Dopo due anni di dominio incontrastato, la Red Bull ha conosciuto una stagione in chiaroscuro. Luci per la vittoria del titolo grazie a un Max Verstappen sontuoso, capace di esaltarsi nelle difficoltà; ombre per un progetto tecnico che, partito come una fionda, si è smarrito per strada senza riuscire a introdurre quelle novità che altrove, leggasi McLaren, hanno fatto la differenza.
La RB20 ha perso lo scettro di regina del reame e lo ha fatto non solo in favore della MCL38, che alla fine ha portato a Woking un mondiale che mancava da “un’era geologica”, ma ha anche abdicato alla Ferrari, che ha scippato la seconda piazza nelle classifiche a squadre. I motivi di questo arretramento prestazionale evidente li abbiamo provati a spiegare in questo focus: leggi qui.
Archiviato un 2024 al di sotto delle attese, quindi, gli uomini di Milton Keynes stanno lavorando a fari spenti, evitando quei proclami che l’anno scorso, di questi tempi, vedevano un Helmut Marko essere parecchio loquace – e spaccone – nel parlare di un’annata in cui confermarsi era quasi una formalità. I fatti hanno raccontato tutt’altro. Che nemesi!
Ma a che punto è la Red Bull RB21, l’auto che sarà affidata al quattro volte campione e al novello Liam Lawson, da poco promosso nel team principale del gruppo austriaco? Prova a rispondere, senza offrire ovviamente dettagli specifici, proprio Marko.

Marko: “La Red Bull RB21 è pronta e in via di produzione”
“Direi che il concetto di base è pronto“, ha detto Marko a Sport1.de. “L’auto è di fatto finita e ora sta entrando nella produzione finale. A quel punto si vede quanto peso si può risparmiare. Il compito degli ingegneri era quello di costruire un’auto che abbia una finestra di lavoro più ampia. Una vettura che non è così criticamente al limite da essere difficile per i piloti da controllare. Ciò significa una migliore prevedibilità e, se possibile, come ha dimostrato la McLaren, che queste prestazioni siano fornite su tutti i circuiti, non solo su piste specifiche“.
Un punto di debolezza del modello 2024 è stata la scarsa capacità di adattarsi ai tracciati con cordoli molto sollevati. Marko assicura che gli ingegneri si sono concentrati su quest’aspetto: “Uno dei nostri grandi punti deboli era non essere in grado di guidare completamente sui cordoli. C’è stata quella dichiarazione di Max che affermava che la macchina saltava come un canguro… Su certe piste ci è costato molto tempo. Quindi pensiamo che queste debolezze siano state risolte, ma lo vedremo davvero solo durante i test in Bahrain“.

Filtra un certo ottimismo dalle parole del dirigente di Graz, ma attenzione a prenderle per oro colato. Anche se la vettura sta nascendo bene, c’è il precedente dell’anno scorso a tenere bassa l’asticella delle aspettative. Ancora, bisogna capire quanto gli avversari riescano ulteriormente a progredire da una stagione all’altra.
Nell’ultimo anno in cui vigerà il quadro normativo entrato in vigore nel 2022, è difficile immaginare che un team possa sfornare una monoposto pienamente dominante. L’obiettivo di Red Bull è quello di affidare alle sapienti mani di Verstappen una vettura neutra e veloce; al resto penserà il cannibale di Hasselt. Si spera.
Crediti foto: Oracle Red Bull Racing
Illustrazione copertina: Chiara Avanzo per Formulacritica