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Rottura Red Bull – Horner: c’entra (anche) l’addio frettoloso a Porsche?

La scuderia austriaca, prima di decidere di farsi in casa le power unit, aveva stretto un accordo con Porsche. Intesa saltata per un ripensamento dell’ormai ex team principal. Quanto ha inciso questa dinamica nel clamoroso divorzio?

Diego Catalano by Diego Catalano
9 Luglio 2025
in Approfondimenti, News
Tempo di lettura: 4 minuti
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Horner Red Bull

Christian Horner, ex team principal Oracle Red Bull Racing

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La notizia del licenziamento di Christian Horner da Team Principal della Red Bull Racing ha il sapore amaro della fine di un’epoca. Dopo vent’anni di una collaborazione iniziata prima ancora della nascita ufficiale del team di Milton Keynes, il manager di Leamington-Spa, volto pubblico e artefice di una delle dinastie più vincenti della storia della Formula 1 moderna, è stato allontanato in modo netto, apparentemente senza troppe spiegazioni, come ha argomentato Martin Brundle poco dopo l’ufficialità. Ma cosa ha spinto la struttura austriaca a compiere un taglio tanto drastico?

Dietro la patina mediatica e le dichiarazioni ufficiali, il quadro che si delinea è quello di una crisi interna più profonda e multi-sfaccettata, che parte dal cuore tecnologico del progetto Red Bull: la divisione motori.

Christian Horner

Il nodo Powertrains: un ritardo che pesa e l’uscita anticipata di Porsche

Al centro della rottura potrebbe esserci – ovviamente non come unica ragione – il discusso ritardo nello sviluppo del propulsore Red Bull Powertrains, il motore “fatto in casa” che debutterà nel 2026 in collaborazione con Ford. La promessa era quella di diventare costruttori completi, indipendenti, replicando in toto l’approccio della Ferrari e della Mercedes. Ma il progetto – costoso, ambizioso e politicamente delicato – si starebbe trasformando in un campo minato. Almeno stando ad alcune ricostruzioni che giungono d’Oltremanica.

Le indiscrezioni, che non possiamo confermare né smentire (ci limitiamo a riportarle) parlano di target mancati, ritardi nei test al banco, dubbi sull’affidabilità e un livello prestazionale non ancora soddisfacente. In questo contesto, la figura di Horner ha perso rapidamente centralità e protezione. Vi chiederete: come mai?

I più attenti ricorderanno che, dopo l’addio di Honda (che ci ha ripensato legandosi con Aston Martin, ndr), Red Bull aveva cercato l’intesa con Porsche. La casa tedesca aveva impostato una discesa in campo con un modello bicefalo: da un lato con Porsche che diventava fornitore di propulsori per la scuderia capitanata da Horner; dall’altro gestendo un team tutto suo.

Quest’ultimo scenario si è concretizzato con l’acquisizione della Sauber, mentre il primo si è rivelato un binario morto. Quando le società commerciali erano state registrate, Red Bull si è chiamata fuori e ha spezzato l’intesa perché temeva che il colosso tedesco ingerisse nelle decisioni di alto livello acquisendo un potere che Horner non era disposto a concedere.

All’epoca dei fatti quella di Christian sembrò una giocata vincente, ma le difficoltà (per ora presunte e presumibili) in cui annaspa il reparto powertrains di Milton Keynes hanno indebolito la posizione del dirigente di Leamington-Spa che ha dovuto dar conto a chi sta più in alto di lui di un progetto che avanza a scartamento ridotto. Questa è stata l’ultima di una serie di incomprensioni che hanno minato alla base i rapporti con entrambe le ali (austriaca e thailandese) di Red Bull GmbH.

Dietrich Mateschitz
Dietrich Mateschitz, il visionare fondatore del gruppo Red Bull

Yoovidhya si sfila, Mateschitz jr. prende posizione

L’elemento chiave però è stato il mancato supporto del co-proprietario thailandese Chalerm Yoovidhya. Il titolare della metà asiatica del colosso Red Bull – storicamente molto vicino a Horner – avrebbe deciso di togliere il proprio supporto dopo essersi reso conto della gravità del ritardo sul piano tecnico. Non si tratterebbe solo di una questione industriale: Yoovidhya, sempre più coinvolto negli affari globali del brand, avrebbe ritenuto inaccettabile il rischio reputazionale legato al flop (ribadiamo, ancora non confermabile) di un motore che porta anche il marchio Ford.

