Red Bull: lo staff tecnico è in stato d’accusa

Eddie Jordan non ha risparmiato critiche forti alla Red Bull per aver gestito male il passaggio di consegne pur senza mai fare il nome di Adrian Newey

Giorni difficili per la Red Bull, che naviga in acque tempestose, poiché non si riescono a trovare soluzioni per migliorare la RB20, ormai incapace di vincere. Il margine sui concorrenti nelle due classifiche è sempre più ristretto, e c’è una convinzione diffusa che già domenica prossima, dopo il GP di Baku, la McLaren possa essere in testa alla classifica.

Al di là della realizzazione di questo scenario, è evidente che il team si trovi in una fase di netta frenata. Le difficoltà tecniche riflettono il caos amministrativo che si respira a Milton Keynes, dopo la disputa tra l’ala thailandese e quella austriaca, seguita dallo scandalo “Horner-gate“, che ha causato la fuga di alcune figure chiave. I nomi li conosciamo tutti, ed è inutile ripeterli in questa sede.

Eddie Jordan, che ha gestito per molti anni l’omonimo team di F1, non usa mezzi termini nel definire la situazione della Red Bull come “catastrofica”. Il dirigente irlandese ritiene che l’ultimo dei problemi della squadra sia Sergio Perez, il cui valore tecnico è noto e non roboante. Max Verstappen ha cercato di compensare le difficoltà della vettura, ma neanche il suo straordinario talento sembra più in grado di rimettere in sesto una macchina che sta navigando in acque sempre più pericolose.

Newey Aston martin
Adrian Newey e Max Verstappen

Secondo Jordan, il team campione del mondo ha bisogno di una “grande operazione verità”, nella quale i responsabili dovrebbero mettere a nudo i problemi, cercando di tornare al punto in cui le cose hanno iniziato a prendere una piega sbagliata. Gli aggiornamenti introdotti sulla RB20 non hanno funzionato: non solo non hanno fatto progredire la vettura, ma sembrano aver accentuato problematiche che a inizio anno erano meno evidenti.

Lo stesso Horner ha ammesso che gli sviluppi recenti hanno aggiunto troppo carico aerodinamico inefficiente, sbilanciando la vettura e generando una disconnessione tra l’asse anteriore e quello posteriore. Per questo motivo, la monoposto è diventata sottosterzante e ha smesso di gestire bene gli pneumatici, una qualità che era il punto di forza del modello 2023.

Secondo Jordan è il team tecnico il principale responsabile di questa situazione, reo di aver introdotto troppi aggiornamenti senza essere certi che avrebbero portato un effettivo miglioramento. Di recente, Eddie ha dichiarato che gli ingegneri della Red Bull hanno cambiato delle parti della vettura senza essere sicuri che avrebbero aumentato la velocità.

Ovviamente, non ci sono prove a sostegno delle affermazioni di Jordan. Red Bull è sempre stata un team con una forte correlazione tra simulatore e pista, quindi sarebbe strano se gli sviluppi montati sulla monoposto non fossero validi per migliorarne le prestazioni. Tuttavia, il caos generatosi tra la fine del 2023 e l’inizio del 2024, la partenza di Adrian Newey e l’affidamento del progetto 2024 a Pierre Waché, sembrano aver creato quell’instabilità operativa di cui la RB20 è il risultato.

A questo punto, il team non ha altra scelta che cercare di contenere la situazione, poiché non c’è né tempo né budget per affrontare un programma di revisione più profondo e strutturato. Per questo motivo, si pensa che la Red Bull possa adottare una strategia difensiva da qui a fine anno, sperando che il vantaggio che ha in entrambe le classifiche (minimo in quella costruttori) sia sufficiente per mantenere entrambi i titoli a Milton Keynes.


Crediti foto: Oracle Red Bull Racing

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