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F1: Schumacher e quella tradizione perduta del Gp del Canada

Evan Short, il Trackside Electronic Systems Team Leader della Mercedes nato a Montreal, racconta cosa significa per lui il Gran Premio del Canada. Con un ricordo speciale su Michael Schumacher

Sofia Dombre by Sofia Dombre
5 Giugno 2024
in F1, News
Tempo di lettura: 4 minuti
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Chi più di un canadese può farci capire cosa è la Formula 1 per il Canada? Non solo, ma parliamo anche di un uomo formatosi a Montreal, città che ospita il circuito intitolato dall’82 al compianto Gilles Villeneuve. Si tratta di Evan Short, il Trackside Electronic Systems Team Leader della Mercedes.

“Sono cresciuto a Ottawa”, dice Evan “Era una città tranquilla. Montreal era molto più cosmopolita, c’era una grande comunità proveniente dall’Europa e dal resto del mondo. Andarci è stato un po’ come andare in Europa. Come ingegnere, ha anche alcune delle migliori scuole del paese”.

La Formula 1 in Canada ha un nome e un cognome: Gilles Villeneuve. L’uomo Mercedes aveva solo 8 anni quando il campione venne a mancare ed è stato proprio lui ad ispirarlo.

“Il motivo per cui la F1 era popolare in Canada mentre crescevo è dipeso dall’ascesa di suo figlio Jacques”, spiega Evan. “C’è stata questa incredibile storia di questo eroe nostrano morto così giovane e poi suo figlio che ha scalato i ranghi fino a diventare campione del mondo”.

Il circuito Gilles Villeneuve di Montreal

Quando Jaques Villeneuve divenne campione del mondo Short era ancora all’università, ma il richiamo del paddock era fortissimo: “Il padre di un mio amico, Bob Robinson, era un concessionario di auto a Vancouver ed era coinvolto nel motorsport canadese”, continua l’ingegnere.

“L’interesse nazionale per la F1 aveva raggiunto l’apice grazie alla vittoria di Jacques e anche Bob era ispirato. Ha incoraggiato me e suo figlio a dedicarci al motorsport per fondare un team di Formula SAE, l’equivalente nordamericano della Formula Student”.

“Ci ha introdotto a questo sport sponsorizzando la nostra squadra, prestandoci auto e rimorchi per guidare in giro per il Nord America per andare alle competizioni. Aveva un’incredibile passione per questo. Questo è il modo in cui sono stato davvero coinvolto. Quando ti immergi nel motorsport, è molto divertente”.

Dopo due anni eccolo finalmente catapultato nella Formula 1 in uno dei team più iconici di questo sport, la Ferrari. Il tecnico racconta della sua prima volta nel suo Paese.

“La mia prima stagione è stata nel 1999. Ho iniziato come responsabile delle telemetrie per la Ferrari. Era solo la mia terza o quarta gara – la prima fuori dall’Europa – ma sono rimasto assolutamente sbalordito dal rumore e dalla folla. L’energia lì era qualcosa di molto diverso”.

“Ho potuto mostrare tutto alla mia famiglia”, continua. “Fino a quel momento probabilmente stavano pensando: <<Non so davvero quale sia il suo lavoro. E’ appena scomparso in Europa, chissà a cosa sta lavorando. Per quanto ne sappiamo, potrebbe lavorare in una paninoteca!>>”.

“Essere in grado di portare loro in giro nel paddock, sentire le auto che passavano e vedere su cosa stavo lavorando è stato incredibilmente speciale. Non erano fan della F1, quindi è stato illuminante per loro. Da allora mia madre è diventata una fan accanita, quindi è stata una trasformazione anche per la nostra famiglia!”.

“Anni dopo sono stato in grado di portare la mia famiglia ai box. È stato davvero speciale, poter mostrare loro quello che faccio”.

Un altro ospite speciale per Evan è stato sicuramente Bob Robinson: “Bob aveva sponsorizzato il nostro team di Formula SAE e ci aveva portato alle competizioni, quindi era un sogno per lui guardarsi intorno nel box Ferrari. Purtroppo non è più con noi, ma ricorderò sempre come quel giorno rimbalzava sui muri per l’eccitazione”.

