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Home Editoriali

Red Bull: volere e (non) potere

Servirebbe attivare l’ultimo punto di ripristino per cambiare la direzione della stagione della Red Bull. Ma il tempo è poco e le risorse tecniche e finanziarie scarseggiano. C’è soluzione all’involuzione della RB20?

Diego Catalano by Diego Catalano
4 Settembre 2024
in Editoriali, F1, News
Tempo di lettura: 4 minuti
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Red Bull

Lo sguardo penetrante e pensieroso di Max Verstappen che sembra interrogarsi sul futuro della Red Bull

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Se a fine aprile fosse arrivato un uomo dal futuro raccontando gli eventi che si sarebbero susseguiti nei mesi successivi, molti gli avrebbero riso in faccia. L’illuminato avrebbe parlato della clamorosa frenata della Red Bull RB20, che non è più capace di vincere e che, negli ultimi tempi, fatica persino ad arrivare sul podio.

La stagione 2024 era iniziata nel migliore dei modi, confermando le aspettative dell’anno scorso. Certo, diversi segnali indicavano che il dominio della RB19 non si sarebbe ripetuto, ma a Milton Keynes questo importava relativamente poco. Ciò che contava era confermarsi ancora in entrambe le classifiche, cosa che sembrava scontata fino all’ultima gara in terra spagnola.

Poi, qualcosa si è spezzato: la magia si è rotta, l’incantesimo è svanito. Le faide interne, le polemiche e la partenza di figure di rilievo hanno presentato un conto salatissimo al team campione del mondo. Probabilmente, come ammesso dallo stesso Pierre Waché, si è osato troppo con le linee del modello attuale, che avrebbe dovuto rivoluzionare ma non ha centrato gli obiettivi.

La vettura non gestisce bene le gomme, tende a produrre sottosterzo e, soprattutto, non riesce a correggere i propri difetti, nonostante i numerosi pacchetti di aggiornamenti introdotti durante l’anno. Questo è il quadro che descrive la monoposto, orfana di Adrian Newey, che la prossima settimana dovrebbe legarsi ad Aston Martin, come abbiamo riportato ieri (leggi QUI).

Red Bull Horner
Christian Horner, team principal Oracle Red Bull Racing

Red Bull: le frustrazioni di Chris Horner

Christian Horner è uno dei “colpevoli” della situazione in cui si trova la Red Bull. Molti gli rimproverano che il caos che ha attanagliato il team, incapace persino di produrre strategie di gara efficaci — un tempo vero e proprio fiore all’occhiello — sia dipeso dall’Horner-Gate e, ancor prima, dalla guerra di potere che lo ha coinvolto come rappresentante dell’ala thailandese nei confronti di quella austriaca.

Movimenti di assestamento che, alla lunga, hanno condizionato l’azione di un’equipe che sembrava perfetta, ma che ha rivelato tante difficoltà, forse troppe per pensare di potersi riconfermare. Il team principal di Leamington-Spa non ha nascosto le difficoltà che sta attraversando con i suoi uomini. Dopo il Gran Premio di Monza, ha dichiarato esplicitamente che il ritmo mostrato dalla vettura non basterà per vincere entrambi i mondiali e che è necessario risolvere molto rapidamente la situazione.

Il giudizio di Horner è severo: Monza ha messo a nudo le difficoltà della RB20, che sono emerse su una pista che pretendeva poca downforce. Lo “Spice Boy” ha spiegato che su altri tracciati si riesce a tamponare la situazione, poiché la vettura è comunque in grado di generare molta spinta verticale. Tuttavia, laddove questo non è richiesto, emergono i difetti concettuali di un progetto che sta annaspando.

Ma la situazione più seria riguarda le soluzioni che si stanno cercando di implementare per uscire dalle difficoltà. Horner ha spiegato che non appena si trova un espediente per risolvere un problema di bilanciamento, emerge qualcos’altro che manda la vettura fuori assetto ideale o che stressa troppo le gomme, come accaduto a Monza, dove era stata impostata una strategia a una sosta che non è stata mantenuta a causa dell’elevato stress sulle coperture Pirelli.

