Quando Helmut Marko ammette che la Red Bull “si era già arresa a metà stagione”, non è solo una confessione onesta, è il punto di partenza di una rinascita che ha cambiato il volto del campionato. Perché ciò che sembrava un lento declino tecnico e mentale, dopo l’addio di Christian Horner, è diventato nel giro di poche settimane una rimonta in piena regola. A guidarla, un nome inaspettato: Laurent Mekies.
Il manager e ingegnere francese, arrivato a Milton Keynes dopo l’esperienza con la Ferrari e il passaggio nella controllata Racing Bulls in cui ha preso contatto con le modalità operative dell’ecosistema Red Bull, ha saputo introdurre un approccio radicalmente diverso alla gestione della squadra e della vettura. Non tanto una rivoluzione di facciata, quanto un cambiamento culturale profondo. Meticolosità, pianificazione e una gestione più “ingegneristica” delle priorità tecniche hanno ridato ordine e fiducia all’interno del team.

Red Bull: il reset operativo di Laurent Mekies
Helmut Marko lo ha detto chiaramente ai microfoni di Sky Sports Germany: “Laurent è riuscito a introdurre un approccio diverso all’impostazione tecnica e al modo generale di lavorare. Il venerdì non ci mancano più i chilometri. E all’improvviso, Max, con la sua vittoria al Nürburgring (nella GT3, ndr), è tornato incredibilmente motivato”.
Parole che raccontano più di mille grafici. Perché il vero salto della Red Bull non è arrivato solo da un aggiornamento aerodinamico (che pure c’è stato, vedasi fondo e ala nuova che hanno annullato il sottosterzo endemico della RB21) o da una novità nella power unit, ma da un reset mentale e operativo. La squadra, che durante l’estate sembrava disorientata e senza una guida chiara, ha ritrovato metodo e identità.
Il segnale più evidente è stato il rendimento della RB21, tornata competitiva su ogni tipo di tracciato. Mekies ha contribuito a ridefinire la finestra di lavoro dell’auto in sinergia con Pierre Waché, ottimizzando la correlazione tra dati di simulatore e pista, e soprattutto migliorando la gestione degli pneumatici. Quello che era un punto debole nei weekend estivi. Con una filosofia di setup più adattiva, il team ha ritrovato coerenza prestazionale e capacità di reazione.
Il risultato è stato sotto gli occhi di tutti nel weekend di Austin: due pole position, vittoria nella Sprint e successo pieno in gara. Un dominio tecnico e mentale che non si vedeva da mesi, con Verstappen in modalità predatoria, tornato a spingere ogni singolo giro come ai tempi migliori.
“Durante l’estate avevamo mollato, ora tutti hanno di nuovo fame”, ha ammesso Marko. E i numeri lo confermano: in appena quattro gare, il distacco dal leader del campionato è sceso da 104 a 40 punti, con la possibilità concreta di riaprire la lotta iridata.

Nella gara di Austin, Marko ha raccontato anche il dietro le quinte delle scelte strategiche: “Inizialmente non era previsto l’utilizzo della gomma morbida, nemmeno della dura. Ma le scarse prestazioni di alcune vetture su quella mescola ci hanno spinto a cambiare. Leclerc ci ha reso le cose più facili, ma avevamo la velocità per tenere Lando dietro”. È un dettaglio tecnico rivelatore: Red Bull ha ritrovato la fiducia per decidere in autonomia, adattando la strategia in corsa invece di subirla.
La transizione da Christian Horner a Mekies non è solo una questione di leadership, ma di filosofia tecnica. Dove Horner incarnava il carisma e la gestione “emotiva” del gruppo, Mekies ha riportato rigore metodologico e capacità di analisi. In un contesto dove la competitività si gioca su margini minimi, questa combinazione di calma e precisione sta pagando.
Certo, Marko resta cauto: “Parlare di ‘distanza d’attacco’ con 40 punti di svantaggio è un po’ esagerato. Ma ci sono cinque gare, due Sprint. Se manteniamo questo livello, le cose possono tornare eccitanti”. La prudenza è d’obbligo, ma anche la fiducia è tornata a scorrere nei corridoi di Milton Keynes.

La Formula 1 ha visto spesso cicli che sembravano infiniti spegnersi per inerzia. Quello della Red Bull, invece, ha scelto la via del rinnovamento consapevole, con Mekies architetto silenzioso e Verstappen come portabandiera della rinascita.
E se davvero a Città del Messico dovesse piovere, come accenna Marko, l’olandese potrebbe diventare il catalizzatore perfetto per completare una rimonta che solo due mesi fa sembrava impossibile. Red Bull è tornata, non più con la spavalderia del dominio, ma con la consapevolezza di chi ha toccato il fondo e ne è risalito grazie a metodo, intelligenza e fame.
Crediti foto: Oracle Red Bull Racing, Scuderia Ferrari HP
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Faccio fatica a condividere. Può anche darsi che non sia un “co.glio.ne” visto che si trova lì, ma era già tutto già fatto. C’era solo da riavviare il motore dopo la tempesta perfetta. Poi con Max parti sempre in vantaggio.