Red Bull: la superbia ha rotto il giocattolo

Una serie incredibile di scelte sbagliate, sia in materia tecnica che gestionale, ha portato la Red Bull a un arretramento clamoroso, mettendo a rischio il campionato Costruttori. Anche in quello piloti, la situazione si fa difficile

Gp Italia 2024 – 8 e 39. Non si tratta di un ambo secco sulla ruota di Milano, bensì il distacco che la Red Bull ha in classifica sulla McLaren e sulla Ferrari. Chi l’avrebbe mai detto, dopo il Gran Premio di Spagna – che coincide con l’ultima vittoria di Max Verstappen – che il team di Milton Keynes sarebbe stato così clamorosamente riassorbito da una concorrenza che non vedeva nel Campionato del Mondo Costruttori un obiettivo credibile.

Il giorno e la notte. Questa è la situazione del team campione del mondo in carica: dai fasti di inizio anno al buio pressoché totale nel quale sta annaspando. Non funziona più nulla in Red Bull. Il Gran Premio d’Italia si è chiuso con un sesto posto per Verstappen e un ottavo per Sergio Perez. Le RB20 non sono riuscite nemmeno a staccare le Mercedes W15, che non stanno attraversando un periodo di forma smagliante.

Inutile fare paragoni con la Ferrari e con la McLaren. La SF-24, nella circostanza monzese, ha nettamente superato la vettura austriaca, che fino a qualche tempo fa era il punto di riferimento della Formula 1. Questa è una sorpresa, e in tal senso bisogna fare un grande plauso agli uomini di Maranello, che hanno portato un pacchetto di aggiornamenti che ha funzionato immediatamente, rimettendo il Cavallino Rampante addirittura in corsa per il titolo Costruttori.

La MCL38, pur rimanendo beffata dalla strategia magica di Charles Leclerc, si è confermata ancora una volta la vettura da battere. Ormai si può dire con ragionevole certezza che abbia preso definitivamente il posto della Red Bull nella scala dei valori della Formula 1.

Red Bull
Max Verstappen è pensieroso: la RB20 gli permetterà di vincere la quarta corona iridata?

Red Bull: non funziona più nulla

Per come siamo messi, andiamo male ovunque; abbiamo bisogno di molti cambiamenti“. Con queste parole si è espresso Verstappen alla fine dei 53 giri del Gran Premio d’Italia. Max ha ammesso di aver dovuto lottare con un piccolo problema al motore Honda, che ne ha limitato la potenza fruibile. Cose che possono capitare e quindi essere accettate. Discorso diverso per la strategia. Red Bull, che non abbiamo mai smesso di lodare per il lavoro di Hanna Schmitz, ieri è sembrata in balia degli eventi.

Ha provato a partire con gomma hard, cosa che lasciava immaginare una sola sosta. E invece no, le fermate sono state due, dimostrando una pessima gestione degli pneumatici. Aspetto, questo, che ha sempre rappresentato un punto di forza per gli anglo-austriaci. Come se non bastasse, anche la fermata ai box è stata deludente. Il secondo pit stop dell’olandese è durato oltre 6 secondi per un problema alla posteriore destra, un fatto quasi inedito per una scuderia che ha rasentato la perfezione nelle manovre di sostituzione degli pneumatici.

Max ha realisticamente ammesso che un cambio di gomme ideale non avrebbe cambiato la sua posizione alla fine della gara, ma ha voluto sottolineare come sia inaccettabile commettere errori del genere, quasi a voler bacchettare una scuderia catatonica, che non riesce a uscire dalle difficoltà e che procede a tentoni.

Non si contano più le volte in cui sono stati montati e smontati i fondi introdotti per cercare di superare le difficoltà. A Monza sono state installate le ultime specifiche, ma con risultati davvero risibili. Oggi la RB20 è diventata la quarta forza del campionato del mondo, quando tre mesi fa era ampiamente la prima: che crollo!