Senza più la protezione del fronte thailandese, Horner si è ritrovato esposto alle dinamiche dell’ala austriaca del gruppo Red Bull GmbH, oggi guidata da Mark Mateschitz, figlio del compianto Dietrich. Quest’ultimo, pur non essendo mai stato un grande fan di Horner, aveva sempre rispettato i suoi risultati. Ma con il padre fuori scena, il giovane Mark, con il supporto del sempre federe Helmut Marko (da sempre vicino al “clan” Verstappen), ha voluto rimettere al centro del villaggio l’identità culturale e tecnica della scuderia. Che rischiava di essere minata da un altro evento che ha scavato un solco profondo nel gruppo anglo-austriaco.

Red Bull – Il peso dell’Horner-gate e la faida con Jos Verstappen

A tutto questo si sommano due elementi esplosivi. Il primo è l’Horner-gate: l’indagine interna sulle accuse di comportamento inappropriato nei confronti di una dipendente, chiusa con un’assoluzione interna ma mai davvero risolta agli occhi del pubblico e di molti membri dello stesso team. Il danno di reputazione – unito all’ostinazione con cui Horner ha cercato di mantenere il controllo della narrativa – ha infastidito non solo la stampa, ma soprattutto i piani alti del board europeo.

Il secondo è la faida sempre più insanabile con Jos Verstappen, padre di Max. In un team che ha costruito il proprio successo recente intorno al quattro volte campione del mondo olandese, alienarsi la famiglia Verstappen è politicamente rischiosissimo. Jos, già in passato critico verso Horner, avrebbe intensificato le pressioni affinché Red Bull prendesse una decisione drastica. Il rapporto era rotto da tempo, ma negli ultimi mesi è diventato addirittura tossico.

Christian Horner e Jos Verstappen
Christian Horner e Jos Verstappen parlano “amabilmente”. La quiete prima della tempesta?

Red Bull – Horner: una fine inevitabile?

Con la combinazione di fallimenti tecnici (la RB21 ha deluso le attese), addii clamorosi (Adrian Newey e Jonathan Wheatley), isolamento politico e crisi interne, la rimozione di Horner si configura come il frutto di una guerra per il potere all’interno di Red Bull. Christian Horner, dopo aver toccato la vetta arrivando a sembrare un autentico deus ex machina della scuderia, è caduto dall’alto facendosi parecchio male.

Quella che si è chiusa oggi è una delle più longeve e vincenti gestioni della storia della Formula 1:405 gare dirette, sei titoli costruttori, otto piloti, 124 vittorie e un impero costruito (quasi) da zero. Nel mondo della Formula 1 la gratitudine dura quanto l’ultimo giro veloce. Ora resta da capire dove finirà Horner. E certe tele hanno già iniziato a tingersi di rosso…


Divorzio Red Bull – Horner, il video-commento:


Crediti foto: Mercedes-AMG Petronas F1 Team, Formulacritica, Oracle Red Bull Racing, Scuderia Ferrari HP, McLaren F1

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Tags: Christian HornerF1NewsRed Bull
Diego Catalano

Diego Catalano

Partenopeo Classe 1977 con formazione nell’ambito delle Relazioni Internazionali. La passione per il motorsport nasce sin dalla prima adolescenza. Proprio questa forte pulsione mi ha portato, negli anni, a volermi cimentare con la narrazione di ciò che circonda la Formula Uno. Ho fatto parte, come fondatore, di diversi progetti editoriali a tema: MotorQube, Fatti di Motori, Undici Metri; esperienze chiusesi ma che mi hanno permesso di approdare in FormulaUnoAnalisiTecnica. Realtà nella quale, per cinque anni, ho ricoperto il ruolo di caporedattore e coordinatore. Nel gennaio del 2024 ho deciso di rimettermi in gioco creando Formulacritica.it, un contenitore plasmato sulle mie necessità espressive che ho voluto impostare su un modo di raccontare il motorsport diverso, votato all’analisi concettuale del fenomeno. In parallelo curo un altro figlio editoriale: PuntoNapoli. A tempo perso pesto sui tamburi e sui piatti di una batteria e provo a dare del tu a un paio di bassi elettrici. Con risultati rivedibili. La musica e il prog-rock sono un’altra ragione di vita. Ne parlo su No Limits Radio nello spazio denominato "Blog To The Edge" del quale esistono proiezioni sui principali social network e su YouTube.

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