F1 – La cultura del sospetto

La Red Bull non sa più vincere? Facile spiegare il fenomeno con la dietrologia e gettando ombre sull'operato dei tecnici. Fattori che, però, non superano l'esame della coerenza logica

Il 31 luglio non è stato un semplice mercoledì di mezza estate e potrebbe rivelarsi un momento spartiacque per la Formula 1. Per chi non fosse aggiornato, questa data è legata alla revisione del regolamento sugli impianti frenanti (eeggi qui per approfondire).

L’articolo rivisto mira a limitare una pratica sospettata, ovvero quella di differenziare il potere frenante tra i due assi longitudinali. La nuova versione del regolamento specifica chiaramente che è vietato qualsiasi sistema o meccanismo che produca intenzionalmente o sistematicamente una frenata asimmetrica su uno degli assi.

Da qui sono iniziate, inevitabilmente, le speculazioni. A lanciare la discussione è stato Peter Windsor, giornalista di lungo corso, che ha affermato che la Red Bull utilizzava un sistema che permetteva alla RB20 di frenare in maniera asimmetrica, ottenendo vantaggi significativi in termini di inserimento e percorrenza in curva, oltre che di gestione degli pneumatici.

Alcuni hanno addirittura fornito presunti dettagli tecnici su come gli ingegneri di Milton Keynes avrebbero implementato tale sistema. Tuttavia, non è questa la sede per analizzarli, dato che si tratta di congetture non supportate da prove concrete.

Ovviamente, se la Red Bull o qualsiasi altro team partecipante al campionato di Formula 1 2024 avesse utilizzato un sistema del genere, il vantaggio acquisito sarebbe stato enorme. Parliamo di un sistema che avrebbe aiutato a eliminare quasi del tutto il sottosterzo, oltre a incanalare meglio la forza frenante.

F1 aerodinamica
La Red Bull RB20 in azione a Silverstone

Le accuse a Red Bull non superano l’esame della coerenza logica

Ogni ricostruzione lecita e ogni parere supportato da prove o da analisi potenzialmente convincenti non devono essere scartate, ma queste spiegazioni perdono coerenza logica. Il dominio della Red Bull con la RB20 è stato interrotto già a Miami. Fino a quella gara, persa a causa di una Safety Car gestita non proprio al meglio dai commissari, la monoposto aveva mostrato un certo livello prestazionale. A partire dal GP di Imola, pur vinto da Max Verstappen, la McLaren MCL38 è risultata generalmente più veloce anche se incapace di capitalizzare il vantaggio.

Il Gran Premio dell’Emilia Romagna si è disputato domenica 19 maggio, due mesi e mezzo prima che la nuova norma entrasse in vigore. La McLaren ha iniziato la sua rimonta proprio quando ha presentato un massiccio pacchetto di aggiornamenti in terra statunitense (qui potete leggere il focus tecnico dedicato). Da quel momento, la creatura di Pierre Waché ha subito la rimonta tecnica operata anche dalla Mercedes, capace di vincere tre delle ultime quattro gare.

Considerando che l’ultimo Gran Premio prima della pausa estiva si è disputato il 28 luglio a Spa-Francorchamps, risulta quantomeno strano che il calo prestazionale della RB20 si sia manifestato con così tanto anticipo. Le malelingue, che in Formula 1 non mancano mai, asseriscono che i campioni del mondo in carica, percependo il cambiamento in arrivo, si siano adeguati alla disposizione ben prima della sua entrata in vigore.

Una ricostruzione così fantasiosa implicherebbe un’interlocuzione tra l’ente regolatore e giudicante della Formula 1 e uno dei dieci team protagonisti. Questo tipo di dinamiche, che in Formula 1 potrebbero anche esistere, sono spesso al centro delle speculazioni di molti osservatori e narratori di questo sport.

Il nostro dovere di cronisti ci impone di ripercorrere le tappe di questa vicenda, evitando ricostruzioni da romanzo di spionaggio. È vero che le trame di Tom Clancy sono avvincenti, ma pensare che la classe regina del Motorsport si regga su sotterfugi tra chi dovrebbe far rispettare le leggi e chi le dovrebbe rispettare appare piuttosto singolare. Per non dire ridicolo.

Sergio Perez a bordo della RB20

Non vogliamo accusare Windsor e gli altri che stanno cavalcando questa storia, ma ci sembrano solo chiacchiere estive, utili a riempire il vuoto lasciato dai motori spenti. Tra qualche giorno si tornerà in pista e vedrete che questo chiacchiericcio si affievolirà fino a scomparire. Speriamo solo che non lasci strascichi negativi, tali da far pensare che la Red Bull abbia ottenuto i suoi risultati in barba alle norme.

Ultima riflessione: prima che la nuova disposizione entrasse in vigore, la vettura doveva essere considerata regolare, poiché, eventualmente, i tecnici anglo-austriaci avrebbero sfruttato un buco regolamentare, la cosiddetta “zona grigia”, senza infrangere alcun articolo specifico del corpus normativo. Fino a prova contraria in Formula Uno vale il principio giuridico dell’ex nunc che sancisce la non retroattività della norma.


Crediti foto: Oracle Red Bull Racing

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