Con il ritorno della F1 dalla lunga pausa estiva sono tornati anche coloro i quali raccontano la massima categoria del motorsport che in Italia raccoglie milioni e milioni di appassionati. Nel corso delle tre ore di sessioni di prove libere del Gran Premio d’Olanda, l’argomento principale all’interno della cabina di commento dell’emittente sono stati gli ingegneri. Sia coloro che lavorano nelle varie fabbriche delle scuderie di Formula 1 che quelli di pista; quelli che operano a stretto contatto con i piloti durante le attività che avvengono in un Gran Premio.
F1 – Gli ingegneri sono degli incompetenti?
Come ben sappiamo, stiamo assistendo al dominio, solo in piccola parte contrastato, della McLaren e del suo bolide, la MCL39, vettura dai tratti quasi perfetti, che sta per bissare la vittoria del titolo costruttori, traguardo che si potrebbe tagliare già al Gran Premio d’Azerbaijan, a Baku, con ben sette GP ancora da disputare.
Gli ingegneri delle squadre avversarie non sono riusciti a spiegare come quella monoposto sia risultata così efficace in ogni ambiente e su quali mosse controffensive adottare per provare a competere con essa. Ed è qui che parte la prima e feroce critica da parte della voce principale italiana dalla cabina di commento.
Il telecronista, al limite dell’offensivo, o forse oltre, dipende dai punti di vista, ha dato degli incompetenti ai professionisti dei gruppi avversari della McLaren: Ferrari, Mercedes e Red Bull, in particolare. Chi scrive non è un telecronista e tantomeno un ingegnere, ma ha la fermezza di affermare che una persona che si è fatta anni ed anni di università per realizzare il proprio sogno non debba essere offesa da chi competenze specifiche non ne ha.
La McLaren è dominante, come sono state altre decine di monoposto in F1. Non è la prima e non sarà l’ultima: niente di nuovo sul fronte occidentale. Non è un problema del telecronista quello degli ingegneri, che sono i medesimi che hanno regalato i numerosi successi alla Mercedes e alla Red Bull negli ultimi 15 anni. Sarà compito dei loro superiori giudicare il loro lavoro, non di certo può farlo chi è chiuso al sicuro all’interno di una cabina di commento.

F1 – Gli ingegneri di pista telecomandano i piloti?
L’altra annosa questione lanciata ripetutamente dalla stessa voce è quella che riguarda gli ingegneri di pista, anche loro con anni ed anni di università alle spalle per arrivare lì dove sono a lavorare con i campioni della massima serie. Questi si vedono accusati di “marionettismo”, dato che secondo il telecronista, telecomandano i piloti come il marionettista muove i fili dei suoi pupazzi.
La voce italiana si fa forza tramite il regolamento della FIA in cui c’è scritto: “il pilota deve guidare da solo”. Come ben sappiamo i regolamenti o le leggi di uno Stato, molto spesso, fanno a cazzotti con la realtà e con il mondo attuale. Si può scrivere una legge del tipo “l’asino deve volare”, ma l’animale in questione non lo fa, per evidenti problemi che investono le leggi della fisici.
Le monoposto attuali non sono come quelle di 20, 30, 40 anni fa. Hanno decine e decine di comandi, come se fossero una cabina di pilotaggio di un aereo di linea. Un pilota di aeromobile sa quali sono i tasti da premere e leve da toccare. E quali no. Un driver di Formula 1, che va a 300km/h ed oltre, deve per forza di cosa essere guidato passo dopo passo.
L’ingegnere di pista è anche decisivo per la sicurezza del proprio pilota e quella degli altri. Se non ci sono incidenti, spesso, è anche merito loro visto che osservano le track position in tempo reale di tutti gli sfidanti.

Non meritiamo questo tipo di racconto
Tutto questo è stato raccontato e ripetuto nel corso delle tre ore di prove libere del Gran Premio d’Olanda. Opinioni che in parte possono essere anche condivisibili ma che, portate allo sfinimento, risultano irricevibili e conducono all’esasperazione. Il pubblico che paga un abbonamento vorrebbe vedere lo sport che ama raccontato in maniera professionale. Ancora, si corre il rischio di aizzare gli animi di coloro che tramite i social potrebbero criticare, offendere e minacciare i vari ingegneri che lavorano in F1 a causa dei risultati che non arrivano.
Ripetere una cosa più volte non la rende automaticamente realtà. Questa è determinata da fatti oggettivi, prove concrete e causalità, non dalla frequenza con cui quel qualcosa viene detto. Tuttavia, la ripetizione può influenzare la percezione delle persone, creando un effetto psicologico noto come “effetto di verità illusoria”, per cui un’affermazione ripetuta spesso può sembrare più credibile, anche se non aderente al vero.
Questo succede perché il cervello tende a familiarizzare con ciò che sente ripetutamente, confondendo familiarità con verità. Ma percezione e realtà restano distinte: un’affermazione non diventa vera solo perché ripetuta senza evidenze a supporto.
Seguici sul nostro canale YouTube: clicca qui
Crediti foto: Darius Foroux, Aston Martin, SkySports UK