All’Hungaroring, Max Verstappen, almeno finora, ha vissuto uno dei fine settimana più complicati della sua stagione. Il quattro volte campione del mondo ha faticato per tutto l’arco del weekend senza riuscire a trovare una spiegazione tecnica chiara per il brusco calo di prestazioni della sua Red Bull.
A Budapest, nulla ha funzionato. L’ala nuova è stata accantonata dopo i primi due turni di libere, gli assetti testati dopo il lavoro al simulatore tra il venerdì e il sabato non hanno rimesso in asse la RB21. Ne emerge una generale confusione e soprattutto l’inedita incapacità di capire come sciogliere il nodo gordiano. Mentre Aston Martin vola, Red Bull implode. E forse è ormai chiaro che c’è un soggetto che manca a qualcuno e che invece sta portando qualcosa agli inglesi: Adrian Newey.

Red Bull RB21: prestazione anonima e fuori dal ritmo
L’ottavo posto ottenuto in qualifica ha confermato un trend negativo emerso fin dai primi minuti delle prove libere. Verstappen non è mai stato della partita: troppo lontano dalle McLaren, incapace di tenere il passo della Ferrari di Charles Leclerc – autore di una clamorosa pole position (leggi l’analisi) – ma anche sorprendentemente vulnerabile nei confronti delle Aston Martin e della Sauber motorizzata Ferrari guidata da Gabriel Bortoleto. Una performance che ha lasciato perplesso lo stesso pilota olandese.
“Abbiamo provato tantissime modifiche, cercando di dare un senso al comportamento della vettura”, ha dichiarato ai microfoni di F1TV. “Ma nessun cambiamento ha migliorato l’equilibrio. È come se avessimo girato a vuoto per due giorni”.
Nessun grip, nessun riferimento
Il problema principale, secondo Verstappen, è stata la totale assenza di grip, sia all’anteriore che al posteriore. Una condizione che ha reso impossibile ottenere feedback significativi dagli assetti provati durante le varie sessioni. Nonostante le regolazioni sull’aerodinamica, la risposta della vettura è rimasta invariabilmente deludente.
“Non c’è stato nulla che ci abbia indicato una direzione concreta da seguire. Di solito, quando si agisce su certi parametri, si avvertono almeno degli effetti collaterali, positivi o negativi. Qui, invece, tutto è rimasto piatto”, ha spiegato l’olandese.
Red Bull RB21: un enigma ancora irrisolto
Il pilota della Red Bull ha definito il weekend “un mistero tecnico”. Nessuno all’interno del team è riuscito a individuare la causa di un deficit così marcato rispetto alla concorrenza. Le simulazioni non hanno aiutato, e nemmeno l’analisi dei dati ha portato a una svolta.
“Se avessimo capito dove intervenire, avremmo già risolto il problema”, ha ammesso con onestà. “Ma è come se questa pista avesse messo in luce ogni punto debole della nostra macchina, senza lasciarci strumenti per reagire”.
In un contesto così complicato, la qualificazione al Q3 è stata vista quasi come un piccolo successo. E ciò dà la cifra di quella che è la crisi tecnica che sconquassa il team. L’accesso alla terza parte del turno non rispecchia le ambizioni del team di Milton Keynes, ma bisogna fare di necessità virtù. Un risultato che diventa buono solo perché per gran parte delle prove Verstappen è rimasto costantemente fuori dalla top ten.
“Guardando com’era andata finora, essere riusciti a entrare in Q3 è già qualcosa. La macchina era ingestibile: né grip all’anteriore, né grip al posteriore. In qualifica è stato lo stesso”, ha spiegato. La Red Bull, almeno per il momento, non ha una risposta concreta alla crisi tecnica che ha colpito la vettura creata sotto la direzione di Pierre Waché che sta facendo pesantemente rimpiangere Adrian Newey.
Red Bull: nessun piano B il Gp d’Ungheria
In vista della gara (seguila con il servizio F1 Live Timing), Verstappen non si illude: sa che il podio è fuori portata e che dovrà piuttosto pensare a gestire la propria posizione nei confronti dei rivali diretti nella pancia del gruppo.
“Non mi aspettavo che questo fosse uno dei nostri circuiti migliori, ma nemmeno una disfatta di questo tipo. Adesso non si lotta più per il titolo: bisogna semplicemente cercare di portare a casa weekend decenti, quando possibile”, ha detto con un tono rassegnato. Un leone che per ora è stanco di combattere.
“Davanti ci sono macchine con cui potrei battagliare, ma non sarà facile. E poi c’è Lewis, che partirà dietro ma ha le carte in regola per risalire. Dovremo vedere come evolverà la situazione”, ha aggiunto l’olandese, lasciando intendere che anche la strategia potrebbe essere difficile da definire con così poche certezze sulle performance.
In attesa di capire come venirne fuori, McLaren non perde tempo. I papaya hanno intatte possibilità di lottare per la vittoria forti di una vettura, la MCL39, che sul passo gara sa alzare la voce. La matematica non condanna Max, ma il momento di cedere lo scettro iridato si avvicina sempre di più.
Crediti foto: Oracle Red Bull Racing, Aston Martin
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