Questo dimostra che, anche nell’endurance, l’elettrificazione non sembra essere l’unica strada possibile.
Anche i grandi marchi rallentano: Maserati, Lamborghini, Porsche
Tornando sulla strade pubbliche, anche in questo contesto si nota un dietro front sull’elettrico da parte dei grandi brand del lusso:
- Lamborghini ha rimandato il primo modello elettrico al 2029;
- Maserati ha cancellato la MC20 Folgore a causa di scarso interesse;
- Porsche riduce gli investimenti in batterie e rimodula la strategia EV dopo il crollo Taycan.
In sintesi: la spinta full-electric non funziona né nel motorsport né nelle vetrine del lusso.
Perché l’elettrico non funziona davvero nel motorsport?
Il fallimento dell’elettrico nel motorsport non è soltanto una questione di gusto personale, ma affonda le radici in aspetti tecnici e culturali profondi.
- il primo è senza dubbio il peso: le batterie ad alta capacità sono ancora oggi pesanti, ingombranti e difficili da integrare in una dinamica di gara. Ogni chilo in più è un nemico del tempo sul giro, specie nei tracciati più tortuosi o tecnici dove la reattività del telaio fa la differenza;
- esperienza sensoriale: il rombo, la cambiata, le vibrazioni… non si simulano. Il secondo problema è l’esperienza sensoriale. Il rombo di un V10, la spinta improvvisa di un turbo, la scalata al limitatore: sono tutti elementi che costruiscono l’immaginario collettivo delle corse. L’elettrico, per quanto potente, è silenzioso. Non trasmette emozioni uditive né vibrazioni, e questo lo rende agli occhi dei fan distante, freddo, asettico;
- spettacolo: l’elettrico non emoziona. Lo dimostra il calo di appeal della Formula E. Anche dal punto di vista dello spettacolo, l’elettrico ha mostrato i suoi limiti. La Formula E, pur essendo tecnicamente interessante, fatica a coinvolgere il grande pubblico: manca la percezione del rischio, la brutalità dei sorpassi, la visceralità dei motori;
- domanda reale: senza sussidi e hype mediatico, le EV premium vendono meno. Infine, c’è la questione della domanda reale. Le vendite di EV premium stanno rallentando in molti mercati una volta trainanti. Senza gli incentivi statali e senza la pressione normativa, i clienti tornano verso il termico o l’ibrido. E se questo vale per le auto di serie, ancora di più accade nel motorsport, dove la tecnologia deve servire la prestazione, non la retorica.
L’elettrico non è la sola via
Il caso Ferrari è emblematico: se nemmeno il marchio che vende sogni su ruote riesce a vendere elettrico, forse è tempo di ripensare la narrativa. La sostenibilità nel motorsport non può passare solo da batterie e silenzio. Deve includere alternative, rispettare la tradizione tecnica e soprattutto l’emozione. E se oggi anche FIA e i marchi più blasonati fanno retromarcia, forse è perché l’elettrico, almeno per le corse e le supercar, non è il futuro. È stato un abbaglio.
Crediti foto: Formulacritica
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