Ci risiamo. In casa Red Bull, l’entità Max Verstappen continua a essere superiore al bene della squadra. Da quando a Milton Keynes non si produce più una vettura abbastanza dominante da permettere all’olandese di vincere tutte le gare – e quindi entrambi i Titoli Mondiali – la compagine austriaca sta puntando solo all’obiettivo più fattibile: il trionfo individuale del proprio fuoriclasse.
La RB21 non è decisamente all’altezza della McLaren, e il rischio di un clamoroso quarto posto nel Campionato Costruttori, nonostante la Red Bull sia stata al momento l’unica vettura non papaya a vincere delle gare, è più concreto che mai.
I primi otto appuntamenti di questa stagione hanno messo in mostra il solito Verstappen capace di cose straordinarie, accompagnato anche da una monoposto che quando funziona bene gli permette di infastidire le due McLaren. Tuttavia, all’interno del box della Red Bull, traspare ancora una netta discrepanza di prestazioni tra i due piloti.
Se all’inizio si pensava che Liam Lawson non fosse ancora pronto per il grande salto – tanto da venire retrocesso in VCARB in favore di Yuki Tsunoda – quest’ultimo non ha dimostrato di poter tenere il passo del compagno di squadra. Il suo miglior risultato, finora, resta un nono posto ottenuto in Bahrain.
Inoltre, le recenti dichiarazioni di Christian Horner non lasciano presagire un cambiamento di rotta per quanto riguarda le prestazioni della seconda guida Red Bull. L’obiettivo del team è ormai uno solo: far vincere a Max Verstappen il quinto Titolo Mondiale consecutivo.
Red Bull – Christian Horner fissa l’obiettivo stagionale: “Vincere il quinto titolo con Verstappen”
Il Team Principal della Red Bull considera ormai compromessa la lotta al Costruttori. Il gap dalla McLaren è fin troppo ampio. Resta da chiedersi se, nei piani della squadra, il Mondiale Costruttori sia mai stato realmente un obiettivo su cui puntare. Dopo l’addio di Sergio Perez, sacrificato per non essere riuscito a portare punti sufficienti al team, la crisi della seconda guida Red Bull è tornata ad agitare le acque.
“Per vincere il Mondiale Costruttori servono due macchine capaci di totalizzare grandi punti, e la McLaren le ha e sta facendo un ottimo lavoro. Per noi è ormai estremamente difficile affrontare la McLaren nella categoria costruttori quest’anno. Quindi, la priorità assoluta è data al Mondiale Piloti”, ha affermato Horner durante il weekend di Monaco.

Non una bella notizia per Tsunoda, che sa bene come, una volta perso l’appoggio del team e con tutto l’organico concentrato esclusivamente sulle richieste del quattro volte campione del mondo, la RB21 potrebbe trasformarsi in una monoposto sempre meno adatta alle sue caratteristiche di guida. Un fattore che potrebbe costargli il posto in prima squadra, soprattutto con un Isack Hadjar così competitivo nella squadra satellite.
“Solo Schumacher ha vinto cinque campionati del mondo consecutivi, il che dimostra quanto sia dura riuscirci, ed è ciò che cercheremo di fare con Max. La strada da percorrere è ancora lunga e sembra che sia necessario restare in contatto con i due McLaren per tutta l’estate. La pressione inizia a farsi sentire davvero nell’ultimo quarto del campionato. Lì i piloti danno il meglio di sé“, conclude Horner confidando nel talento e nell’esperienza del proprio pilota.
La seconda guida Red Bull resta un nodo irrisolto
Ci si può anche chiedere quanto sia sostenibile – e soprattutto eticamente corretto – concentrare tutte le risorse su un solo pilota, sebbene si tratti di un fenomeno come Verstappen. Alla fine, ogni team schiera due vetture, due caschi, due anime che dovrebbero contribuire insieme al successo della squadra.
Red Bull, in passato, ha dimostrato di saper gestire efficacemente anche una seconda guida competitiva. Ai tempi di Sebastian Vettel, Mark Webber riusciva comunque a togliersi delle soddisfazioni e a portare a casa punti e vittorie preziose. Lo stesso Sergio Perez, nei suoi primi due anni con la scuderia austriaca, si è spesso dimostrato fondamentale, soprattutto nei momenti di difficoltà.

Resta dunque da capire perché oggi la Red Bull sembri incapace di mettere il secondo pilota in condizione di rendere. È solo una questione tecnica? Di approccio mentale? O forse è il frutto di un ambiente sempre più costruito attorno al suo numero uno, in cui chiunque altro finisce inevitabilmente per annaspare? Intanto la lista di piloti “bruciati” dagli austriaci sembra non arrestarsi.
Crediti foto: Oracle Red Bull Racing, F1