In meno di cinque mesi, Red Bull F1 si è trovata ad affrontare il vuoto determinato dalla partenza di tre figure di spicco che, negli anni, hanno contribuito a costruire quella lunga catena di successi che ora sembra essersi spezzata. Il nome più illustre tra i partenti è quello di Adrian Newey, che il primo maggio ha ufficialmente dato inizio all’emorragia. Più tardi è toccato a Jonathan Wheatley, un altro pezzo da novanta che ha deciso di lasciare un ambiente improvvisamente caotico, scegliendo di lanciarsi nella sfida Audi al fianco di Mattia Binotto.
A fine settembre è giunta la notizia della partenza di Will Courtenay, capo delle strategie della scuderia anglo-austriaca. In un solo colpo – o quasi – la Red Bull ha perso il suo tecnico di riferimento, il più vincente nella storia della Formula 1, il direttore sportivo, una figura cruciale sia nella gestione del team sia nei rapporti con la federazione e altri soggetti esterni, oltre a colui che definiva gli assetti tattici delle gare, ambito nel quale la scuderia di Milton Keynes è sempre stata un punto di riferimento assoluto nella categoria.

La Red Bull F1 punta sulle risorse interne per provare a tamponare le falle
Per rimpiazzare queste professionalità, non è tornata sul mercato, ma ha valorizzato risorse interne. Gianpiero Lambiase, pur mantenendo il ruolo di ingegnere di riferimento per Max Verstappen, è stato promosso, ereditando alcuni compiti operativi che erano affidati a Wheatley.
La guida tecnica è ora nelle mani di Pierre Waché, che già prima della partenza di Newey era il sovrintendente capo del team. Courtenay, che era in Red Bull da vent’anni, ha ceduto alle lusinghe della McLaren, andando a indebolire i campioni del mondo e, contemporaneamente, a rinforzare un rivale diretto nella corsa a entrambi i titoli.
Per sostituire il professionista inglese trasferitosi a Woking, la Red Bull ha puntato su Hanna Schmitz. Christian Horner ha spiegato l’importanza della promozione della stratega, che è stata essenziale per trattenerla all’interno del team.
Se non fosse arrivata questo meritato avanzamento di carriera – considerando che Schmitz è la donna che, grazie alle sue intuizioni geniali, ha permesso al team di vincere gare anche quando la vettura non era la migliore in pista – sarebbe diventata un obiettivo di altre scuderie, pronte ad offrirle ruoli cruciali e generosamente retribuiti.

La strategia gestionale del team principal è proprio quella di valorizzare le figure interne che hanno dimostrato grande capacità negli anni. Lo stesso modello applicato con Schmitz era stato adottato con Lambiase, che pure era entrato nel mirino di alcuni top team – si parlava di Mercedes e Ferrari – ma che è stato blindato con un nuovo contratto, che gli ha conferito maggiori poteri e un aumento considerevole dello stipendio.
Uno dei motivi del rallentamento delle prestazioni della Red Bull è proprio la continua fuga di competenze, poiché il team è stato letteralmente assediato dai rivali, che hanno attinto anche da figure meno note ma non meno importanti. I vertici della squadra hanno dovuto alzare delle barriere per fermare questa emorragia di talenti, che stava minando le certezze di una squadra che ne ha perse tante, ma che conta di ritrovarle con il nuovo assetto.
Crediti foto: Oracle Red Bull Racing