Ci siamo, poco più di otto ore e in Red Bull si scriverà un nuovo capitolo. Stavolta i caratteri usati saranno quelli giapponesi. L’autore è Yuki Tsunoda che si prepara ad affrontare una sfida che segnerà uno dei temi più intriganti della stagione. Il pilota di casa non si nasconde, consapevole delle difficoltà incontro alle quali va. Ma Yuki ha tempra forte, fisico scattante, mente salda e vuole provare a scalare a mani nude una parete verticale che spaventerebbe il più abile degli alpinisti.
L’occasione della vita che non può essere sprecata prima di averci provato. Gli altri hanno fallito accanto a Verstappen? Sì, Yuki lo sa, ma ciò lo motiva a spingersi oltre i suoi limiti. Prima di alzare bandiera bianca, ammesso che lo faccia, il “piccolo samurai” venderà cara la pelle per dimostrare a chi gli ha dato una tardiva occasione di meritare quel posto privilegiato che si chiama Red Bull RB21.

Yuki Tsunoda e quel messaggio di Horner: “La priorità è Max”
Tsunoda non è nuovo a dichiarazioni dirette e senza filtri. Anche in vista del GP di casa ha confermato di non avere barriere verbali. Il giapponese ha rivelato un confronto chiaro con il team principal della Red Bull in cui sono emerse dinamiche che tutti conoscono ma che da Milton Keynes troppo spesso hanno provato ridicolmente a negare:
“Fondamentalmente, Chris mi ha detto che devo essere il più vicino possibile a Max, cosa che non sarà facile ma che comunque dà buoni risultati per la squadra e le consente di giocare con le strategie. Ha detto chiaramente che la priorità è Max, cosa che capisco perfettamente, perché è un quattro volte campione del mondo e finora, anche in situazioni difficili, ha avuto buone prestazioni”
Parole che confermano come il ruolo di Tsunoda in Red Bull sia delineato sin dall’inizio: supporto strategico al leader indiscusso della scuderia. Ma il pilota giapponese non si accontenta di fare da spalla.
“Devo aiutare lo sviluppo della vettura anche con le mie indicazioni: sono stati molto contenti del feedback che ho dato ad Abu Dhabi”
Un segnale di maturità da parte di Tsunoda, che dimostra di voler sfruttare la sua esperienza per incidere non solo in pista, ma anche nel lavoro dietro le quinte.
Pressione? No, solo colazione
Titolo senza senso? Assolutamente no. Ci arriviamo. A dispetto delle alte aspettative, Tsunoda non sembra particolarmente intimorito dal salto in Red Bull.
“Non ho un numero specifico di gare per dimostrare il mio valore. Finora Horner mi ha supportato molto e ha solo menzionato le aspettative che ha su di me. La pressione arriva sempre quando scendi in pista, ma per ora mi sento molto rilassato, quasi come se fossi in Racing Bulls: quando sono entrato in hospitality pensavo solo alla colazione”
Un atteggiamento sciolto, che potrebbe rivelarsi un’arma vincente. In un ambiente in cui la pressione può divorare anche i talenti più brillanti, il giapponese preferisce mantenere un approccio distaccato, quasi scanzonato.
Il test al simulatore e l’avvicinamento a Suzuka
Tsunoda ha già avuto modo di prendere confidenza con la RB21, anche se solo virtualmente.
“Ho guidato la RB21 al simulatore e non l’ho trovata così scorbutica come avevo temuto. Però il mio tempo a Milton Keynes non è stato particolarmente esteso”
Il pilota nipponico ha infatti spiegato di aver dedicato solo due giorni al lavoro al simulatore, a causa di impegni promozionali tra Cina e Giappone che di certo non lo mettono nelle migliori condizioni operative.
“Avevo in programma molte attività promozionali e ho dovuto cancellare un paio di cose. Mi chiedete se la preparazione è stata sufficiente? non lo so. Non posso dire di sì, ma almeno so che sono stati due giorni molto produttivi”
Nessun consiglio da Verstappen: “Scoprirò da solo l’auto”
Uno degli aspetti più interessanti delle dichiarazioni odierne di Tsunoda riguarda il suo rapporto con Max Verstappen. Se qualcuno si aspettava un atteggiamento di umiltà nei confronti del quattro volte iridato, il giapponese ha invece confermato la sua indipendenza.
“Anche se gli battessi sulla spalla per chiedergli informazioni sulla vettura, non credo che mi direbbe la verità. Scoprirò io stesso, attraverso i dati, come sta guidando, anche grazie alle riprese on-board. Ovviamente ho già guardato diversi suoi video, negli ultimi due GP, su come guidanda”
Un approccio deciso, che conferma la mentalità competitiva di Tsunoda. Nessuna richiesta di aiuto, nessuna ricerca di scorciatoie: l’ex Visa Cash App Racing Bulls vuole trovare la sua strada, senza dipendere da Verstappen.
“Se dovessi davvero fare fatica? No, non credo che chiederò comunque a lui. Lo scoprirò con i miei ingegneri. Finora sono stati molto disponibili e mi hanno già dato alcune idee su quali sono le caratteristiche che danno meno fiducia ai piloti. Tutte le informazioni mi sono già entrate in testa, sono abbastanza chiare, quindi ora devo solo vedere come va dopo le FP1″.
L’atteggiamento di Tsunoda lascia intendere che non si è piegato preventivamente a ruolo di semplice comprimario. Yuki è consapevole del posto che occupa e dei vincoli impostigli dall’alto, ma non ha alcuna intenzione di rimanere nell’ombra subendo passivamente.
Suzuka, casa sua, sarà il primo vero banco di prova in un contesto che ha scottato molti colleghi. In un ambiente in cui Verstappen domina senza vincoli, Tsunoda vuole dimostrare di poter essere qualcosa di più di un semplice cavalier servente. Ci riuscirà?
Crediti foto: Oracle Red Bull Racing