Horner ha parlato di un vero e proprio circolo vizioso dal quale gli ingegneri non riescono a uscire. Una bella grana, considerando anche le parole di Max Verstappen, che in maniera sintetica ma incisiva ha affermato che della RB20 andrebbe cambiato praticamente tutto. “Abbiamo trasformato una vettura dominante in un mostro“, queste le parole dell’olandese alla fine dei 53 durissimi giri che hanno composto il Gran Premio d’Italia.

Helmut Marko
Helmut Marko osserva la telemetria per capire cosa non va nella Red Bull

Red Bull: Helmut Marko non perde la speranza

Se da un lato c’è chi razionalmente esprime preoccupazione, c’è anche chi cerca di tenere il gruppo serrato, motivandolo, stimolandolo e provando a ottenere una reazione che fino a questo momento non si è ancora vista.

Helmut Marko ha riconosciuto che ci sono delle difficoltà e che servirebbero almeno altri venti punti di carico per rendere la macchina più guidabile. La ricetta? Riavvolgere il nastro dello sviluppo tecnico fino al punto in cui la macchina era ancora equilibrata e ripartire da quel momento.

Insomma, tornare alle impostazioni iniziali, o all’ultimo punto di ripristino, per usare una metafora informatica. Ma non è facile poiché il tempo stringe, le limitazioni del meccanismo ATR frenano gli slanci, e il budget per completare l’annata è ridotto al lumicino. Nonostante questo, il super consulente della Red Bull vede un barlume di speranza nella lotta ai titoli. Secondo lui, basta che Max continui a vincere qualche gara e che Perez si piazzi sistematicamente tra la terza e la quinta posizione. In questo modo, entrambe le corone rimarranno in casa.

Facile a dirsi. Ma a farsi? Ad oggi questo scenario sembra utopico, poiché Max non vince da un’era siderale e Perez è sempre più relegato al ventre molle della griglia di partenza. Non si vedono guizzi che possano determinare una svolta nel brevissimo periodo, che è in effetti ciò di cui la scuderia anglo-austriaca avrebbe bisogno.

Inoltre, a confermare il periodo no, ieri è arrivata la nota della FIA che ha sancito la regolarità di tutte le letture presenti in pista riguardo la flessione delle ali anteriori. Questo era un cavallo su cui Milton Keynes aveva puntato per ribaltare i valori in campo.

Le proteste informali fatte dalla scuderia non hanno sortito effetti e ora il team si trova nella stessa condizione in cui si trovavano i rivali negli anni scorsi: protestare inutilmente, rincorrendo e cadendo nella più cupa frustrazione.

Un ribaltamento di ruoli che nessuno aveva previsto e che ora si sta gestendo a fatica, senza la reazione veemente che ci si sarebbe aspettati. Mentre i rivali non stanno con le mani in mano e progrediscono sempre più con sviluppi immediatamente efficaci, Red Bull si interroga ancora su quale sia stato il punto di rottura della stagione 2024. Stando così le cose, onestamente, sembra difficile che possano cavare il ragno dal buco.


Crediti foto: Oracle Red Bull Racing

Tags: F1NewsRed Bull
Diego Catalano

Diego Catalano

Partenopeo Classe 1977 con formazione nell’ambito delle Relazioni Internazionali. La passione per il motorsport nasce sin dalla prima adolescenza. Proprio questa forte pulsione mi ha portato, negli anni, a volermi cimentare con la narrazione di ciò che circonda la Formula Uno. Ho fatto parte, come fondatore, di diversi progetti editoriali a tema: MotorQube, Fatti di Motori, Undici Metri; esperienze chiusesi ma che mi hanno permesso di approdare in FormulaUnoAnalisiTecnica. Realtà nella quale, per cinque anni, ho ricoperto il ruolo di caporedattore e coordinatore. Nel gennaio del 2024 ho deciso di rimettermi in gioco creando Formulacritica.it, un contenitore plasmato sulle mie necessità espressive che ho voluto impostare su un modo di raccontare il motorsport diverso, votato all’analisi concettuale del fenomeno. In parallelo curo un altro figlio editoriale: PuntoNapoli. A tempo perso pesto sui tamburi e sui piatti di una batteria e provo a dare del tu a un paio di bassi elettrici. Con risultati rivedibili. La musica e il prog-rock sono un’altra ragione di vita. Ne parlo su No Limits Radio nello spazio denominato "Blog To The Edge" del quale esistono proiezioni sui principali social network e su YouTube.

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