Da quella prima visita al Circuit Gilles Villeneuve, Evan ha assaporato la vittoria otto volte, quattro con la Ferrari e quattro con il team di Brackley. Nel 2016 è salito sul podio per ritirare il trofeo costruttori.

Evan Short sul podio del Gp di Canada nel 2016

Quella volta c’era Michael Douglas che si aggirava nel paddock a rilasciare interviste. Ma non è stato l’attore hollywoodiano ad attrarre l’attenzione dell’ingegnere della Mercedes.

“L’uomo che distribuiva i trofei era Marc Garneau. Per i piloti è stato presentato come il Ministro dei Trasporti, ma per me è stato un eroe d’infanzia. È stato il primo canadese nello spazio!”.

“E’ stato uno strano momento stare lì con Lewis Hamilton e Sebastian Vettel che hanno colpito tutti. Ma io ero lì a guardare Marc e pensavo: <<Non sai chi è?!>>. Nessuno nel team lo sapeva. Ero l’unico. È stato un onore rappresentare la squadra ed è stato particolarmente speciale per me”.

Altri momenti memorabili non si sono verificati sulla pista, ma sul vicino bacino olimpico, lo specchio d’acqua artificiale creato per le gare di canottaggio e canoa alle Olimpiadi estive del 1976. Quando ancora si svolgeva l’annuale regata tra squadre sul bacino, Evan ricorda di aver dovuto insegnare a remare a un gruppo di meccanici italiani.

“Siamo stati orrendi, abbiamo perso di circa mezzo chilometro. Ma è sempre stato bello che Montreal abbia avuto quell’evento, ha dato al weekend di gara un diverso tipo di visibilità”.

Oltre alla gara c’era anche un’altra tradizione in base ai risultati in pista: “La gente veniva buttata in acqua. Se hai fatto una buona qualifica, sei nel lago. Una grande gara, nel lago. Brutta gara, nel lago. Soprattutto quando avevamo Michael [Schumacher] in squadra. Aveva un vero senso del divertimento e lanciava sempre i membri della squadra in acqua, più volte di quante se ne potessero contare! Questo era un lato di Michael che il pubblico non sempre vedeva”.

Evan Short e Michael Schumacher

Il Gran Premio di quest’anno sarà il 43° che si terrà sull’isola di Notre Dame. Solo quattro circuiti ne hanno ospitati di più nella storia della Formula 1. Questa longevità ha reso orgoglioso Evan.

“I Villeneuve hanno acceso quella passione in Canada e da allora non si è mai fermata. È stato il punto d’appoggio di questo sport in Nord America per tanto tempo”, afferma Evan. “Montreal è la soluzione perfetta per la F1: è una città così cosmopolita. Non perdiamo il controllo, c’è sempre vita che scorre lontano dal Gran Premio durante il fine settimana”.

“Quando l’interesse per gli States era altalenante, è diventata la cosa più vicina a una gara di casa per gli Stati Uniti, il Messico e il Canada”. Non riuscivano a definire quell’interesse, ma il Canada era sempre lì. Durante quel periodo di riposo per la F1 in questa parte del mondo, potevamo sempre essere un po’ compiaciuti di aver mantenuto alta la bandiera”.

Tags: F1Gp Canada 2024MercedesMichael SchumacherNews
Sofia Dombre

Sofia Dombre

"Oriunda" classe 1980, nata e cresciuta in Emilia da padre napoletano e madre della Costiera Amalfitana, ho sempre cercato la mia strada con indipendenza e un pizzico di incoscienza. Partenopea nel sangue, sono tornata, grazie all'amore, a vivere nella mia amata Campania da più di un decennio. Moglie e madre un tantino esaurita, ma felice e soddisfatta, sono da sempre appassionata di cinema e, dai tempi di Lost, di serie TV. Amavo leggere quando, in una vita lontana, ne avevo il tempo, e ho compensato con una grande passione per i podcast, specialmente di True Crime. Fanatica di calcio, non ho mai disdegnato la Formula 1, che anzi ho seguito con grande interesse da ragazza. Mi affaccio in punta di piedi e con tanta voglia di imparare e rimettermi in gioco, nonostante non sia più una ragazzina, nel mondo dell'editoria, mettendo a disposizione il mio interesse per i Social Media.

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