Gli effetti delle regole aerodinamiche spaccano la F1

Team principal da un lato, piloti dall'altro: l'efficacia delle regole tecniche vigenti non riesce a mettere d'accordo i protagonisti della F1

Il grande dibattito: le regole su cui si poggia la F1 contemporanea hanno fallito nei loro intenti originari? Secondo noi di Formulacritica la risposta è un convinto sì. Aerodynamic Test Regulation, budget cap, congelamento dello sviluppo delle power unit e norme tecniche che reintroducevano le vetture a effetto suolo dovevano compattare le 20 vetture e, possibilmente, generare una categoria senza un padre padrone.

Dal dominio Mercedes, pesante ma in alcuni anni non asfissiante, si è passati a quello Red Bull che è totalmente schiacciante. Dopo due anni (e un po’) di Formula Uno 2.0 il mercato inizia ad avere crisi di rigetto che preoccupano Liberty Media. Le norme in fase di completamento che resetteranno i valori attuali, si spera, hanno il compito di centrare finalmente i target primordiali. 

Nonostante il fallimento sia sotto gli occhi di tutti c’è chi, rispettabile parere, non ne vuol sentir parlare e ritiene che lo sforzo dei decisori non sia stato vano. Il team principal della Williams, quel James Vowles che si è formato imparando le lezioni impartite da Toto Wolff, ha insistito sul fatto che l’attuale regolamento non ha deluso. Il suo è un giudizio tecnico visto che sostiene che gli sviluppi aerodinamici continui, pur avendo riproposto il problema dell’aria sporca, non hanno generato i problemi di cui oggi troppo si parlerebbe.

Alex Albon - Williams Racing
Alex Albon – Williams Racing

Non penso che i regolamenti abbiano fallito, credo che è del tutto ingiusto affermarlo. Ritengo che la concorrenza sia piuttosto serrata a centrocampo. Credo che i dati dicono che queste vetture siano ancora migliori di quelle del 2021 e del 2020. Indubbiamente, soprattutto nel gruppo di testa, hanno sviluppato la macchina in un modo straordinario che, man mano che è aumentato il carico aerodinamico, rende più difficile seguire”.

Sulla stessa lunghezza d’onda si pone il numero uno della Aston Martin, Mike Krack: “Non mi pare che i regolamenti siano un fallimento. Penso che abbiano permesso di sviluppare progetti diversi tra loro fin dall’inizio. Poi, ovviamente, è emerso un dominio che nessuno di noi vuole. Tutto sommato abbiamo ancora un anno davanti a noi. Onestamente penso che i regolamenti attuali siano ben fatti, ci hanno permesso di fare grandi gare“.


F1 spaccata: i piloti non sono entusiasti come i team principal

Dando uno sguardo ai numeri non si comprende il trionfalismo di Krack e Vowles. Il 2022, il primo anno in cui si sono sfidate le auto di nuova generazione, ha descritto un incremento nella quota sorpassi di circa il 30% rispetto al 2021. Un dato lusinghiero anche se, come al solito, l’ala mobile aveva “drogato” un po’ il campione statistico. Ma questo strumento esisteva anche nella stagione in cui Max Verstappen e Lewis Hamilton se le erano sono date fino all’ultimo Gran Premio. Segno, dunque, che qualche piccolo passo in avanti era stato compiuto.

Red Bull RB20

Il 2023, il mondiale del dominio della Red Bull, ha svegliato tutti dal sogno: via via che i progettisti sviluppavano le proprie monoposto sono tornati i vecchi problemi. Ossia la difficoltà a seguire un’altra macchina in aria sporca. L’affinamento aerodinamico ha riportato la Formula 1 allo stato di due anni prima. Con una piccola differenza: anziché produrre un contesto incerto ha generato un dominio senza precedenti.


La F1 a passo di gambero

Nel 2024 sembra che le cose non possano cambiare in meglio stante il congelamento normativo imposto dall’alto. Anzi, possono solo peggiorare visto che gli ingegneri spingono sulle evoluzioni che non sono amiche dello stare vicini in curva. Sorpassare diventa ancora più complicato. Non lo dicono le statistiche, che dopo due GP sarebbero poco veritiere, ma chi si cala in prima persona nell’abitacolo di una macchina da corsa.  

“Credo che la situazione sia peggiorata quando segui le altre monoposto“. Questo il lapidario giudizio di Sergio Perez che qualche sorpasso, in Bahrain, l’ha dovuto compiere per salire sul secondo gradino del podio. “A Sakhir se non ti qualifichi in prima fila la situazione si fa complessa. Credo che quando segui una macchina e hai aria sporca la condizione sia simile a quella che abbiamo vissuto nel 2021. Ci stiamo avvicinando a quei parametri“. 

Non una bella notizia per chi ha venduto un’idea che miseramente, gara dopo gara, stagione dopo stagione, implode e si mostra fallimentare. Da questi pareri deve partire la definizione delle vetture 2026. Se i regolamenti relativi alle power unit sono stati decretati da un po’ di tempo, quelli aero-meccanici sono ancora in via di scrittura. La Formula 1, stavolta, non vuole e soprattutto non può sbagliare l’ennesimo contesto normativo.

L’obiettivo di Liberty Media è doppio. Innanzitutto, creare una categoria che sia davvero più competitiva e variegata nella scala valoriale. In secondo luogo giungere a macchine che riescono sul serio a stare vicine in curva in modo da produrre duelli più serrati e quindi più veri, che non dipendono sempre dal DRS che ha letteralmente stancato. Così come certe difese d’ufficio sinceramente incomprensibili. 


Crediti foto: F1, Scuderia Ferrari, Oracle Red Bull Racing, Williams Racing

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