Inutile menare il can per l’aia: l’addio di Adrian Newey e il passaggio di mano a Pierre Waché ha pesato come un macigno. La vettura è involuta, bloccata, vittima di una filosofia concettuale che probabilmente ha raggiunto il massimo dello sviluppo.

La rivoluzione concettuale operata in inverno non ha funzionato. Tornare indietro sarebbe inutile. Red Bull si trova in un vicolo cieco, perché di questo passo è prevedibile che già in Azerbaigian la McLaren la superi nella classifica costruttori, e che la Ferrari, su circuiti dove contano velocità e potenza, possa nuovamente infastidirla. E Baku lo è.

Anche se in classifica piloti il margine resta abbastanza ampio, visto che Lando Norris è incapace di capitalizzare le opportunità che si crea al sabato, il divario di 62 punti a otto gare dalla fine, più tre Sprint Race, non lascia affatto dormire sonni tranquilli al tre volte campione del mondo, che da solo non può fare la differenza in un team che sembra letteralmente allo sbando.

Solo un sesto posto per Max Verstappen al termine del Gp d’Italia: la corsa al titolo dell’olandese si complica

Red Bull: errori figli della superbia

Il commento sarà forse impietoso, sicuramente duro, ma onesto e realistico: la Red Bull sta pagando per la sua arroganza, per l’idea di poter superare i disastri scaturiti dalla lotta di potere tra l’ala thailandese e quella austriaca, che ha caratterizzato il finale di stagione 2023.

Red Bull è stata superbiosa nel pensare che il passaggio di mano tra il tecnico più vincente di sempre e il pur bravo Pierre Waché fosse indolore. Red Bull è stata superficiale nel credere che l’Horner-Gate non avrebbe lasciato scorie e veleni, fluidi nauseabondi che ammorbano l’aria all’interno del team, e che vengono tirati in ballo molto spesso da chi è vicino a Max Verstappen. Quest’ultimo ha sposato la causa fino al 2025, ma continua a pensare insistentemente che nel 2026 possa esserci un altro futuro.

La compagine austriaca ha la forza per tirarsi fuori da questa sgradevole situazione? Sicuramente sì, e la sua storia lo dimostra. Ma serve tempo, non sarà un processo veloce ed immediato. E forse tempo non ce n’è, perché questo mondiale ha tutta l’aria di essere compromesso. Onestamente, in questa fase, non si vede come la scuderia possa confermare il titolo Costruttori.

Forse ha qualche chance in più nel titolo piloti, visto che mancano avversari che sappiano stabilmente approfittare delle défaillance della Red Bull, ma anche in questo caso la dinamica racconta di una frenata costante e irreversibile. I punti in palio sono tanti e ormai ci sono troppe macchine che si frappongono tra la testa e Verstappen, che prova a tenere alta la tensione puntellando un team che sembra quasi inerte agli stimoli.

Qualcuno dirà che il quadro qua tracciato è un po’ troppo drammatico. Forse, ma è la semplice e onesta fotografia di quanto emerso dal Gran Premio d’Italia. L’anno scorso, sulla stessa pista, la Red Bull dominava con una sicurezza sfacciata e quasi fastidiosa; ieri sembrava una Cenerentola smarrita, che non sapeva né dove andare né cosa fare. Lo stesso Verstappen, nonostante le parole di stimolo per i suoi uomini, non era quella bestia feroce che abbiamo visto in altre circostanze.

I distacchi esigui dati a Sergio Perez dimostrano che forse la fiammella inizia a spegnersi anche nel campione del mondo olandese. E ciò è assolutamente comprensibile, perché in Formula 1, così come nella vita, gli stimoli fanno la differenza. Sempre. E quello che accade in Red Bull è tutto fuorché stimolante. Lavorare in un clima rovente sta lentamente erodendo le certezze di una scuderia che, fino a pochi mesi fa, sembrava un carro armato inespugnabile. Forse Christian Horner avrebbe dovuto fare un passo indietro. O almeno avrebbe dovuto produrre qualche nota di biasimo per quello che ha contribuito a creare. E non si tratta di qualcosa di positivo.


Crediti foto: Oracle Red Bull Racing

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