Il Fuji Speedway, tracciato giapponese spesso teatro di emozioni forti nel Mondiale Endurance (WEC), ha visto Valentino Rossi protagonista anche questa volta. Non un podio, ma un quarto posto che, sotto molti aspetti, è quasi una vittoria: per difficoltà, contesto e attesa.
Fuji amaro
La gara delle 6 Ore del Fuji è stata un banco di prova importante per la #46 del Team WRT. Partenza non facile: la BMW M4 non era tra le più brillanti nelle qualifiche, e la griglia ha visto partire Rossi e compagni da posizioni non privilegiate. Nonostante ciò, il team del dottore, grazie a una strategia attenta, ha saputo recuperare posizioni fino a un passo dal podio. Un segnale non solo di velocità, ma di lucidità sotto pressione e capacità di sfruttare le situazioni quando la gara lo richiede.
Il quarto posto è arrivato dietro a vetture che avevano forse qualcosa in più in termini di passo gara o condizioni favorevoli. Nel complesso una prestazione solida che consolida la posizione del Team WRT nella classifica WEC LMGT3, e la fiducia nei mezzi a disposizione.
Le difficoltà
Le qualifiche non sono state semplici per Rossi e i suoi compagni di squadra, costretti a partire da posizioni arretrate sulla griglia. Questo li ha obbligati a una gara in rimonta, con inevitabile perdita di tempo nelle prime fasi e la necessità di spingere con maggiore intensità per recuperare terreno.
Il circuito del Fuji, inoltre, non perdona. È un tracciato che richiede precisione millimetrica e grande costanza, soprattutto nella gestione dei pit-stop. La scelta dei tempi per il cambio gomme, la strategia degli stint e la capacità di reagire nei momenti critici, dal traffico alle safety car, fino agli imprevisti delle uscite di pista, diventano fattori determinanti. A rendere tutto ancora più complicato ci hanno pensato il degrado degli pneumatici e le condizioni ambientali, con temperatura e umidità che hanno influito sulla resa delle vetture.
A completare il quadro, c’era un livello di competitività altissimo tra gli avversari. Nella classe LMGT3, le differenze si giocano spesso su dettagli sottilissimi: il setup, la rapidità con cui le gomme entrano in temperatura, la brillantezza nelle curve più lente.
Il significato del quarto posto
Un quarto posto può sembrare un piazzamento, ma per un pilota come Rossi, già abituato al successo in altre categorie, è un risultato pieno di significato: ottenere un piazzamento di questo tipo dimostra che il potenziale è lì.
Fuji è servito anche come banco di prova per affinare dettagli tecnici, il feeling con l’auto, la coordinazione del team. Rossi non è più un novizio delle quattro ruote, ma ogni esperienza come questa aiuta a limare gap che, nei minuti finali, possono fare la differenza.
Guardando avanti
Se Rossi e WRT puntano al podio, questo quarto posto fa da trampolino verso un futuro nelle Hypercar. Il mondiale endurance LMGT3 è competitivo, ogni punto conta, ogni piazzamento può marcare la differenza nelle classifiche. Un quarto posto può sembrare distante, ma può essere parte integrante di una stagione di successo, specialmente se accompagnato da costanza.
In conclusione, il quarto posto di Rossi al Fuji non è un risultato banale: è una prestazione che racconta molto del carattere, dell’esperienza e della voglia di non mollare, anche quando il podio sfuma. E spesso, nelle corse di endurance, è proprio la somma di questi “quasi successi” a costruire le storie più vere, quelle che portano al trionfo.
Foto credit Ufficio Stampa BMW Group